Mi manca ballare fino a tarda notte, ma che dico, fino al mattino. Mi manca sentire la musica così forte che, una volta fuori, nelle orecchie ancora sento i rimbombi per diversi quarti d’ora. Mi manca la confusione, le luci psichedeliche, muovermi a ritmo finché non mi fanno male i quadricipiti. Mi mancano addirittura le file per entrare e le immancabili spallate e gomitate nella ressa fuori dal locale. Mi mancano persino i gin tonic sovrapagati. Mi manca il non dover programmare tutta la serata, ma scegliere liberamente, dopo cena e dopo qualche birra, dove proseguirla. Mi manca l’essere sorpresa da conoscenze inaspettate e spesso stralunate, che nelle aree esterne dei club metti sempre in conto. Mi manca tutto di quei luoghi notturni unici e irripetibili che sono le discoteche. Mi chiedo spesso quando potrò, potremo, tornare a godercele. E forse qualche pronostico si può iniziare a fare…

Gli esperimenti riusciti

Dall’inizio del 2021, sono stati condotti tre esperimenti di concerti a prova di Covid.

Il primo ha avuto luogo il 22 gennaio a Oklahoma City. La band che si è esibita si chiama Flaming Lips e il concerto si è tenuto al Criterion, un locale che di norma ospiterebbe 1200 posti a sedere e 4000 in piedi. In questo caso gli ospiti erano un centinaio ed hanno assistito all’evento dall’interno di grandi bolle di plastica, quelle che si usano per il bubble football. L’idea è partita dall’amorevole ambizione del frontman dei Flaming Lips, Wayne Coyne, che già nel 2019, alla vigilia dell’inizio della pandemia, aveva abbozzato due schizzi del progetto. Il primo raffigurava solo il cantante nella bolla e nel secondo, anche la band e il pubblico. Dopo vari test tenutisi durante il 2020, finalmente il progetto ha preso corpo ed ha funzionato alla grande! I Flaming Lips hanno poi rilasciato un commento in cui hanno affermato di avere percepito un forte senso di partecipazione e che il loro compito fosse quello diinvitarti in un luogo, fare divertire, fare dimenticare i problemi che ci sono là fuori, che alla fine è la descrizione della tipica evasione da serata danzereccia.

Il secondo esempio è olandese. Allo Ziggo Dome di Amsterdam, il 6 marzo, 1.300 persone si sono offerte come cavie per un esperimento psichedelico. La base logistica dello studio parte dal gruppo di ricerca Fieldlab, che, incaricato dal governo, ha organizzato tutto nei minimi particolari. Gli ospiti sono stati tutti sottoposti a tampone antigenico all’ingresso e, se risultati negativi, ammessi all’evento tramite un pass elettronico.
All’interno della sala, i partecipanti sono stati divisi in cinque gruppi, ognuno dei quali doveva rispettare regole differenti: una bolla (termine tecnico per definire i gruppi) doveva rispettare, per tutto il tempo, una distanza di 1,5 metri; un’altra era libera di ballare e muoversi liberamente e senza mascherina; un’altra ancora doveva indossare la mascherina FFP2 solamente durante gli spostamenti; ad un altro gruppo è stato dato un drink fluorescente, non tossico, tramite il quale poter monitorare la propagazione dei droplets nello spazio. In tutto ciò sensori di movimento seguivano e registravano ogni spostamento. A cinque giorni dall’evento, gli ospiti sono tutti stati nuovamente testati per comprendere gli esiti dell’esperimento, che ha dato risultati sconvolgenti: sui 1.300 partecipanti solo 5 sono risultati positivi.

Il terzo esperimento-concerto ha avuto luogo a Barcellona il 27 marzo. Il Palau San Jordi di Barcellona ha un’area di 4.500 metri quadrati, che sono stati prima disinfettati da un robot a raggi ultravioletti e poi occupati da 5000 fortunatissimi ed eccitatissimi ospiti. Durante la mattinata, tre nightclub della città hanno messo a disposizione il proprio spazio, che è stato sterilizzato e trasformato in ospedale da campo adibito ai tamponi, dove tutti i partecipanti sono stati testati per essere ammessi solo se negativi (su 5000 solo 6 sono risultati positivi al Covid-19). All’interno le mascherine FPP2 erano obbligatorie eccetto che nelle aree per la consumazione di cibi e bevande. Nel prezzo del biglietto erano compresi anche i costi di tampone e mascherine. Dietro all’organizzazione dell’evento ci sono un gruppo di promotori di eventi musicali e un ospedale locale. Sul palco a suonare c’era una popolare band rock spagnola, i Love of Lesbian, che hanno fatto divertire, cantare e ballare tutti i loro spettatori, evasi dal terribile sonno perenne della realtà del clubbing un anno a questa parte.

In cosa possiamo sperare

I risultati di tutti e tre gli esperimenti sembrano essere molto positivi e ciò permette di riaccendere quel barlume di speranza in un ritorno sui dancefloor notturni al più presto. Nonostante l’Italia sembri sempre arrivare un passo dietro agli altri, speriamo che in questo ambito, le decisioni giungano repentinamente. Prima che la pandemia imperversasse, i club italiani, in particolare quelli milanesi, ma anche quelli romani, stavano vivendo un boom pazzesco a livello di presenze di dj della scena elettronica internazionale. Senza parlare poi della miriade di festival sparsi per la penisola e ormai noti anche all’estero in continuo aumento, fra cui spiccano il Kappa e il Club to Club torinesi.

A luglio 2020 a Rock in Roma avrebbero suonato i Chemical Brothers, e mi sono mangiata le mani fino ai gomiti per non essere riuscita a sentirli neanche questa volta (già nel 2019 infatti avevano suonato nella capitale, ma non avevo potuto partecipare). Sono stata però contenta di notare che le speranze non si siano spente neanche in chi sta sul palco e dietro la console, infatti sono in programma diversi concerti per l’estate 2021 e spero vivamente, come molti altri, nei prossimi mesi caldi, di riuscire a ballare via tutto quello che abbiamo dovuto mettere sotto il tappeto in questo lungo anno di assopimento delle realtà notturne.

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