Dall’11 Maggio e fino al 28 Giugno 2025, la Galerie Vrijdag ad Anversa nel Regno del Belgio, ospiterà Humus et Umbra, un’esposizione di opere scelte dalla produzione dell’artista modenese Enrica Berselli.

L’arte antica ad Anversa tra ’400 e ‘500

Anversa, sin dall’inizio del Cinquecento, divenne polo dell’attività economica e culturale del Paese. Un’ascesa iniziata alla fine del Quattrocento per una felice congiuntura economica, grazie allo sviluppo commerciale del porto sul fiume Schelda. Il corso d’acqua permise l’arrivo nella città di artisti provenienti da tutti i centri dei Paesi Bassi di allora, e lo sbocciare di una fiorente attività pittorica narrata magistralmente in una relazione particolareggiata scritta da Lodovico Guicciardini (Firenze Toscana, Italia, 19 Agosto 1521 – Anversa, Belgio, 22 Marzo 1589).

Frontespizio Prima Edizione 1567Descrittione di tutti i Paesi Bassi
Immagine di pubblico dominio.

Lo scrittore e mercante italiano fu l’autore di un capolavoro della letteratura descrittiva rinascimentale dal titolo Descrittione di tutti i Paesi Bassi, pubblicata ad Anversa nel 1567; prima fonte per un quadro complessivo geografico, sociale, istituzionale, artistico, commerciale, riferito alla contemporaneità dei Paesi Bassi nel 1500, di cui colse anche tutto lo spessore storico. Guicciardini, che trascorse la maggior parte della sua vita ad Anversa, documentò la prosperità e lo splendore dei Paesi Bassi, soprattutto della sua città, indicando quegli elementi di forza che sarebbero stati alla base del Secolo d’Oro olandese e dell’ascesa di Amsterdam. Egli testimoniò che alla metà del 1500, nella gilda locale di Anversa, fossero presenti più pittori che in qualsiasi altra città dei Paesi Bassi.

Lodovico Guicciardini, Descrittione di Lodovico Guicciardini patritio fiorentino di tutti i Paesi Bassi altrimenti detti Germania inferiore, 1581 – Stampata in Anversa presso Christophe Plantin Stampatore Regio – Immagine di pubblico dominio.

Fu il tempo di una ripresa della riproduzione della realtà, quanto più empiricamente verosimile, dopo un periodo che aveva sottratto i dipinti alle implicazioni puramente emozionali e ritmico decorative del mondo gotico. Prima della fine del 1400 era noto circolassero stampe e disegni dei grandi ritrattisti del Rinascimento italiano, e tra questi si nomina insistentemente Leonardo di ser Piero da Vinci (Anchiano, Firenze, Toscana, Italia, 15 Aprile 1519 – Amboise, Francia, 2 Maggio 1519), soprattutto per le deformazioni dei volti attinte dallo studio delle sue caricature molto diffuse nel Nord.

Enrica Berselli, Cerchio III | Golosi, inchiostro su carta Ø 18 cm. 2020 – https://galerievrijdag.be/

Un manierismo non internazionale

Contemporaneamente fiorì un movimento pittorico di gusto tardo gotico con un gruppo di artisti attivi entro il primo trentennio del 1500 che, per alcuni comuni denominatori quali la volontà di stile, il gusto per la deformazione e la decorazione, la pittura artificiosa e di effetto, la coscienza della funzione non puramente rappresentativa dell’arte, rientrarono in una dimensione manieristica benché non potessero essere considerati nel contesto del Manierismo Internazionale più tardo.

Enrica Berselli, Cerchio IX | Traditori, inchiostro su carta Ø 18 cm. 2020 – https://galerievrijdag.be/

Tuttavia, anche se in realtà questi artisti lavorarono in parallelo con i primi manieristi italiani, apparve evidente quanto la prassi metodologica si differenziasse nettamente da quella del manierismo autentico a causa di un riflusso neogotico ricorso all’irrazionale, per il rifiuto del presente in favore di un passato ancora prossimo. Questa irrazionalità manifestata in una espressività esasperata, spesso in un’atmosfera magica e stralunata, fu la sola giustificazione all’ipotesi di manierismo; tutti furono lontani dal considerare i fatti culturali a loro contemporanei più propensi al mistero, all’evocazione di climi irreali e fantastici in cui le forme vibrano al ritmo della decorazione.

Enrica Berselli, Cerchio II | Lussuriosi, inchiostro e cose su carta Ø 18 cm. 2020 – https://galerievrijdag.be/

Una congiunzione trasversale con Anversa

Ed è questa la parola da cui inizierò per dare una breve testimonianza dell’opera di Enrica Berselli, capace di una produzione che considero da tempo profonda e meritevole dell’attenzione fino ad ora a lei riservata dalla critica. Sono esattamente le forme vibranti, brulicanti, la cura dei particolari, che collocano le opere in assonanza anche con le più compiute conquiste dei grandi artisti di questo passato. Un lavoro affine ad una affermazione del poeta romano Quinto Orazio Flacco (Venosa, Potenza, Basilicata, Italia, 8 Dicembre 65 a. C. – Roma, Lazio, Italia, 27 Novembre 8 a. C.). Orazio, considerato uno dei maggiori poeti dell’età antica, e maestro di eleganza stilistica, fu uno dei punti di giunzione tra il mondo classico e il contemporaneo, in quanto espressione di quell’umanità appropriata per definire il caos in formule liriche espresse da una poesia di saggezza nella sua forma più condensata, come particelle auree nate dal fuoco di un’anima saggia in fiamme.

Enrica Berselli, Cerchio VII | Violenti, inchiostro su carta Ø 18 cm. 2020 – https://galerievrijdag.be/

Uno stile del fuoco, perché la vita contrae per l’impegno sia della parola che della pittura e poiché entrambe richiedono uno sforzo grande, quasi un’energia sovraumana, un investimento di pazienza ed equilibrio mentale che si opponga al contagio di menti divenute irrequiete, incapaci di resistere alla rabbia e all’emanazione delle proprie impurità. Necesse est vivere fino alla fine, fino a quando il corpo non si corrompa, fino a quando non sarà più possibile toccarlo e saremo tutt* alla ricerca del privilegio di essere liber*.

Enrica Berselli, Antieterea, olio su tela 100×150 cm. 2010 – https://galerievrijdag.be/

«Pulvis et umbra sumus»

Per cui, a coloro che decidessero di iniziare a dedicare un corretto tempo d’osservazione all’opera di E. Berselli, suggerisco una riflessione sull’icastica espressione di Quinto Orazio Flacco: «pulvis et umbra sumus» (Libro IV, Ode 7, Verso 16). Il carme, da cui trae il titolo questa personale, mette in evidenza la dolente constatazione dell’evanescenza della vita mortale che, nelle ceneri di un corpo in cenere, vede ciò che è rimasto: ossia il nulla; un concetto difficile da rappresentare, quello dell’inconsistenza di noi mortali, poiché condizione che attanaglia l’umanità.

Enrica Berselli, Conc(r)ezione, cera d’api, ferro, pigmenti, 2022 – https://galerievrijdag.be/

Noi tutti, nella nostra materialità, con il tanto icàstico verbo sumus al tempo presente, siamo già polvere ed ombra. La polvere inerte, non più viva, contrapposta all’humus come complesso organico del suolo che brulica, sono i tratti distintivi di un lavoro paragonabile ai frammenti di un linguaggio d’analisi relativo al carattere effimero dell’esistenza così ben espresso da Orazio, e che E. Berselli analizza partendo dall’adolescenza, e dalla definizione di quel tratto di vita come: «quel periodo di incredibile e spaventosa trasformazione costante e veloce che è la pubertà».

Enrica Berselli, Laringe crocifissa, rapidograph su carta 40 x 30 cm. 2011 – https://galerievrijdag.be/

L’umbra, invece, allude ai riti funebri, al regno delle ombre, all’alterità, al divenire ombra di sé stessi. Nei lavori dell’artista, un elemento si ripresenta spesso come mistica, quella filosofia che implica la libertà di pensiero, il non riconoscere autorità superiore alla ragione: l’assenza di mediazione tra umanità e divino che appare, oggi come un tempo, in conflitto con tutte le religioni costituite. Il pensiero elabora immagini relative ad una generazione spontanea, una materia inanimata da cui si origini la vita rappresentata da un agglomerato di agenti della mutazione.

Enrica Berselli, Anafilassi da Stasi, cera d’api, ferro, pigmenti, h. 60 x Diametro 24 cm. 2020 – https://galerievrijdag.be/

Limine di ri-costruzione o definitiva separazione?

L’importanza è vivere con radicalità, l’essere capaci di prospettive “mai polverose” perché il proprio desiderio di raccontare deve possedere una sacra regalità. Ed è così per tutte le tecniche attraverso cui E. Berselli esplora la realtà, perché è nel reale del pensiero che può essere trovata una ragione per vivere, la propria via di salvezza in quello stesso spazio, la mente, in cui si compiono vere e proprie battaglie nella libertà di tenere o togliere la vita. Ogni opera obbedisce solo a sé stessa e a ciò che ama, in una situazione di attesa che, nell’incontro con chi osserva, trafigga i pensieri in un attimo inequivocabile attraverso la densità evocativa del segno in pittura e della scultura.

Enrica Berselli, San Sebastiano, rapidograph su carta 40 x 15 cm. 2010 – https://galerievrijdag.be/

Un segno/scrittura che viaggia leggero e lascia tracce con la penna o l’inchiostro su carta, a volte fisicamente abitata da una vertebra di serpente o dalle ossa di anatra in frammenti a testimonianza di ciò che resta di animali già vissuti su questa terra; ma anche dipinti ad olio su cartone, su tela o tavola, e la stupefacente concretezza tridimensionale di parentesi del corpo, sezioni di piedi o mani, in cera d’api, plastilina, pigmenti e ferro. Sculture che si impongono allo sguardo e aprono il pensiero ad un’estensione, un’apertura dal limite dell’interruzione della forma che contiene parte del proprio destino e lo abita ogni volta con qualcosa di improvviso, in uno stile che si addentra sempre più in sentieri non ancora calpestati.

Enrica Berselli, Guyon o della Mano Benedicente, cera d’api, ferro, pigmenti 2021 – https://galerievrijdag.be/

La mano e la morte

Un tempo erano solo le mani a poter toccare il mistero della morte quando, alla fine della vita, dalla pelle si comprendeva che il cuore avesse cessato di battere. In questo senso l’opera potrebbe essere definita una perpetua ricerca di forme che rammentino l’umanità e i suoi stati precedenti: quell’organico prenatale della materia. Minuziose e precise costruzioni con “l’azzanno” dello sguardo ai bestiari, agli erbari e alla storia dell’arte del ‘500 in una riflessione di resistenza all’omologazione dell’immagine. L’opera sprigionata da colei che crea: morde. Tanto ha preteso da chi l’ha creata, così tanto che nessuna lacrima è potuta uscire dai suoi occhi, trattenuta anch’essa come forza interna indispensabile anche al più piccolo atto destinato a realizzare la sua urgenza.

Enrica Berselli, Ugolina, olio su cartone 11,8 x 8,5 cm in 15,5 x 13 cm. 2024 – https://galerievrijdag.be/

Visioni sature di simboli su cui ci si schianta e si tenta di offrire chiarezza con una lettura d’analisi senza fraintendimenti. L’invito è quello di abitare le opere con la sosta e l’attesa perché, nel vivere l’incontro, si sprigiona il vero che cambia la vita e muove verso i tradimenti degli impacci umani con quell’immaginazione vibrante nella violazione di ogni stile per affermare il proprio ordine di pensiero e di forma.

Enrica Berselli, Pharmakopita (Dittico), olio su tavola 30,4 x 100 cm. ciascuno, 2024 – https://galerievrijdag.be/

L’immaginazione e il male

Il furore immaginativo del male è ormai penetrato nelle coscienze, e da queste alle lingue e alle opere, divenute loro malgrado testimoni di stili ustionanti e spettrali, nuovi linguaggi tremendamente accesi sull’umanità. Il terrore della morte del corpo alimenta l’idea di una carogna brulicante di vermi, un pensiero devastante della fine ma che è l’humus spazio-temporale che trascina verso l’enigma e la necessità di dover cambiare lo sguardo sulle cose. Per dare ragione del carisma di E. Berselli osserviamo la considerazione dell’inutilità di trasformare in mostro la paura o di divinizzarla; lo sguardo è avvinto dalla forza delle opere equilibrate e assolute. Il mistero dell’arte, ed il suo sorgere aurorale, la sottrae alla temporalità e, divenendo atemporale, la porterà a misurarsi unicamente con il tempo di chi osserva. L’irriducibile individualità delle presenze potenti, scenografiche, sempre raffinate di Enrica Berselli, sono materia acherontica, numerologica, cosmologica di un’ordine misterioso e di un sistema lacerato da infezioni: luogo perfetto per un lavoro di creazione che non possa essere confuso con nient’altro.

Nieuwe expo van Enrica Berselli 
van 11 mei  tot en met 28 juni 2025.
Vernissage op zondag 11 mei van 14 tot 18 uur – Emiel Banningstraat 38
2000 Antwerpen – GALERIE VRIJDAG
https://galerievrijdag.be/

La pubblicazione delle immagini fotografiche di questo articolo scritto per la testata giornalistica digitale ReWriters, è stata autorizzata da Enrica Berselli.

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