Ci sono personaggi di cui, per qualche misterioso motivo, vengono smarrite le tracce; personaggi che rimangono sospesi in una memoria storica annebbiata che nasconde le impronte che questi hanno lasciato nella società: Gualberta Alaide Beccari è una di questi.

Giornalista, scrittrice, pubblicista, autrice di teatro e femminista ante litteram, Gualberta Beccari ha infatti passato la vita lottando per l’affermazione della dignità e dei diritti delle donne.

L’influenza Mazziniana

Nata a Padova 1842, Gualberta Beccari conosce tramite la famiglia l’amore per il teatro e per la politica: il padre, Girolamo Giacinto Beccari, è autore e traduttore di opere teatrali, la madre è attrice, la famiglia è fortemente repubblicana e vicina a Mazzini. Nel 1859 a Padova la giovane donna venne a contatto con l’ambiente degli esuli e decise di aiutare il padre facendogli da segretaria e disbrigando con lui il lavoro amministrativo al servizio dell’esercito piemontese; seppe guadagnarsi stima e considerazione per il proprio impegno, pur destando critiche da parte di chi non riteneva che quello fosse un impiego adatto ad una fanciulla. Venne infatti in contatto con molti esponenti radicali  del patriottismo italiano: da Garibaldi a Maurizio Quadrio, da Francesco Domenico Guerrazzi, ad Adelaide Cairoli. Fu proprio quest’ultima a formarle l’ideale simbolico della “nuova donna italiana”, Adelaide – che aveva perso ben quattro figli nelle battaglie del Risorgimento – incarnava il ruolo femminile che secondo Gualberta doveva esser di esempio alle donne liberali, ovvero essere moralmente centrali nella formazione e l’educazione dei cittadini futuri.

Le riviste e le opere

Nel 1868, uscì la rivista La donna“, pubblicata a Padova e diretta dalla Beccari con redattori esclusivamente di genere femminile (tra le sue collaboratrici esponenti quali Anna Maria Mozzoni, Elena Ballio, Luisa Tosco e Giorgina Saffi). Questa rivista aveva l’intento di far comprendere quando la donna fosse importante per dare un impulso di civilizzazione al popolo italiano. Gualberta decise di trattare temi poco comuni a quell’epoca di arretratezza mentale: l’istruzione superiore e universitaria delle donne, le professioni femminili, la parità salariale, i diritti politici, l’abolizione dell’insegnamento religioso nelle scuole, l’introduzione del divorzio e perfino l’abolizione della prostituzione di stato!

Tra il 1875 e il 1876 diresse anche la rivista “Il Tesoro delle Giovani Madri. Giornale illustrato delle spose e delle famiglie“, mentre dal 1886 per vent’anni Gualberta Beccari diresse anche il giornalino per ragazzi Mamma”, in cui cercò di dare voce alle sue idee delle nuove generazioni; tra il 1896 e il 1897 fondò anche una “Biblioteca educativa per ragazzi del popolo” intitolata a Clotide Tambroni.  Scrisse anche opere teatrali e raccolte di racconti (firmandosi a volte con lo pseudonimo di Flaviana Flaviani)

La rivista Donna – in cui aveva investito anche ingenti risorse economiche – dopo gli anni ’80 andò in declino, infatti, a causa dell’idealismo eroico e utopistico di cui era infarcita, venne considerata sorpassata.

La malattia

Purtroppo Gualberta Beccari , nel corso della propria vita, soffrì di una sconosciuta malattia di origine nervosa che spesso la costrinse a periodi di allettamento, limitando enormemente le sue attività.

1906 a Bologna la Beccari morì sola e poverissima. La sua malattia e l’isolamento sociale la portarono ad essere dimenticata prima dai suoi contemporanei e poi dalle generazioni successive.

Per darle la possibilità di esser riportata alla memoria vi consiglio il libro di Carmen Rita Pantano, Gualberta Alaide Beccari. Itinerario umano e culturale di una giornalista padovana 1842-1906.

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