Fiaba, mito. Viaggio introspettivo nella creatività in mostra a L’Aquila
Esercizio di emancipazione dai luoghi comuni. A L'Aquila fino al 31 agosto la mostra "A cavallo di un manico di scopa. Fiaba. mito"
Esercizio di emancipazione dai luoghi comuni. A L'Aquila fino al 31 agosto la mostra "A cavallo di un manico di scopa. Fiaba. mito"
Nel contesto della quarta edizione 2024 di Seminiamo Arte organizzata dal MuBAq – Museo dei Bambini L’Aquila, con il coordinamento di Lea Contestabile e Antonio Gasbarrini, l’allestimento dell’architetto Dino Lorusso e il patrocinio del comune de L’Aquila, ha inaugurato il 17 luglio, e sarà visitabile fino al 31 agosto 2024, la mostra collettiva dal titolo A cavallo di un manico di scopa. Fiaba, mito, narrazione a cura di Manuela De Leonardis.
La sede espositiva del MuBAq (Museo dei Bambini L’Aquila) si trova nel Borgo a Fossa uno dei luoghi del cuore di FAI censito come luogo italiano da non dimenticare. L’esposizione accoglie una serie di opere di pittura, scultura e installazioni di artisti italiani e stranieri. L’iniziativa culturale anche quest’anno mantiene la forte connotazione interdisciplinare con mostre, performance, reading e concerti per scoprire o ri-scoprire alcune delle bellezze architettoniche e naturalistiche recuperate dopo la terribile devastazione sismica del 2009.
Ali Assaf, Paola Babini, Cimen Bayburtlu, Marco Bernardi, Massimiliano Camellini, Franco Cenci, Primarosa Cesarini Sforza, Lea Contestabile, Laura De Paolis (Ladepa), Federica D’Ambrosio, Angela Ferrara, Antonella Gandini, Gabriele Lamberti, Claudio Martinez, Ahmed Faizan Naveed, Paola Paganelli, Marina Quaranta, Virginia Ryan.
Il titolo è tratto da una pubblicazione del 1971 di Ernst H. Gombrich, A cavallo di un manico di scopa. Le radici della forma artistica.
Fiaba, Sogno, Specchio, Mito, Gioco, Infanzia, Memoria e Narrazione sono state le parole stimolo al lavoro dei diciotto artisti internazionali che hanno toccato differenti caratteristiche della vita degli esseri umani, offrendo alcune indicazioni pedagogiche che sono base delle regole dell’esistenza. Un viaggio introspettivo come esercizio di emancipazione dai luoghi comuni, dalla pericolosità di un pensiero ottuso, indottrinato e prevedibile.
Ali Assaf si cala nel ruolo di Narciso, con la memoria alla celeberrima opera di Michelangelo Merisi, per una revisione di uno dei miti più rappresentati della classicità. Il suo sguardo contemporaneo è la propria esperienza personale che diviene un monito nell’affrontare tematiche di estrema urgenza per la collettività, come l’inquinamento dell’ambiente e le conseguenze. Narciso è un adulto che oggi si riflette in acque che via via diventano torbide e dense di rifiuti fino a quando il suo riflesso scompare completamente, lasciando spazio soltanto al senso di frustrazione e impotenza.
Paola Babini presenta un’installazione di alberi realizzati in plexiglass colorato che affondano le radici nella storia. Le chiome svettano sui tronchi come antenne che si propagano nella direzione del cielo: il tempo futuro.
Cimen Bayburtlu rappresenta fate e creature mitologiche in coloratissime e poetiche opere tessili dove le figure ricamate sembrano affiorare dal subconscio. Narrazioni complesse ma stimolo alla possibilità di percepire nuovi significati che emergono dalle storie e dalle fiabe della tradizione attraverso la presa di coscienza del soggetto. L’ambiguità della rappresentazione pone di fronte a varie considerazioni e quesiti, partendo dalla consapevolezza che il racconto non è mai così immediato.
Marco Bernardi conduce chi osserva a riflettere sul verbo giocare. Un cubo ad incastro, un aeroplano e un carrarmato sono giochi pericolosi a dispetto della natura morbida che li caratterizza.
Massimiliano Camellini propone immagini fotografiche in bianco e nero con cui ripercorre il mito della creazione nella deriva di abnorme e mostruoso. Un viaggio di immagini catturate nei laboratori degli effetti speciali cinematografici, dove artisti-scienziati riproducono la vita creando l’uomo dalla materia inanimata. All’interno di quegli spazi si consuma un’ossessione che, dalla notte dei tempi, accompagna l’evoluzione dell’essere umano.
Franco Cenci rovescia i ruoli e abbatte gli stereotipi di genere. Nella sua Cappuccetto Rosso la bambina non sarà più l’ingenua vittima delle voraci attenzioni del lupo; lei, nel ribaltamento del ruolo, diverrà soccorritrice dell’animale “cattivo” minacciato dai cacciatori.
Primarosa Cesarini Sforza nelle piccole lavagne rappresenta la freschezza di una natura tracciata con trame e fili sospesi in un caratteristico – non finito – che offre allo sguardo maggiore libertà.
Lea Contestabile rivolge l’attenzione al mondo incantato dell’infanzia con leggerezza, ingenuità, colore. Un luogo in cui perdersi tra ricami, disegni, sculture, installazioni coltiva “giardini”, flusso di ricordi profondamente legati alla famiglia e al territorio.
Laura De Paolis attraverso l’illustrazione indaga con profonda sensibilità il legame tra l’essere umano e la natura. Un dialogo serrato con il proprio mondo interiore.
Federica D’Ambrosio realizza un uovo cosmico che trae ispirazione dalla creazione dell’universo di una tradizione induista.
Angela Ferrara modella in terracotta smaltata la metafora dell’amicizia tra il piccolo e il grande: la favola Il leone e il topo riconoscente, scritta da Esopo nel VI Secolo a.C.
Antonella Gandini lavora con gli acquerelli e le fotografie di matrice onirico-surreale. Il suo inconfondibile sguardo raffinato si volge a Cappuccetto Rosso ma anche alle due fiabe che esemplificano la lotta tra il bene e il male: Le scarpette rosse e Barbablù. Con queste opere restituisce alle figure femminili quel potere per troppo tempo loro negato e che vedeva le donne essere sempre emarginate perché considerate e descritte come fragili, indifese e insicure.
Gabriele Lamberti è ispirato dall’immaginario popolare. Con una gamma di colori vibranti per una pittura ottenuta per velature e sovrapposizioni ironizza; l’ironia è il personale strumento di negoziazione, di meraviglia e crudeltà, divertimento e serietà.
Claudio Martinez utilizza il fotomontaggio per lavorare sulla Fiaba e sul Mito riferendosi alla Magia, all’Incantesimo e alla Metamorfosi. L’opera è un “incontro ipotetico” in cui l’autore si autorappresenta nel contesto di paesaggi improbabili dalle atmosfere oniriche; presenza metaforica in relazione con tartarughe preistoriche e lumache giganti.
Ahmed Faizan Naveed con una serie di fotografie-ritratto si riferisce alla trasmissione generazionale affidata tradizionalmente agli anziani, custodi di un patrimonio culturale e identitario da tramandare ai più giovani.
Paola Paganelli espone opere tessili in cui la tridimensionalità veicola un immaginario di animali fantastici, bambole, fantocci e “mostriciattoli” in una rappresentazione che sconfina tra visibile e invisibile.
Marina Quaranta dedica l’esposizione al tema deposizione-fiaba con sculture attraverso le quali mette in relazione la raffigurazione della Principessa sul pisello, Biancaneve e La bella addormentata associate all’iconografia del monumento funerario: lo slittamento dal mondo reale a quello della fiaba pone di fronte a chi guarda l’opportunità di riflessione sulla rinascita, la guarigione, il perdono.
Virginia Ryan si presenta con le sirene migrate nell’iconografia di Mami Wata, simbolo dell’archetipo femminile al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico.
Dal testo della curatrice Manuela De Leonardis
Animali strani, animali buoni, animali cattivi, animali selvatici e addomesticati, animali reali e della fantasia… favole, storie, miti e leggende antiche e popolari sono sempre state popolate di animali, talvolta umanizzati, che mettono alla prova il nostro inconscio nel veicolare simbologie, tradurre emozioni, sollecitare riflessioni. […] In ambito psicoanalitico la fiaba è anche terapeutica, come sostiene Bruno Bettelheim nel saggio Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe «perché il paziente trova le sue proprie soluzioni, meditando su quanto la storia sembra implicare nei suoi riguardi e circa i suoi conflitti interiori in quel momento della sua vita».
Nel circuito di una narrazione che si ripete rigenerandosi e riattualizzandosi ciclicamente, ecco allora narratori e ascoltatori/adulti e bambini trasformarsi alternativamente nei diversi ruoli, continuando a farsi portavoce di “verità” fagocitate da un immaginario in cui eroine ed eroi sono alle prese con peregrinazioni, incantesimi, creature mitologiche e alieni. A sostenerlo è Italo Calvino in Fiabe italiane, la raccolta di fiabe provenienti dalla tradizione orale di diverse regioni italiane che egli riunì e trascrisse. Storie che offrono «una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminìo delle coscienze contadine fino a noi».
Un bellissimo riferimento, quello della Dott.ssa De Leonardis, allo studio sulla psicologia dell’infanzia dello psicanalista Prof. Bruno Bettelheim (Vienna, Austria, 28 agosto 1903 – Silver Spring, USA, 13 marzo 1990) che vale la pena approfondire.
Bettelheim nel testo sopracitato uscito nel 1976, e con il quale vinse nel 1977 il National Book Award (un premio letterario statunitense, istituito nel 1950 e che ha lo scopo di celebrare e promuovere la letteratura americana di qualità), si addentrò nella faticosa ricerca del significato di vivere. Ricercare il motivo per cui siamo vivi è un tema perennemente attuale data l’importanza che ha sempre avuto, la necessità di voler comprendere quale sia il senso dell’essere in vita; compito che oggi, come in passato, è fondamentale ed impegnativo per tutte e tutti coloro che crescono una bambina o un bambino.
Bettelheim si occupò della comprensione profonda del perché viviamo; sostenne che avremmo potuto raggiungerla superando i limiti dell’esistenza egocentrica e credendo di poter offrire un personale e valido contributo alla vita. Ritenne che la sensazione stimolata dalla soddisfazione di se stessi, e di ciò che si sta facendo, fosse necessaria per sviluppare le proprie risorse interiori affinché le emozioni, il pensiero e l’immaginazione si alimentino in un rapporto di scambio continuo.
Secondo Bettelheim passa attraverso i sentimenti positivi il miglior sviluppo della nostra razionalità, ed è con la speranza di un futuro migliore che si sarebbero attivate le forze per contrastare tutte le crisi che avremmo incontrato nel corso della vita. Il professore si impegnò a sostenere fosse necessario rendere la vita ricca di significato ed affermò che tra gli stimoli per promuovere la capacità di saper trovare un significato alla propria, e attribuirne uno maggiore a quella in generale, quelli letterari sarebbero stati fondamentali.
L’acquisizione delle fondamentali basi dell’istruzione, quali il saper leggere e guardare, perderà valore quando oltre alla lettura di un testo e, per ciò che è di nostra pertinenza, all’osservazione di un’Opera d’Arte non si aggiungerà niente di più alla vita, ossia alla possibilità di accedere a significati più profondi e validi, accolti in relazione al personale stadio di sviluppo.
L’immagine di un’Opera d’Arte, per “funzionare”, deve far vibrare la personalità di colui che la osserva. Le opere sono in grado di istruire, rivelare, proporre soluzioni ai problemi interiori degli esseri umani offrendo loro le giuste risposte alle difficoltà in qualsiasi ambito sociale. L’Arte ha il potere di comunicare contemporaneamente ai vari livelli della personalità e suggerire le modalità con cui affrontare problemi universali.
A cavallo di un manico di scopa. Fiaba, mito, narrazione, a cura di Manuela De Leonardis, ha aperto a queste artiste ed artisti lo spazio per riflettere su Fiaba, Sogno, Specchio, Mito, Gioco, Infanzia, Memoria e Narrazione nella propria modalità espressiva, dimostrando che quei distillati della saggezza dei popoli non hanno mai smesso di attirare a sé l’attenzione dell’arte.
In questi lavori è concesso raccontare come può fare uno specchio magico su cui si riflette il terrore, la paura, i desideri repressi nell’inconscio che, così formulati, possono essere compresi, accettati e superati. Nei linguaggi differenti esiste un filo conduttore comune fatto di un pensiero invisibile che informa dei sogni eterni a cui aspira l’umanità, sempre alla ricerca di nuove dimensioni all’immaginazione.
Ingresso libero
Ex Asilo Viale Duca degli Abruzzi, L’Aquila.
Per informazioni: Lea Contestabile Cell. 3396274730 – 3333887274
Email: lea.contestabile@gmail.com
La pubblicazione delle immagini fotografiche in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters è stata autorizzata dalla Dott.ssa Manuela De Leonardis.