Allattamento materno e emergenze: Gaza e gli altri
Emergenze umanitarie e allattamento. Perché non è sempre ideale mandare latte artificiale. Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno.

Emergenze umanitarie e allattamento. Perché non è sempre ideale mandare latte artificiale. Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno.

In questi giorni si sta parlando molto della fame che comincia a imperversare a Gaza e negli ultimi mesi ho già ricevuto varie richieste di donazioni per comprare latte per i neonati. La mia risposta, in questi casi, è stata di rispondere che no, non voglio donare soldi per acquistare latte artificiale per i neonati di Gaza. Vi spiego perché proprio pochi giorni dopo la World breastfeeding week e in attesa della settimana dell’allattamento materno che si celebra in Italia tra il primo e il sette ottobre di ogni anno.
Durante un’emergenza umanitaria quasi sempre una delle prime richieste è quella di latte artificiale per i poveri bambini che stanno subendo la guerra, la carestia, eventi climatici estremi. Veniamo inondati di richieste di aiuto, non sempre autentiche purtroppo, e molte di queste, anche da parte di organismi autorevoli e pieni di buone intenzioni, riguardano i bambini, perché sono più fragili, perché sapere che un bambino rischia la vita o muore di fame fa leva sul nostro senso di pietà molto più della stessa situazione vissuta da un adulto.
Sembra assolutamente giusto ed etico offrire denaro per acquistare un bene di prima necessità come il latte per i bambini più piccoli, oppure organizzarsi per acquistarlo e inviarlo in forma di aiuti, invece è profondamente sbagliato e pericoloso e ora vi spiego perché.
Distribuire a pioggia latte artificiale (detto anche formula), nei posti dove è in corso un’emergenza umanitaria, in un contesto in cui le donne che allattano sono probabilmente malnutrite, spaventate e traumatizzate, se non defunte, crea un circolo vizioso perché si è tentati di sostituire con la formula il latte materno, il che porta il focus sui neonati piuttosto che sulle loro madri. Nel preoccuparsi e prendersi cura dei neonati e dei bambini più piccoli non vi è nulla di sbagliato ovviamente ma la cruda verità è che se non sosteniamo le loro madri, in tutto, ma soprattutto nell’allattamento, i bambini resteranno comunque in pericolo.
Citando l’Istituto Superiore di Sanità possiamo serenamente affermare che: “L’alimentazione con la formula è molto rischiosa nelle emergenze”. Infatti la formula è un alimento di bassa qualità se paragonato al latte materno, un povero sostituto che svolge bene il suo compito qualora realmente manchi latte umano ma non si avvicina nemmeno lontanamente alle caratteristiche di quel “tessuto vivo” che è il latte materno.
Inoltre per ricostituirlo o anche solo conservarlo sono necessarie condizioni igieniche che in contesti emergenziali sono praticamente impossibili, esponendo così i neonati a un rischio importante di gravi infezioni, e di malnutrizione successiva. Alla fine dell’emergenza poi, quando le forniture di formula non saranno più “di moda”, o possibili, le madri si troveranno a dover nutrire i loro piccoli senza poter produrre quantità di latte sufficiente e spesso dovendo acquistare la formula a prezzi inavvicinabili, con la conseguenza di cercare di farlo durare di più sotto dosandolo, con le conseguenze che potete ben immaginare.

Ha molto più senso fare ogni sforzo per nutrire e proteggere le madri che a loro volta potranno nutrire e proteggere i loro piccoli. Ha molto più senso reclamare a gran voce aiuti e risorse per le madri perché sono loro la migliore protezione possibile per i loro bambini e per quelli delle altre donne. Oltretutto i costi di kit di alimentazione per le madri sarebbero minori. Quando una madre è veramente impossibilitata ad allattare, o se addirittura non c’è più, la prima strategia per il piccolo è, come scrive sempre l’ISS: “l’allattamento da parte di balie o la rilattazione”, cioè ricreare le possibilità di far nuovamente produrre latte dalla stessa madre del piccolo, o attraverso il gesto altruistico di un’altra donna. Il latte materno infatti si produce attraverso la stimolazione ormonale data dalla suzione ed è possibile creare questa produzione anche usando un tiralatte, soprattutto in chi ha già allattato.
Solo quando l’uso di latte umano donato non è fattibile e le altre opzioni di nutrire il bambino sempre con latte umano falliscono allora è giustificato l’uso di formula, con tutti i rischi che comporta. Comunque, sempre citando l’ISS: “A beneficio delle madri, dei neonati, delle neonate e delle bambine e dei bambini piccoli possono essere donati: altri alimenti nutrienti, per esempio, alimenti di origine animale come pesce o carne in scatola. Altri prodotti, ad esempio vestiti, articoli da toilette per bambini, coperte per bambini, acqua, pannolini. Fondi per sostenere i programmi di alimentazione infantile”.
Spero di avervi dato qui informazioni utili a fare scelte ponderate in tema di donazioni umanitarie e vi invito anche a leggere il Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno sette pagine importanti che danno fastidio alle lobby del latte artificiale e che alcuni paesi cosiddetti “civili” si sono rifiutati di sottoscrivere. E a guardare almeno il trailer del docufilm Tigers che nel 2015 denunciò, basandosi su una storia vera, le strategie spregiudicate di commercializzazione di formula per lattanti.
