Kamala Harris, all’anagrafe Kamala Devi Harris, rappresenta ad oggi una delle figure più rivoluzionarie nella storia politica degli Stati Uniti. Nata ad Oakland, in California, Harris è la prima donna americana di origini asiatiche a ricoprire la carica di Vice Presidente, che, in seguito alle elezioni di novembre potrebbe addirittura prendere il posto di Joe Biden e diventare la prima donna Presidente degli Stati Uniti.

Figlia di genitori immigrati – la madre, di origini indiane, era una rinomata oncologa impegnata nella ricerca contro i tumori al seno, mentre il padre, di origini giamaicane, è un noto economista – sin da piccola, Kamala ebbe a che fare con il clima di forte discriminazione che la comunità indiana e la comunità nera erano costrette a subire. Al contempo, la ricca diversità culturale della sua famiglia è stato indubbiamente un elemento fondamentale che ha contribuito a delineare il suo impegno politico.

Kamala Harris, l’autobiografia

Come racconta la stessa Harris nella sua biografia The Truths We Hold: An American Journey, i genitori la coinvolsero sin da subito nelle loro battaglie sociali portandola, quando ancora era sul passeggino, alle marce per la difesa dei diritti civili delle minoranze. 

Durante il primo evento di campagna elettorale che tenne insieme a Joe Biden, Kamala confessò:

Mia madre e mio padre, sono venuti da parti opposte del mondo per arrivare in America: uno dall’India e l’altro dalla Giamaica in cerca di un’istruzione di livello. Ma ciò che li ha uniti è stato il movimento per i diritti civili degli Anni 60. Ed è così che si sono incontrati come studenti per le strade di Oakland, marciando e gridando per questa cosa chiamata giustizia in una lotta che continua ancora oggi. E io ne facevo parte. Mia madre, Shyamala, ha cresciuto me e mia sorella Maya per credere che ogni generazione di americani debba continuare a marciare.”

Dopo aver studiato presso la Howard University di Washington, un’istituto privato storicamente frequentato da studenti di colore, nel 1986 conseguì la laurea di primo livello in Scienze Politiche ed Economia. In seguito, nel 1989, presso l’Hastings College of the Law di San Francisco, ha ottenuto il dottorato Juris Doctor, necessario all’esercizio della professione legale.

La sua carriera ebbe inizio nel 1990, quando divenne vice procuratrice distrettuale nella Contea di Alameda, in California, distinguendosi per il suo approccio rigoroso e compassionevole alla giustizia. Nel 2003 è stata eletta Procuratrice Distrettuale di San Francisco, dove ha implementato programmi innovativi per ridurre la recidiva, ovvero gli anni di pena previsti per coloro che erano già stati condannati in precedenza con sentenza irrevocabile, e  migliorare le relazioni tra la comunità e le forze dell’ordine.

Nel 2010 divenne Procuratrice Generale della California, diventando la prima donna e la prima persona di colore a ricoprire questo incarico. Durante il suo mandato diede grande importanza alla risoluzione di disastri ambientali, come quello che avvenne nel 2007, quando una nave portacontainer urtò il Bay Bridge sversando in mare circa 50 mila galloni di petrolio nella Baia di San Francisco, oppure quello che avvenne nel 2015 in cui vennero dispersi circa 140 mila galloni di greggio sulla costa di Santa Barbara.

In seguito a questi due episodi, Kamala Harris impose risarcimenti multimilionari alle compagnie petrolifere responsabili dei disastri ambientali, avvenuti a causa della grossolana gestione dei materiali pericolosi.

La Vice Presidenza degli Stati Uniti d’America

Nel 2020, Joe Biden la scelse come sua running mate per la corsa alla Casa Bianca. La sua elezione come 49° Vice Presidente ha segnato un momento di svolta nella storia della politica americana. Durante il suo mandato da Vice Presidente, Harris ha assunto un ruolo cruciale nell’amministrazione Biden, affrontando questioni chiave come la gestione della pandemia da COVID-19, le condizioni alla frontiera tra Stati Uniti e Messico, promuovendo al contempo politiche di inclusione e giustizia sociale.

Dopo l’annuncio del ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale, Kamala Harris ha ottenuto l’endorsement dalla maggior parte dei membri del Partito Democratico, tra cui spicca il nome di Barack Obama, già Presidente dal 2009 al 2017.

Kamala Harris riceve l’appoggio da Barack e Michelle Obama

Non potremo essere più orgogliosi di te. Sarà un evento storico. Faremo il possibile affinché tu vinca queste elezioni e arrivi allo Studio Ovale.”

Queste le parole del 44° Presidente e della ex First Lady, Michelle Obama.

Tra i sostenitori della Harris figurano anche molte celebrities americane, come John Legend, Mark Hamill, Robert De Niro, Cardi B, Jamie Lee Curtis e la cantante Charli XCX che sui social ha scritto kamala IS brat, termine che è generalmente utilizzato per indicare un bambino maleducato e fastidioso. Tuttavia, nonostante la controversia nata sui social, la campagna dell’attuale Vice Presidente ha rapidamente guadagnato popolarità tra i giovanissimi, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno virale. Sebbene la parola brat non abbia una connotazione positiva, in questo caso non è stato utilizzato come un’insulto alla Harris, come verrebbe naturale pensare. Si tratta bensì di un richiamo al nuovo album dell’artista, uscito lo scorso 7 giugno, in cui si affrontano temi quali la femminilità, l’insicurezza, la competizione e la maternità, tematiche molto vicine a Kamala Harris. 

Nel giro di poche ore, sul web si sono diffusi migliaia di video in cui si vede Kamala Harris mentre balla, canta e ride sopra le note delle canzoni dell’album della pop star Charli XCX.

Kamala porta tanta speranza e luce, perché si diverte, e non abbiamo visto nulla di simile in politica da un po’.”

Queste le parole di Aly McCormick, 21 anni, studente di comunicazione politica alla George Washington University, che ha realizzato un video che ritrae Harris sullo note della canzone “360” e che oggi conta più di 1,6 milioni di visualizzazioni.

Il ruolo dei social media

Tutto ciò riflette un fenomeno più ampio in cui i social media sono in grado non solo di influenzare l’opinione pubblica, ma soprattutto di plasmare la narrazione delle figure politiche, così come gli esiti delle votazioni. 

In ogni caso, ora l’obiettivo di Kamala Harris è quello di superare Donald Trump, da molti considerato il favorito, soprattutto in seguito al dibattito televisivo che lo vedeva in opposizione a Joe Biden, uscito sconfitto.

Poche ore dopo l’annuncio di partecipare alla corsa per la Casa Bianca, Harris ha raccolto circa 126 milioni di dollari per la sua campagna elettorale. Il suo programma affronta alcune questioni centrali come la bodily autonomy, ovvero la possibilità per donne e ragazze di decidere del proprio corpo e del proprio futuro, senza violenze né coercizioni; il gun control, ovvero la libertà di vivere al sicuro dalla violenza delle armi; la libertà di votare ed infine la possibilità per ogni cittadino di vivere in un ambiente sano.

In merito alla politica estera, venerdì scorso Kamala Harris si è pronunciata riguardo la devastante guerra tra Israele e Palestina, affermando che: 

Ho espresso al primo ministro la mia seria preoccupazione per la portata della sofferenza umana a Gaza, compresa la morte di troppi civili innocenti“.

Kamala Harris incarna indubbiamente un simbolo di cambiamento e progresso decisivo, soprattutto per il periodo storico in cui ci troviamo, dove le disuguaglianze e le discriminazioni sono all’ordine del giorno. 

Come le diceva sua madre: 

Kamala, potresti essere la prima a fare molte cose, assicurati di non essere l’ultima.

Se così sarà, lo scopriremo tra qualche mese.

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