La pellicola dello spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia, prodotta da Netflix, uscita nelle sale spagnole nell’autunno scorso, giunge ora sulla piattaforma americana entrata di diritto nel cuore degli italiani. Alla sua prima opera, il cineasta proviene dalla televisione e dalla pubblicità, confeziona un’opera notevole che ha già trovato riscontri positivi e riconoscimenti al Toronto International Film Festival e al Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna.

Senza voler svelare la trama possiamo accennare che l’ambientazione si svolge in una prigione alquanto particolare: un parallelepipedo di cemento orizzontale con oltre 200 piani. In ogni piano due carcerati, al centro un buco. Ogni giorno scende una piattaforma con del cibo che scorre per i vari piani. Ovviamente chi è nei piani più alti ha una abbondanza di pietanze, ma man mano che si scende, i prigionieri che si trovano più in basso trovano la piattaforma quasi vuota rimanendo con la fame. È ovvio che se ogni carcerato consumasse una quantità di cibo consona tutti potrebbero nutrirsi con tranquillità.

Da questo spunto quasi buñueliano scaturiscono le profonde domande che sottendono il film. Che cos’è il bene comune? Fino a dove si spinge la nostra libertà ed inizia quella dell’altro? Saper porre nel modo corretto una domanda è importante, come ricordava un grande pensatore come Heidegger.  La pellicola riesce a toccare, in maniera a volte anche violenta e feroce, temi e deliri che vengono a sovrapporsi. Il protagonista che entra porta con sé il Don Chisciotte di Cervantes.
E come il protagonista del libro, Don Alonso Quijano, con i suoi principi cavallereschi, collide con un mondo di follia e di perdizione nel quale i principi vengono messi alla prova nel carcere “fossa”. Una prigione claustrofobica che diviene fin troppo palesemente metafora del contemporaneo, della nostra società che ha smarrito il concetto di comunità e di bene comune, come ricordava Aristotele «[…] ogni Stato è una comunità (koinonia) e ogni comunità si costituisce in vista di un bene». L’individualismo esasperato in un ambiente chiuso sfocia in violenza e disprezzo verso tutti.

Il regista spagnolo gira con mano sicura non preoccupandosi a volte di risultare volutamente eccessivo nella violenza fisica e verbale. Il protagonista dovrà passare per questo inferno dantesco per poi risalire (o nel suo caso scendere ulteriormente) e compiere il suo destino, ricordando a volte il protagonista Don Chisciotte in una lotta impari con i mulini a vento.

Le rivoluzioni a volte partono da un piccolo messaggio, da un atto a prima vista innocuo ma che inevitabilmente provocherà una serie di conseguenze importanti. Come ricordava il pensatore Guy Debord «[…] La vittoria sarà di chi avrà saputo provocare il disordine senza amarlo». A voi scoprire il messaggio/i di questa pellicola che, uscita da poco, ha già registrato un fortissimo interesse di pubblico.

Titolo originale: El hoyo

Regia: Galder Gaztelu-Urrutia

Interpreti: Iván Massagué, Zorion Eguileor, Antonia San Juan

Distribuzione: Netflix

Durata: 94′

Origine: Spagna, 2019

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