Debito ambientale: i dati drammatici e la salvezza nella nostra Costituzione
Non abbiamo una nuova Terra da cui ripartire. Non si può azzerare il debito ambientale. L'unica salvezza è nel rispetto della Costituzione.
Non abbiamo una nuova Terra da cui ripartire. Non si può azzerare il debito ambientale. L'unica salvezza è nel rispetto della Costituzione.
Il capitale naturale è lo stock mondiale di risorse naturali, che comprende geologia, suolo, aria, acqua, vegetazione e tutti gli organismi viventi. Il capitale naturale fornisce alle persone beni e servizi essenziali per la vita stessa (servizi ecosistemici). Senza il capitale naturale la specie umana non potrebbe nemmeno esistere.
Possiamo dire che il capitale ambientale è un sistema complesso di fattori fisici, chimici e biologici, di elementi viventi e non viventi e di relazioni in cui sono immersi tutti gli organismi che abitano il Pianeta; quindi, oltre al capitale naturale, comprende anche tutto ciò che permette di preservare e conservare la natura e le relazioni ambientali, quel complesso sistema di “cause-effetti” che determina l’equilibrio degli ecosistemi.
Il capitale ambientale, come il capitale naturale, quindi, è un bene comune a tutte le forme di vita, animali e vegetali, presenti sul nostro pianeta, che vivono in ecosistemi il cui equilibrio non dovrebbe essere stravolto dall’azione dell’uomo (antropica).
L’uomo non dovrebbe quindi disporne a suo piacimento ma dovrebbe usarlo nel rispetto delle altre forme di vita e nel rispetto delle future generazioni.
L’azione antropica invece di preservare i nostri capitali, naturale e ambientale, li sta distruggendo progressivamente. I recenti eventi, anche in Italia, lo rendono evidente anche ai più scettici: è difficile continuare a nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi di fronte all’estrema siccità, ai fiumi ridotti a rigagnoli salati, a tragedie come il crollo del ghiacciaio della Marmolada.
Gli scienziati ce lo dicono da decenni: dobbiamo intervenire subito per ridurre l’emissione di gas climalteranti in atmosfera. Inascoltati nonostante le tante promesse dei potenti della terra. Promesse disattese.
La CO2 in atmosfera ha raggiunto il picco più alto da 200.000 anni di storia umana: 421 ppm per il mese di maggio 2022. Nel 2000 erano 373 ppm: una crescita continua, anno dopo anno. Inoltre, nel 2022 l’Earth Overshoot Day mondiale cade il 28 luglio 2022. È il giorno in cui l’umanità avrà consumato tutte le risorse ecologiche che la terra è in grado di rigenerare nell’anno. Il peggior dato di sempre.
Dal protocollo di Kyoto, che stabiliva il primo insieme di azioni condivise per mitigare il clima, abbiamo perso 65 giorni annui di capacità di rigenerazione.
Certo la responsabilità non è solo dell’Italia. Anche se noi, da bravi occidentali, finiamo le risorse rigenerabili del Bel Paese il 15 maggio, prima della media mondiale e molto prima di Paesi come quelli africani che le loro risorse rigenerabili non le finiscono per niente, anzi le cedono, obtorto collo, a noi occidentali. Noi respiriamo, mangiamo e beviamo a sbafo degli altri paesi e delle future generazioni solo per 230 giorni su 365, il 63% del tempo.
Ma l’Italia deve fare la sua parte. Come è stato detto: dopo la tragedia della Marmolada oltre ai soliti messaggi di cordoglio per le vittime ci si aspettava che il Presidente del Consiglio illustrasse le misure immediate prese dall’Italia per contenere il riscaldamento climatico. Per preservare quegli ecosistemi che sono il bene comune che dobbiamo lasciare alle future generazioni per garantire almeno la loro sopravvivenza. Purtroppo, non è stato così.
Stiamo investendo tutto in energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico), in riforestazione, in riduzione dei consumi più impattanti, in cicli virtuosi di risparmio idrico etc. etc.? Niente affatto: stiamo andando a estrarre gas e petrolio in Egitto, in Congo, in Quatar (guarda caso proprio il paese che vive a sbafo ancora più degli stessi Stati Uniti), mandiamo armi per fare le guerre (che sono un’enorme catastrofe umana e ambientale), aumentiamo le spese militari (e non quelle in investimenti nelle energie rinnovabili o nella riparazione dei nostri acquedotti che disperdono il 40% di acqua), riapriamo le centrali a carbone, continuiamo a sovvenzionare con fondi pubblici le fonti fossili, le principali responsabili del cambiamento climatico: in Italia oltre 35 miliardi di euro annui (qui la stima Legambiente 2020).
E addirittura, invece di ridistribuirli a chi è in povertà energetica, lasciamo all’Eni i super-profitti dovuti alla crescita del prezzo del gas e petrolio nel 2022: 1 miliardo in più ogni mese. Senza parlare dei tentativi italiani di allungare la vita delle auto a combustione termica ben oltre il 2035 stabilito dall’Europa.
Super-profitti che sono la dimostrazione plastica che stiamo dilapidando il capitale naturale ed ambientale per trasformarlo in capitale finanziario. A parte l’evidentissima ingiustizia di sottrarre risorse che sono di tutti per i profitti di pochi ci dovremmo porre anche una domanda: quando la crisi ambientale sarà così grave da essere irreversibile cosa ci mangeremo e berremo? I dollari?
Purtroppo, molte componenti della nostra società sono ancora infarcite di una cultura reazionaria, figlia della triste epoca fascista: l’affermazione della nazione, dell’interesse di una ristretta cerchia di individui, a scapito della vita nella sua totalità. L’individualismo, la competizione estrema, l’accumulazione di ricchezza personale sono chiaramente incompatibili con la salvaguardia delle risorse comuni per le future generazioni.
Eppure, almeno in Italia, i nostri potenti, coloro che sono responsabili di scelte delle quali sopra si è presentato solo una breve sintesi, avrebbero un quadro normativo che traccia chiaramente la giusta strada per invertire il processo di riscaldamento climatico: la Costituzione. Che deve essere applicata, non basta dire che è la più bella del Mondo. Ricordiamone solo alcuni passi:
Art. 3, comma 2:
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 9, comma 3:
[La Repubblica] Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Art. 41
L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.
Crediamo si capisca chiaramente come sia necessario, per seguire i dettati della Costituzione italiana, non solo promuovere l’uguaglianza ma anche fare in modo che le risorse siano il più possibile suddivise equamente tra tutti i cittadini, tutelando il loro capitale naturale e sociale senza creare un debito ambientale in capo alle future generazioni. “La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”!
Tante volte ci è capitato di leggere che il debito pubblico dell’Italia è un macigno che pesa sulle future generazioni. Ma sulle future generazioni pesa un macigno ancora più pesante: il debito ambientale che stiamo creando, anno dopo anno, consumando il capitale naturale e ambientale di tutti a favore di pochi.
Un processo che sembra chiaramente incostituzionale. Ma soprattutto un problema che sta diventando irrisolvibile: un default finanziario dovuto all’impossibilità di pagare il debito sarebbe sicuramente grave ma risolvibile, sia pur con grandi sofferenze purtroppo lasciate quasi sempre sulle spalle dei più deboli.
Un default ambientale, dovuto all’impossibilità di rigenerare le risorse ambientali è molto più grave perché non si può azzerare il debito ambientale e ricominciare da capo. Non abbiamo una nuova Terra da cui ripartire. Il default ambientale sarebbe mondiale, nessuno potrebbe iniettare risorse ambientali come si fa per quelle economiche. Dobbiamo agire subito per prevenire il rischio di default ambientale!
Se ci pensate, il default finanziario e il default ambientale in parte si somigliano: in entrambi i casi non ho più capitale per far fronte ai miei impegni: non posso pagare il mio debito finanziario perché non ho sufficienti risorse (capitale) economiche; non posso pagare il mio debito ambientale perché non ho sufficienti risorse (capitale) naturali.
Cioè la Terra non è più in grado di rigenerare abbastanza risorse per garantire la vita di tutti. Il capitale naturale è stato dilapidato. La differenza, enorme, è che non abbiamo una seconda Terra da investire, mentre dopo un default finanziario, in qualche modo, si può ripartire.
Ed è sconvolgente che stiamo provocando la morte di miliardi di esseri viventi (non solo donne e uomini ma anche animali e piante) per derubarli del loro capitale naturale al fine di trasformarlo in un capitale finanziario per pochissimi super-ricchi. Cioè lo stesso 10% di popolazione che è responsabile del 50% delle emissioni di gas climalteranti. Viceversa, il 50% più povero della popolazione mondiale è responsabile di circa il 10% delle emissioni (https://ilmanifesto.it/i-ricchi-fanno-male-al-pianeta).
È impressionante la correlazione che esiste tra livello dei redditi ed emissioni di gas climalteranti.
Gli stessi stati più ricchi (Stati Uniti, Europa), sono proprio quelli che terminano la loro capacità di rigenerare le risorse naturali per primi e quindi sottraggono le risorse delle altre popolazioni.
Dobbiamo pretendere l’applicazione della nostra Costituzione: non è più solo una questione di giustizia, ormai è diventata una questione di sopravvivenza.
L’Italia deve eliminare le sovvenzioni pubbliche alle fonti fossili e investirle nelle energie rinnovabili: sole e vento sono di tutti, l’energia prodotta col sole e col vento deve essere di tutti proprio come l’aria e l’acqua. Le comunità energetiche rinnovabili e solidali possono essere un primo passo. Le energie rinnovabili sono energie di pace e di vita!
Per risolvere la crisi climatica e sociale serve una radicale operazione di pace, integrazione, giustizia ambientale, giustizia economica e giustizia sociale. Dobbiamo pretendere che anche tutte le risorse ora destinate alle armi e alle guerre siano utilizzate per un grande progetto di riconversione ecologica. Dobbiamo pretendere che i ministri che hanno dimostrato di non perseguire questi obiettivi vengano immediatamente sostituiti, per il primo il ministro della transizione ecologica.
A fine 2021 su queste pagine scrivevamo: “se 1.8 trilioni di dollari della spesa militare globale del 2018 venissero investiti per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici, in dieci anni si genererebbe un ritorno economico netto di 7.1 trilioni”.
Nel 2022 abbiamo invece intrapreso la strada opposta, quella dell’aumento dei conflitti e delle spese militari: invertiamo subito la rotta!
E mi raccomando: il 23 settembre tutti in piazza per lo sciopero globale per il clima!
di Guido Marinelli per conto di Valeria Belardelli