Ho incontrato gli Arcade Boyz, YouTuber da 550.000 follower, appena premiati pure dal pubblico in un sondaggio di Esse Magazine, un riferimento per chi ama l’hip hop e quindi per il 90% circa dei teen ager italiani.

Fada e Barlow (ovvero gli Arcade), lo leggerete, dicono di avere la sindrome del fratello maggiore. Vorrebbero passare un po’ della loro esperienza di vita e di musica ai più giovani… ma in realtà l’anagrafe non mente. Nonostante i tatuaggi e una capacità strabiliante di comunicare coi ragazzi, loro ragazzi non lo sono più da tempo.

Riferimento sul web

Sono uomini e come tutti o quasi hanno fatto errori. Siccome da tempo sono un riferimento sul web, dei loro loro sbagli si parla ancora e probabilmente è giusto così. Loro lo sanno e stanno ancora pagando… ma senza prendersi troppo sul serio. Un po’ perché essere controversi deve essere divertente. Un po’ perché gli errori fatti tanto non li ripeteranno, ma per loro i Fallitones sono a volte dei vincenti. E non sempre i dischi che fanno i numeri, vedi il primo album di Anna, sono peggio dei rapper ‘di nicchia‘. Anzi. Ci ragionano sulle cose, sti ragazzacci.

E poi, i video con le loro reaction sui nuovi dischi piacciono molto a diversi giornalisti seri che scrivono poi con altre parole proprio quel che dicono loro due, quei matti degli Arcade Boyz. Visto che pure io sono giornalista (neo pubblicista 52enne ed ufficio stampa dal 1996, per la precisione), so che si fa così. Anche se si dovrebbe citare la fonte… Purtroppo non viviamo in un mondo di gente che ha voglia di scrivere e pensare davvero.

Per questo vogliamo Ri-Scriverlo su ReWriters, senza perderci d’animo e pure senza prenderci troppo sul serio.

Tornando agli Arcade, prima di farvi leggere i loro pensieri, che sono tanti e spesso profondi, vi dico che negli anni nel loro show ha ospitato artisti come Madame, ETT, Jeremy Denver quando non li conosceva nessuno e pure un certo Fedez. Spesso sponsorizzati da energy drink, brand di tecnologia e capaci di lanciare nuovi artisti, fanno più di loro da soli per la scena musicale e per il benessere mentale di tutti i teen ager italiani che quasi tutti coloro che sarebbero (ben) pagati per farlo come professionisti.

Quest’ultima, sia chiaro, è un’iperbole, anche se tende dalla parte dell’opinione di chi scrive. Non è l’idea che gli Arcade hanno di se stessi. Sono matti, mica megalomani. E ora via, leggeri con un pezzo di Geolier…

Arcade, l’intervista

A vedervi su YouTube, così scanzonati e ironici, si può restare sorpresi a sapere che vi interessiate anche dei problemi dei più giovani. E invece lo fate davvero… Oppure è tutta una ‘scena’ per avere più like e più stream?
Fada: se da piccolo avessi avuto qualcuno interessato alle cose che amavo, qualcuno che mi parlasse da fratello maggiore, con un linguaggio simile al mio, avrei evitato tanti errori. Probabilmente, se ci fosse stato quel qualcuno, tanti dei miei amici sarebbero ancora vivi. Non posso riportare in vita nessuno e non posso nemmeno salvarmi tornando nel passato, posso solo aiutare chi ha bisogno di una parola di conforto. Certo, i video più impegnati sono quelli che hanno meno numeri e meno messaggi, ma i pochi che ci sono mi fanno stare bene.

Barlow: ci occupiamo di questi temi fin dall’inizio. Facciamo incontri nelle scuole e nelle università… siamo politicamente scorretti, certo, ma moralmente integri! E avendo la ‘sindrome del fratello maggiore’, cerchiamo di esserlo per i ragazzi che ci seguono. Senza essere bacchettoni o censori. Lo humor è da sempre il nostro linguaggio.

La scena hip hop, quella che raccontate di più, sembra essere la più vitale nell’underground italiano… ma esiste ancora l’underground? E l’unico obiettivo del 99% degli artisti, oggi, non è quello di arrivare al n.1, non quello di fare bella musica e campare divertendosi facendola?
Fada: l’underground esiste ed esisterà sempre, per fortuna. Oggi è molto più simile nei vari generi musicali: punk, metal, hip-hop, EDM. Sono musiche che interessano oggi ad minoranza di ragazzi. Ma ci sono e basta chiedere in giro per trovare live di qualsiasi genere e livello. Si diventare un punto di riferimento partendo dal basso. Internet ha dato a noi la possibilità di farlo e ai ragazzi di esprimersi suonando.

Barlow: l’underground è più vivo che mai. Se però pretendete di trovarlo sui grandi magazine o che ne parli il mainstrem, state sbagliando voi a cercare… L’obiettivo degli artisti è davvero vivere della loro arte ed è raro che si arrivi al grande pubblico senza meriti.

Quali sono gli artisti che meglio raccontano con le loro canzoni la vita dei ragazzi italiani?
Fada: quasi tutta la nuova generazione di artisti è uno spaccato di vita reale delle province e dei sentimenti. Tra tanti spiccano Tony Boy, ThaSup, Nayt e Geolier.

Barlow: il rap è un linguaggio illimitato. C’è chi racconta i problemi di periferia di un ragazzo immigrato di seconda generazione, c’è chi rappa le sue paranoie da Otaku, chi invece l’oppressione di essere una donna in un mondo di maschi. C’è spazio per tutti. A patto però di essere bravi.

Come mai avete deciso di ospitare psicologi da settembre ’24 nel vostro podcast “Rifiuto Radicale”?
Fada: in Italia i problemi di salute mentale, oltre ad essere sottovalutati, vengono ridotti a “malattia da ricchi”. Con questo giochetto siamo cresciuti in ambienti tossici e privi di empatia. Nel nostro piccolo, abbiamo sempre cercato di sensibilizzare e indirizzare i nostri spettatori a una “educazione ai sentimenti”. È giunto il momento di portare questa missione a un livello successivo.

Barlow: non è la prima volta che teniamo dei dibattiti affiancati da psicologi e sessuologi. Come dicevo, a salute dei ragazzi ci sta a cuore. Ci piacerebbe che impaperassero qualcosa, anche e soprattutto dai nostri errori…

Secondo voi, come si evolverà la scena hip hop italiana?
Fada: diventerà, spero, sempre più libera e meno controllabile, tornando finalmente così alle origini! Quando le major non faranno più soldi uccidendo il lato artistico dei giovani e sfruttando la loro incoscienza per poterne avere più profitto, sarà tutto più bello.

Barlow: sono d’accordo. E non dimentichiamo l’underground, che a differenza di ciò che credono in molti è più vivo che mai.

Come è cambiato nel tempo il modo in cui create i vostri video?
Fada: sto più attento al linguaggio e a come il pubblico possa recepire i messaggi. Non per autocensura, ma per avere una maggiore diffusione dei concetti che cerchiamo di esprimere. Voglio che arrivino al sessantenne come al quattordicenne. Voglio che siano chiari! Si può non essere d’accordo, ma spero sempre di poter dare un punto di vista diverso e far riflettere.

Barlow: Fada ha prima di tutto incrementato la qualità tecnica dei video. Dal punto di vista del linguaggio, poi, siamo molto più consapevoli, pur restando fuori dal coro. Parliamo la lingua dei ragazzi, non quella dei bacchettoni / perbenisti.

Come vedete ragazze e ragazzi oggi? Almeno voi, li vedete da vicino. A volte, più dei loro genitori.
Fada: li vedo giovani, belli, forti e svegli più di qualsiasi altra generazione. Hanno voglia di combattere e di imparare, ma non esiste una guida né una scuola. Sono loro che salveranno il mondo dagli idioti che sono diventati quelli delle generazioni precedenti a loro.

Barlow: dipende dove posi gli occhi. Il ceto sociale gioca sempre il suo, ma devo dire che quelli che si salvano di più sono quelli che non vengono trascurati dai genitori. E come dico sempre, è la cultura ci salva dall’ignoranza, ovvero dalla fonte dei nostri guai.

I teen ager di oggi a volte mi sembrano davvero fragili. Ma li sento spesso più vicini a me dei miei coetanei 50enni. Non so perché e non so come, anche perché non mi sento certo un ragazzo. Mi sembrano vittime degli stessi pregiudizi che avevano i “grandi” su di me quando avevo la loro età… ma moltiplicati per 10 rispetto ai ‘mitici’ anni ’80, gli anni dell’eroina, quelli in cui sono cresciuto io.
Fada: ti dirò una cosa che un padre di famiglia non dovrebbe dire. Gli adulti da sempre credono che la nuova generazione sia peggio della loro. Chiunque leggerà questa risposta probabilmente storcerà il naso e comincerà a sbraitare pretendendo le nostre teste… Tutto quello che chiedo è invece di pensare a voi stessi alla loro età e di essere sinceri.

Barlow: i teen ager a volte soffrono perché la loro seconda vita sui social è più importante di quella vera nel mondo reale. Allo stesso tempo dobbiamo capire che possono regalarci e insegnarci tanto.

Come si campa facendo gli streamer? Ci si riesce? Quali difficoltà e quali opportunità ci sono?
Fada: non siamo streamer ma ‘content creator’. La differenza è netta anche con gli ‘influencer’. Noi creiamo contenuti e solo se i nostri contenuti piacciono o interessano, abbiamo un guadagno. Il mercato è labile, ma è un normalissimo lavoro a Partita IVA. Per ora, parlando di me stesso, sto piano piano coprendo tutti i debiti che ho lasciato nella mia vita precedente!

Barlow: noi Youtuber non siamo ancora una categoria ben inquadrata. Non abbiamo nessun tipo di tutela lavorativa. Partita IVA, tante tasse e nessuna garanzia. Certo, sempre meglio fare gli YouTuber che fare i rapper scarsi…

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