Disturbi alimentari: 5 campanelli d’allarme da riconoscere in casa
Disturbi alimentari, è fondamentale saper leggere tra le righe dei comportamenti, soprattutto tra le mura di casa. Il corto "Fuor d'Acqua".

Disturbi alimentari, è fondamentale saper leggere tra le righe dei comportamenti, soprattutto tra le mura di casa. Il corto "Fuor d'Acqua".
Vincere i disturbi alimentari non è stato facile, ma oggi voglio condividere con voi quello che ho imparato. Guardando indietro, mi rendo conto di quanto i segnali fossero evidenti, anche se allora sembravano solo abitudini normali o salutari. Ecco perché è fondamentale saper leggere tra le righe di certi comportamenti, soprattutto tra le mura di casa. Diete rigide o un’attività fisica regolare possono sembrare a un primo sguardo iniziative positive, ma a volte nascondono qualcosa di più serio. Ecco i cinque indizi che ho imparato a riconoscere:
Durante il mio percorso, il controllo del cibo era diventato un pensiero fisso e questo si manifestava attraverso diversi segnali come il calcolo ossessivo delle calorie, l’eliminazione di interi gruppi alimentari, come carboidrati o grassi, l’adozione di rituali alimentari rigidi che comportava mangiare solo cibi considerati “sicuri” o ripetere gli stessi schemi alimentari ogni giorno. Infine, mi è capitato di prendere decisioni improvvise di seguire diete particolari, come quella di diventare vegetariana prima e vegana poi, spesso con la scusa di motivazioni etiche, ma in realtà per ridurre ulteriormente le mie opzioni alimentari.
Una ragazza un giorno, in un’intervista pubblicata nel mio canale Youtube Il coraggio di piacersi, raccontandomi la sua storia, ammetteva di allenarsi senza sosta, pensando che fosse la chiave per sentirsi meglio con se stessa, ma in realtà era solo una tecnica di compensazione: fare esercizio le serviva per attenuare il senso di colpa dopo un pasto o come forma di autopunizione.
Un altro segnale chiaro per quanto mi riguarda, era l’isolamento. Evitavo ogni occasione che implicasse il cibo, rinunciavo a eventi sociali per non essere costretta a mangiare in pubblico, parlavo continuamente di cibo, peso o esercizio fisico, cucinavo frequentemente per gli altri, preparando piatti ricchi e calorici, ma evitando di consumarli personalmente. Provavo un certo piacere nel vedere gli altri mangiare, mentre io mi sentivo “forte” nel resistere.
Questo aspetto è spesso trascurato, ma è significativo: nonostante perdessi peso a vista d’occhio, finivo per indossare abiti larghi per nascondere le variazioni di peso, sotto gli strati di indumenti nascondevo le mie emozioni, i miei successi e i miei fallimenti. In questo modo utilizzavo vestiti per evitare di confrontarmi con la mia immagine corporea. Volevo essere vista e al contempo invisibile.
Forse il segnale più impattante per me sono stati i cambiamenti emotivi: ho iniziato a soffrire di ansia, depressione e irritabilità. La bassa autostima mi ha sempre contraddistinta, avevo difficoltà a relazionarmi con genitori, amici e il mio partner; inoltre gli sbalzi d’umore legati ai rituali alimentari o alla pressione psicologica del controllo del peso mi condizionavano la giornata, avevo difficoltà di concentrazione e non riuscivo più a portare a termine esami universitari e la mia passione preferita, la danza, che ho dovuto abbandonare poco dopo.
“Se notate uno o più di questi segnali, non ignorateli. I disturbi alimentari sono sfide complesse, ma con il giusto supporto è possibile superarli. Io ci sono passata e, guardandomi indietro, so quanto sia fondamentale chiedere aiuto. Rivolgersi a un esperto può fare davvero la differenza, offrendo a chi ne soffre l’opportunità di ritrovare equilibrio e serenità. La prevenzione comincia dalla consapevolezza: osservare ciò che accade in famiglia è il primo passo per sostenere chi ne ha bisogno.”
Consiglio la visione del corto Fuor d’Acqua – (Cena di Natale), un cortometraggio sui temi della fame nervosa, della anoressia, della bulimia, dei disturbi alimentari.