C’è stato un tempo in cui il latino era la lingua dei ricchi, di quelli che avevano studiato, mentre l’italiano era la lingua dei poveri, degli umili, di coloro che non avevano avuto la fortuna di andare a scuola. All’inizio del XIV secolo, in Italia, da una parte c’era il latino e dall’altra una serie di dialetti molto diversi fra loro, che io per comodità chiamerò “lingua italiana”.
Il latino era la lingua della letteratura, l’italiano era la lingua della quotidianità. I libri li scrivevano i ricchi, li leggevano i ricchi, e i ricchi appunto prediligevano il latino. Insomma: per scrivere un’opera in italiano serviva un coraggio enorme. Fino a che tre scrittori hanno deciso di sovvertire i rapporti di forza delle due lingue: Dante, Petrarca e Boccaccio.
Se oggi parliamo italiano, lo dobbiamo soprattutto a loro.