Mi fa schifo vedere quelli che credono di fare i paraculi, si sentono dei vincenti perché sanno girare intorno alle persone giuste per usarle per i propri comodi… Io profondamente, sinceramente, vorrei capire come ci si regola con quello che dicono le persone. Mi sembra che la maldicenza sia diventata uno sport nazionale, si gareggia per vincere la medaglia del più spiritoso, del più furbo, del meglio informato o che? Come funziona, com’è che si fa? Di chi cazzo ti puoi fidare, veramente?

E’ un momento strano, vedo sempre più gente ossessionata, tutti questi a rincorrere una scaglia di posto al sole, un’idea di notorietà, uno sbaffo di vittoria. Ammazza che paura. E che morti di fame.

Ma come mai succede che fai entrare in casa tua delle persone, gente che dice di volerti bene, che sorride al tuo bambino, a cui dai lavoro e importanza, che pare si apra, si confidi perfino, e poi ti accorgi che manco per niente, era tutta una montatura, nessun affetto, semplicemente calcolo, misura squallida di quanto gli puoi essere utile, di quanto abbiano da guadagnare, persone che si vantano della tua amicizia e appena volti l’angolo ti sputano addosso commenti osceni.

Eppure li hai visti e li hai sentiti, i tuoi occhi e le tue orecchie ti parevano attenti, come mai ti sei sbagliata, perché ti sei lasciata sporcare?

Questi girano attorno come cani rognosi a cercare un ingaggio, a svoltare due lire, e tu dovresti essere attenta, tu sagace e avveduta, tu l’intelligente che pretende di essere cresciuta e di riconoscere il bene e il male. No, io lo so. E’ che non sono come loro. Ringraziando iddio proprio non sono come loro. Io co ‘sti zozzi non ci voglio più avere a che fare, e non me ne frega niente se è normale, se al mondo è così che si fa.

Tempo fa, ad esempio, sono andata in un posto, e c’era Berlusconi. Attorno a lui una pozza di bava di lumache, persone a ridere troppo, a muoversi troppo, tutti protesi verso il potere, il busto espanso verso l’esterno, un fremito inguinale da far vomitare. E lui là in mezzo non era mica contento, faceva il suo ruolo ma non pareva proprio stare comodo. Certo, pena non te ne fa, uno così, però…

Anni fa, invece: a pranzo nell’unico ristorante aperto la domenica, che già ti girano che mica è Ferragosto, arriva uno e mi fa: “ Fortissimo il tuo film (I colori della vita), pensa che mi chiamavano tutti in tempo reale, commentavano le scene, tipo quando la Martinez solleva tre valigie senza sforzo con quel culone che si ritrova, e quando Garko parla, che meno male che puoi togliere l’audio così almeno lo vedi e basta, e te che ti saranno cascati gli occhi a furia di piangere in tutte quelle scene madri! Era pieno di gruppi d’ascolto, erano dozzine, tutto il frociame di Roma vi ha adorato! Sono tutti pazzi di te”.

Ora: dovrei ridere? Perché mai dovrebbe essere divertente sentir parlare in questo modo di persone a cui voglio bene, di un lavoro che ho fatto? Perché si fa? Perché è usuale sputare nel piatto in cui si mangia? Ma invece mi fa schifo, pensa un po’!

Non mi va di sentirmi in imbarazzo per la volgarità degli altri, non apprezzo lo spirito che strapazza le persone, se uno mi insulta mi offende e basta, non ho più voglia di far finta che sia normale, non mi diverto, non mi piace e lo voglio proprio dire, nomi e cognomi, tanto per il culo mi ci pigliano lo stesso, almeno fatemi dissentire, fatemi non essere d’accordo!

Quelli che per una risata ammazzerebbero la madre, quelli che se ne fottono bellamente della sensibilità degli altri pur di fare scalpore, quelli che usano le persone per i loro comodi a me non sembrano né vincenti, né tanto paraculi come credono di essere, e purtroppo non mi fanno nemmeno pena, non sono così cinica e distaccata da guardarli dall’alto in basso. Mi fanno rabbia, mi fanno tristezza, mi fanno voglia di stare a casa mia con chi mi vuole bene veramente, protetta.

Ma non è così che si campa, lo so, certo che lo so. E allora mi barcameno, imparo il mestiere di vivere, ma intanto mi faccio amare da chi sa farlo, mi godo chi sa rispettare il prossimo, nel bene e nel male, perché puoi anche non apprezzare qualcosa o qualcuno senza per questo tirargli addosso badilate di merda. Travestita da umorismo, poi. Bisogna farsi un bel recinto in cui far entrare persone buone, e gli altri se la vedessero un po’ tra di loro, che tanto sanno come si fa.

Io invece no.

Io no.

No.

Pavese dice: “La letteratura è una difesa contro le offese della vita”. E dice: “Tu non mi fai fesso: so come ti comporti, ti seguo e ti prevedo, godo anzi a vederti fare, e ti rubo il segreto componendoti in scaltrite costruzioni che arrestano il tuo flusso”. Aiuta leggere Il mestiere di vivere, di Cesare Pavese.

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