“I famelici”. Le figure di Botero, l’obesità, la vita presa a morsi
Fame di vita. Fino al 19 gennaio 2024 saranno in mostra a Roma, a Palazzo Bonaparte, le opere di Fernando Botero. Il libro "I Famelici"
Fame di vita. Fino al 19 gennaio 2024 saranno in mostra a Roma, a Palazzo Bonaparte, le opere di Fernando Botero. Il libro "I Famelici"
Fino al diciannove gennaio saranno in mostra a Roma, a Palazzo Bonaparte, le opere di Fernando Botero, una retrospettiva dedicata al pittore colombiano e al suo universo femminile sgargiante, rotondo, grasso. Invero, non sono solo le donne a essere imponenti nei suoi quadri, anche gli uomini, i cani, gli oggetti; Botero diceva di amare le figure voluminose, piene, come omaggio alla pienezza della vita, del piacere.
C’è un bel libro edito da Bompiani, scritto da Davide D’Urso, s’intitola I famelici, parla dei nostri genitori, che hanno preso a morsi la vita, affamati di successo, desiderosi di conquistare sempre qualcosa in più. La nostra generazione, invece, è nata sazia, non è in cerca di riabilitazione, com’era un tempo, come purtroppo è oggi, per i ragazzi che sono tornati a cantare di riscatto sociale (seppur con valori sballati, figli di un mondo alla rovescia). Noi siamo quelli di mezzo, a noi la fame serve a riempire i vuoti, col cibo buttiamo giù anche frustrazioni e delusioni, non la usiamo per azzannare la vita.
L’obesità nel mondo è raddoppiata dal 1989, due miliardi di adulti sono in sovrappeso, oltre un miliardo sono obesi. Non è solo questione di diete sempre più errate e insane, di pasti preconfezionati e dolciumi di ogni tipo, spesso non è ignoranza alimentare, è che bramiamo attenzioni, è fame da deprivazione la nostra, da mancanza di affetto; noi nati nel boom economico, figli del progresso, cresciuti nel benessere, abbiamo tutto, tranne, forse, ciò che ci serve. Siamo alla ricerca di un senso, alcuni riescono a placare l’insaziabile ingordigia scorgendo un cammino, altri invece stagnano, e ingrassano.
“L’atto alimentare non si esaurisce solo nella soddisfazione di un bisogno primario (la fame), ma fin dall’inizio si intreccia con l’esigenza del bambino di una risposta alla sua domanda d’amore: che posto ho nel tuo desiderio?”
(Pace, 2015).
È fame emotiva, nervosa, fame compulsiva, quella del mondo occidentale, il sollievo momentaneo al dolore. Come il farmaco, è cura e veleno allo stesso tempo.