Anatomia della contemplazione è la nuova personale di Laura Villani
Un invito alla verticalità come direzione da dare alla vita. Fino al 10 Gennaio alla Galleria Biffi Arte di Piacenza Laura Villani con "Anatomia della contemplazione"

Un invito alla verticalità come direzione da dare alla vita. Fino al 10 Gennaio alla Galleria Biffi Arte di Piacenza Laura Villani con "Anatomia della contemplazione"

Laura Villani fino al 10 Gennaio 2026 è alla Galleria Biffi Arte di Piacenza con una personale dal titolo Anatomia della contemplazione, a cura di Chiara Cardini. In esposizione una nuova serie di opere, a tecnica mista su carta di cotone, per un’analisi delicata con cui prosegue la propria ricerca pittorica e invita all’introspezione.

Di fronte ai lavori di Laura Villani la prima sensazione porta il pensiero a una percezione degli spazi come fossero abitati dal silenzio. Una condizione, l’essere “in assenza di suono”, non solo realmente impossibile ma soprattutto difficile da immaginare come possibile per un’artista un tempo musicista. Perché allora ci pervade la convinzione di osservare luoghi senza suoni, come fossero insonorizzati, fiabeschi, surreali, magicamente intrecciati alla fascinazione di un apparente reale, fatto dalle diverse consistenze e sostanze? Da segno e colore le forme sembrano emergere con soluzioni di luci e ombre nella consapevolezza di una meditata comprensione dei corpi nella luce, attraverso la propria condizione di percezione “ritmata” nelle distanze. Il silenzio nell’opera c’è ed esiste come espressione di un mondo interiore che tace, rendendola involontariamente prezioso contenitore di una moltitudine di sonorità.

Nel distanziarsi algido dei “protagonisti” delle scene, Laura Villani dimostra quanto il silenzio possa non essere per tutti, perché in molti quando la propria realtà tace si sentono a disagio. Le immagini interrogano e invitano ad instaurare con se stessi un dialogo mettendosi a confronto con l’interiorità: luogo dove sperimentare la trasformazione della solitudine in contemplazione. In molti credono si possa vivere meglio silenziando il dolore, ma è solo accogliendolo, ascoltandolo, e non temendo di frequentarlo, che si potrà ristabilire un equilibrio. Saper ascoltare ossia possedere la rara capacità di sapersi mettere in ascolto, è l’energia che stimola l’espressività dell’artista. La avvertiamo nella costruzione di forme per assimilazione e appropriazione del dato visibile, modellate e disposte per abolire distanze mentali.

La scelta dimensionale degli elementi rappresentati, naturali o creati da mano umana, e la perdita della funzione struttiva ordinaria delle architetture produce corporeità che favoriscano una crescita interiore. I salti di scala dimostrano stati di quiete apparente in cui ogni elemento è in azione in una realtà priva di frammentazione; è negli spazi vuoti, sulle superfici “non abitate” che diveniamo consapevoli di poter raggiungere in quelle “pause” i momenti più profondi del pensiero. Laura Villani ci coinvolge in viaggi di un’interrogazione continua, dove luminosità, distanze, misure scandite, segno e colore rendano partecipi di un tempo di evidenze reali, composto da un’attenta lavorazione del visibile: dal passato, dal presente, dall’immaginazione. Rovine, oggetti, natura, assumono il ruolo di verbo con la funzione di specificare meglio quello che accade durante l’estrazione dopo lo scavo lento e in solitudine: da sé stessa e dalla bellezza infinita del mondo.

I pastelli su carta di cotone, preparata ad acrilico, presentano una ricerca accurata di inesauribili stimoli dal grande potere umano. L’arte fa paura a chi ha smarrito l’etica della responsabilità comune, perché svela la verità e la coscienza dell’uomo. Lontano dall’arte sia essa pittura, scultura, letteratura, poesia: in una parola Cultura, saremo destinati a condividere lo spazio vitale con persone non educate a vivere con creatività.

Nel 1818 John Keats pubblicò Endimione, scritto nel 1817 e dedicato al poeta suicida Thomas Chatterton. Nel primo verso del poema l’autore esprime quanto il bello sia eterno e sia in grado di offrire gioia:
«Una cosa bella è una gioia per sempre: cresce di grazia; mai passerà nel nulla; ma sempre terrà una silente pergola per noi, e un sonno pieno di dolci sogni, e salute, e quieto fiato. Perciò, ogni mattino, intrecciamo una catena di fiori per legarci alla terra, malgrado lo sconforto, il disumano vuoto d’animi nobili, i giorni tristi, le perniciose e ottenebrate vie della nostra ricerca: si, malgrado tutto, una forma bella il drappo toglie allo spirito triste. Così sole, luna, alberi antichi, e nuovi, germoglianti felicità d’ombre per l’umile gregge; e narcisi col verde mondo in cui abitano; e chiari ruscelli che cercano un fresco tetto contro la torrida stagione; il cespuglio nel bosco, colla spruzzata di boccioli della bella rosa muscata: e così anche la magnificenza del destino che immaginiamo per i morti illustri; tutti i racconti belli uditi o letti – una fonte infinita di bevanda immortale, cola per noi dall’orlo del cielo.
Né queste essenze sentiamo solo per brev’ora; no, come anche gli alberi che sussurrano attorno al tempio presto diventano cari quanto il tempio stesso, così fa la luna, la poesia passione, le glorie immense, ossessioni per noi finché non siano lietificante luce all’anima nostra, e a noi si legano sì forte, che, sia splendore, o tenebra tetra, sempre con noi dimorano, o moriamo.» (Estratto da Endimione)

L’arte è stimolo all’immaginazione, e molte cose può la mente mentre immagina contemplando un’opera dipinta, nella sua compiutezza o un suo brandello, o una scolpita, intera o parte di essa amputata dal tempo. La riflessione diviene più intensa quando lo sguardo si posa sul frammento, sul pezzo di tela, tavola o pietra che comunque ne contenga il cuore. La differenza è nella mancanza: l’assenza accresce il desiderio di presenza, e nella parte assente dell’opera diviene forte il potere del pensiero: nel tempo tra una nota e l’altra, nello spazio tra una cosa e l’altra, nel vuoto di una scultura di cui resta solo un arto.

Rainer Maria Rilke (René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke, Praga, Repubblica Ceca, 4 Dicembre 1875 – Les Planches, Svizzera, 29 Dicembre 1926) ispirato dal frammento di marmo visto al Museo del Louvre: il Torso di Mileto (- 480/ – 470 a. C.) pubblicò nel 1918 la poesia intitolata Torso arcaico di Apollo.
Torso arcaico di Apollo
Non conoscemmo il suo capo inaudito,
e le iridi che vi maturavano. Ma il torso
tuttavia arde come un candelabro
dove il suo sguardo, solo indietro volto,
resta e splende. Altrimenti non potrebbe abbagliarti
la curva del suo petto e lungo il volgere
lieve dei lombi scorrere un sorriso
fino a quel centro dove l’uomo genera.
E questa pietra sfigurata e tozza
vedresti sotto il diafano architrave delle spalle,
e non scintillerebbe come pelle di belva,
e non eromperebbe da ogni orlo come un astro:
perché là non c’è punto che non veda
te, la tua vita. Tu devi cambiarla

Il 2 Dicembre 1900 R. M. Rilke scrisse a Parigi nel suo diario:
«Ci sono sculture che portano in sé, che hanno inalato e irradiano l’ambiente in cui sono state concepite o la regione da cui sono sorte. Lo spazio in cui si trova una statua è il suo paese straniero, il suo ambiente che porta in sé, e il suo occhio e l’espressione del suo volto si riferiscono a questo ambiente nascosto e ripiegato nella sua forma. Ci sono figure che emanano angustia, affollamento, interni stretti, e altre che senza dubbio sono state concepite e immaginate in panorami aperti, in una pianura, davanti al cielo. Se viste bene, queste opere recano sempre questo regno di “appartenenza” intorno a loro, questa patria interiore – non lo spazio casuale in cui sono state collocate, né la parete vuota contro cui si stagliano.» Rainer Maria Rilke, Diario di Parigi (1902), A cura di Andreina Lavagetto, Bagno a Ripoli (FI), Le Occasioni, Passigli Editore 2025.

In Anatomia della contemplazione Laura Villani con Sempre nuovo è il giorno e Il teatro del tempo, porta sulla scena i resti della mano destra e del piede destro dell’enorme statua dedicata all’imperatore romano Flavio Valerio Aurelio Costantino, Costantino il Grande e Costantino I (Naissus, Serbia, 27 Febbraio 274 – Nicomedia, Turchia, 22 Maggio 337). Egli fu una delle figure più importanti dell’Impero romano, da lui ampiamente riformato, nel quale permise e favorì la diffusione del cristianesimo. Inoltre con l’Editto di Milano (Editto di Costantino e Licinio, Editto o Rescritto di tolleranza) uno dei suoi più significativi interventi, sottoscrisse il 13 Marzo 313 l’accordo alla libertà religiosa. In Respiro della notte il braccio destro è quello del David di Michelangelo Buonarroti (Caprese, Arezzo, Toscana, Italia, 6 Marzo 1475 – Roma, Lazio, Italia, 18 Febbraio 1574) realizzato in marmo tra il 1501/1504 e conservato alla Galleria dell’Accademia di Firenze.

La rappresentazione degli arti mozzati appartenenti a corpi anticamente scolpiti nel marmo, è espressa nella pura tensione della breve forma disegnata. Irradiano luce e comunicano dalla superficie dell’amputazione, perché è quello il punto da cui ripartire per ricostruire la verticalità dei corpi. La crudezza delle immagini induce a riflessioni sulle ferite da guarire, dato che ogni esistenza subisce perdite imponendo la necessità di una continua trasformazione per riadattarsi alla nuova situazione. Il riferimento alla bellezza e alla muta perfezione delle forme scolpite, edificate, create o offerte dalla natura, è credere nell’importanza di mantenere in vita il rigore come fondamento di ogni disciplina. Ogni lavoro dev’essere diretto verso l’alto, nel senso di un’esistenza che non deve dipendere dalla frequentazione di riti sociali massificati. Tutte le forme che abitano le opere di Laura Villani sono indirizzate al recupero di un senso del vivere andato perduto. Assistiamo ormai da tempo ad un continuo capovolgimento della qualità a favore della quantità, e alla perdita del silenzio sovrastato dal rumore assordante. L’artista crea luoghi di meditazione e contemplazione, dall’aspetto non ordinario ma costituito da nuova armonia di esperienze attraversate ed espresse con una precisa disposizione dell’anima.

Osservando questi piccoli “deserti”, poiché privi di vite umane, il pensiero è andato anche al primo abate ed eremita egiziano Antonio (Qumans, Egitto, Africa, 12 Gennaio 251 – Deserto della Tebaide, 17 Gennaio 356). Il suo desiderio di allontanarsi per vivere in preghiera, povertà e castità, e seguire la vita solitaria come altri anacoreti che vivevano nei deserti attorno alla sua città, lo portò successivamente a contribuire all’espansione dell’anacoretismo. Nel 311 Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati da Gaio Galerio Valerio Massimino (Illiria, 285 – Tarso, Turchia, Agosto, 313) imperatore romano e ultimo Faraone non cristiano. Pur non subendo persecuzioni personali fu il suo amico Atanasio che scrisse una lettera a Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Visse gli ultimi anni nel deserto della Tebaide, la regione dell’antico Egitto con capitale Tebe.

Per Antonio il deserto fu il mezzo per entrare nella propria anima, esplorarla e comprendere che deserta è la vita in assenza di umanità. Laura Villani presenta impianti compositivi in totale assenza della figura umana, ma che ad essa si riferiscono come luoghi dell’anima dove ascoltare la ragione della coscienza, esplorare il perché delle cose, confondersi con i sogni, con i fantasmi e i misteri della natura, e con cui attraversare la realtà in lirico abbandono.

Laura Villani fotografata da Carlo Dulla
Laura Villani nasce a Pavia, dove vive e lavora. Dopo gli studi al Liceo Artistico e al Conservatorio di Musica si dedica all’attività concertistica, fino a quando l’incisione originale diventa il centro della sua ricerca. Si forma ai Corsi Internazionali di Calcografia dell’Accademia di Urbino e alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia con Riccardo Licata. Negli ultimi anni concentra il suo lavoro sulla pratica pittorica e sul disegno, che costituiscono il cuore pulsante della sua ricerca. Il suo percorso artistico si sviluppa come un attraversamento del tempo, in cui pittura e disegno diventano strumenti di indagine interiore ed evocazione simbolica. La sua opera si colloca in un dialogo costante tra memoria e contemporaneità, stratificando immagini e visioni che aprono lo sguardo a una percezione dilatata e sospesa.
Laura Villani
Anatomia della contemplazione
a cura di Chiara Cardini – Galleria Biffi Arte
via Chiapponi, 39 – Piacenza
Giorni e orari di apertura
Da Martedì al Sabato
Mattino: 10:30 – 12:30 Pomeriggio: 15:30 – 19:30
Domenica – Lunedì: chiuso.
Informazioni
Email:galleria@biffiarte.it
Tel.: +39 0523 324902
La pubblicazione delle immagini fotografiche di questo articolo scritto per la testata giornalistica digitale ReWriters, è stata autorizzata da Laura Villani.
