Domenica 11 Settembre è stato consegnato il prestigioso premio Carlo Annoni al drammaturgo e sceneggiatore Francesco Magali, che intervistiamo oggi.

Il premio internazionale di drammaturgia Carlo Annoni compie cinque anni, tu sei il vincitore di questa edizione 2022, vuoi parlarcene?
Molto volentieri. il Premio drammaturgico Carlo Annoni è un concorso internazionale dedicato alla nuova drammaturgia a tema LGBTQI+. Attraverso una open call internazionale vengono selezionati da una giuria qualificata, anche questa internazionale, un testo in lingua italiana e uno in lingua inglese. Con il patrocinio del Comune di Milano, Del Piccolo Teatro di Milano e dell’Elfo/ Puccini, tra gli altri. Quest’anno il premio per il testo in lingua italiana è andato al mio “Il vomito di Dio” (In Cecenia i gay non esistono)”.

Un testo sull’oppressione degli omosessuali in Cecenia: perché Francesco Magali sceglie di scriverlo e come pensa di collocarlo?
Quando scrivo un testo è perché risponde a una mia esigenza / urgenza, magari sapessi prima dove collocarlo, non ne avrei altri nel cassetto in attesa! Scherzi a parte la scoperta di quello che stava succedendo in Cecenia mi ha toccato profondamente. In quel paese è in atto una repressione sistematica e violenta della popolazione LGBT+ nella quasi totale indifferenza dei paesi occidentali, Europa compresa. I sopravvissuti, aiutati a fuggire all’estero, fanno racconti raccapriccianti. La popolazione omosessuale è ricattata, taglieggiata, torturata e spesso uccisa.  Tutto ha avuto inizio la notte del 26 gennaio 2017 quando ventisette persone scomparse, dopo aver subito settimane di sevizie sono state uccise e poi sepolte in fosse comuni scavate in fretta nel giro di una notte. Le vittime erano tutti ragazzi, il più giovane aveva diciassette anni, il suo nome era Bergan Ismail Shadidovich. Per ricordarlo ho dato il suo nome al giovane protagonista della vicenda.

Come mai questo titolo? 
Il primo ministro ceceno Ramzan Kadyrov, nonostante sia stato condannato a sanzioni internazionali dopo la tragedia del 2017, e di quelle a seguire, ha orgogliosamente affermato che “non si possono perseguitare coloro che semplicemente non esistono in Cecenia”. Aggiungendo che le persone omosessuali sono “il vomito di Dio”. Paradossalmente devo alle sue terribili dichiarazioni titolo e sottotitolo di questo testo di denuncia.

Ti aspettavi un premio di questo rilievo? Raccontaci la tua emozione fresca.
Quando mi hanno comunicato di essere nella rosa dei dieci finalisti ho esultato, per me era già un premio. No, non me l’aspettavo, anche se, ovviamente, ci speravo. Aver vinto mi ha reso felicissimo. Per non parlare della fortissima emozione di sentire il mio testo recitato dagli attori, sul palco del Piccolo Teatro di Milano, luogo sacro per ogni teatrante, dove si è tenuta lo scorso undici di settembre la cerimonia di premiazione. Quando sono salito sul palco per ringraziare ero talmente emozionato che sono andato a sbattere in una quinta. Se posso vorrei usare questo spazio anche per ringraziare la giuria, gli organizzatori e il pubblico calorosissimo.

Con l’occasione vorrei renderti Mercurio del racconto di un premio che non tutti conoscono: giuria, contesto…
La giuria è composta da addetti ai lavori assolutamente prestigiosi, che, essendo molti, non nomino per non far torto a nessuno, ma volendo potete trovarli sul sito del premio. Figure significative del teatro italiano ed europeo, comunque.

Che cosa ha segnato per la tua vita la fase della chiusura dei teatri?
È stato particolarmente doloroso, anche perché ha interrotto le prove di un mio testo, intitolato Living, che avrebbe dovuto circuitare per almeno due stagioni. Dal punto di vista puramente occupazionale sono stato tra i fortunati che sono riusciti a lavorare comunque, essendo anche uno sceneggiatore televisivo di fiction. Oggi vivere di sola drammaturgia è complicato nel nostro paese.

Infatti, Francesco Magali è anche uno sceneggiatore affermato: svelaci qualche segreto circa l’inserimento dei temi più difficili nei prodotti mainstream… urgenze e vezzi.
Il concetto di mainstream  ormai si è molto evoluto e raffinato, grazie alle piattaforme e al maggiore investimento sulla serialità, che ormai affronta qualsiasi tipo di tema senza censure o edulcorazioni. Anni fa non era così, specialmente nella televisione generalista italiana. Una volta inserii in un dialogo una citazione dai tre moschettieri, non esattamente Proust o Joyce, con tutto il rispetto per Dumas. Fui ripreso dal produttore, che mi disse a mo’ di scherno: “ Sai quel è il tuo problema? Sei troppo colto”. Essendo giovane e con poca esperienza, risposi: “Non sarete voi troppo ignoranti?” Ovviamente non lavorai più con quella produzione, ma imparai l’arte della diplomazia (senza esagerare però).

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