Sempre di più sulla scena televisiva italiana impazzano presenze colorate, iridescenti, spumeggianti, come ospiti fissi o occasionali, sono le drag queen nostrane. Per i pochissimi che ancora non conoscessero queste figure, o chi dovesse confonderle e farle rientrare in identità di genere alternative, ricordiamo che le drag queen sono artisti, quasi sempre uomini gay, che si esibiscono in canti, balli, parodie in abiti appariscenti, colorati e che si rifanno, nelle loro performance, ad artiste che sono a loro volta icone per stile, eccessi, visibilità e tutto ciò che possa uscire dagli schemi rendendole quasi delle maschere da indossare con un pò di trucco, parrucche e molti accessori.

Non ho potuto far a meno di notare come negli ultimi mesi siano diventate quasi parte integrante di format televisivi e non solo. Il fenomeno di questo momento è un passo avanti che segna il riconoscimento di questi artisti che sono sempre più completi e non solo travestiti da un personaggio o dall’altro. Dopo l’avvento della tv commerciale siamo stati abituati a vedere in tv comici, attori, conduttori esibirsi occasionalmente in numeri, da pseudo cabaret, in abiti femminili; esibizioni che non avevano nulla a che vedere con le drag queen; erano travestitismi da ultimo dell’anno o da carnevalate che venivano accettati facilmente dal pubblico perché era uno scimmiottare, si rimaneva uomini attenti a non femminilizzarsi, non interpretare; pur con abiti femminili l’uomo, forte del suo ruolo macista, tendeva, per un umorismo gradito in quegli anni, a ridicolizzare la figura femminile e la femminilità e si rideva delle donne più che con loro, permettendo all’uomo di riscrivere ed enfatizzare certi atteggiamenti sminuendoli e ridicolizzandoli, dal camminare sui tacchi in modo improbabile ad un trucco che oggi definiremmo volgare. Una delle figure più vicine alle drag queen di quegli anni è stata sicuramente Platinette che si ritagliò un ruolo da ospite nei salotti televisivi. Di fatto le vere drag con le loro performance non avrebbero potuto trovare posto se non nei locali dove son nate e hanno fatto la gavetta, perché in quei locali esprimevano il loro tributo alla femminilità: loro fanno tutto ciò che possa essere parte dell’universo femminile, non deridono la femminilità; i loro abiti, una volta indossati, non rimangono estranei ai loro corpi ma tutto si fonde al fine di creare un personaggio sopra le righe dalla grande visibilità e con un eccesso calcolato di ironia, colori, trucco e costumi.

Se prima era un eccezione vederli in tv, frutto di un ospitata, oggi, grazie alla cultura LGBT, l’arte, la moda sono migrate da locali a palchi importanti, tv o reality. Uno dei programmi oltreoceano che ha reso icone le stesse drag sdoganandole e portandole ad un pubblico più vasto è RuPaul’s Drag Race, un reality show statunitense che si basa su una competizione tra drag queen ed è finalmente in arrivo anche da noi l’omonima edizione italiana su Discovery+ condotta da Chiara Fancini e Tommaso Zorzi. Ma fino ad oggi, in attesa di un format a loro dedicato, ad intrattenerci sono state delle drag queen che hanno anticipato i tempi. Tra questi il noto due Karma B, composto da Mauro Leonardi e Carmelo Pappalardo, nati e cresciuti a Catania poi trasferitisi a Roma dove cavalcano la scena en travesti da 20 anni ed oggi sono di certo le drag più famose a livello nazionale, grazie a diversi passaggi in tv e alla presenza costante nel programma PROPAGANDA LIVE di Diego Bianchi su LA7.

Le Karma B sono sicuramente uno di quei casi di drag di altissimo livello sotto tutti i punti di vista: creatività, competenza musicale, doti interpretative e costumi stupefacenti realizzati da loro stessi (come nelle migliori tradizioni drag). Chi le segue in tv o da poco avrà notato che le Karma propongono qualcosa di nuovo, di diverso, non ricalcano solo le grandi icone della musica al femminile ma creano dei loro personaggi, e rivisitano, suonano e cantano dal vivo. Oltre ad osservarli in tv ho avuto occasione di conoscerle dal vivo e quello che mi ha colpito sono doti artistiche che non sempre sono necessarie ad una drag e infine, ma non meno importante la loro fisicità, l’esser statuarie con un fisico da mannequin anni ’50 sul quale sfoggiare i loro abiti pazzeschi. Inutile parlare dell’invidia del sottoscritto nei confronti del loro stacco di coscia pari alla mia altezza o quasi.

Altro caso di drag queen da poco salita alla ribalta è Peperita, Giacomo Liuzzi di Bari da anni residente a Milano. Impiegato di giorno e drag queen la sera, Peperita è diventata nota grazie alla sua partecipazione a Bake Off Italia 2020 dopo un primo tentativo andato male sul quale oggi scherza, considerato come si è poi conclusa positivamente: era stata selezionata per partecipare all’edizione precedente ma durante la prima corsa verso il tendone è caduta lussandosi il ginocchio e perdendo l’occasione che aspettava da tempo. Possiamo solo immaginare cosa possa aver provato vedendosi strappare un sogno appena diventato realtà. I fatti successivi per fortuna hanno reso quell’episodio solo un brutto ricordo e Peperita è tornata più in forma e in gamba che mai, pronta a stupire tutti con abiti e parrucche sempre diversi durante l’edizione tutt’ora in onda.

Inutile dire che la sua presenza è divertente per noi spettatori e strategica per gli autori che hanno aggiunto sicuramente un po di pepe al programma. Con questa concorrente, per fortuna presente in molte puntate, viene lanciato un grande messaggio d’inclusione all’interno di programma semplice, rivolto a tutti. Peperita ogni puntata è spumeggiante, ben visibile e personalmente trovo che la sua forza sia nella sua fisicità, un pò vicina a tutti noi, in quanto non esibisce un fisico da mozzafiato, non diventa la Claudia Schiffer delle drag quanto piuttosto la drag della porta accanto con un’ironia tutta sua. Il programma tv l’ha portata nelle case degli italiani, e gli italiani la stanno seguendo un pò ovunque, dai locali al web ai suoi cooking show, ovviamente sempre con tacco 12 e parrucca. La sua presenza, allo stesso tempo drag e pasticcera, accompagna anche i più estranei a questa forma di spettacolo, tra creazioni dolciarie e battute pungenti, il tutto sostenuto da una capacità di intrattenere con leggerezza gli spettatori, che tra un dolce e una cambio d’abito scoprono un pò di Giacomo.

Ultimo ma non meno importante, come una ciliegina su una torta (per stare in tema), è Diego ovvero la famosa La Wanda Gastrica. Già il nome è tutto un programma e con la stessa ironia non stupisce che si definisca “la drag queen più bassa d’Europa”. Il nome si rifà alla grande WANDA OSIRIS, a cui secondo me rende omaggio con il suo humor e con la sua presenza scenica che non conoscono limiti. La sua statura è inversamente proporzionale alla sua capacità di tenere il palco, di giocare in modo sarcastico, di prendersi in giro catturando, già dal suo ingresso in scena, l’attenzione del suo pubblico con il suo sorriso contagioso. Pugliese di nascita, ha attraversato lo stivale oltre ad indossarlo, ha fatto teatro, e quando ha capito che questa sarebbe stata la sua strada non si è rinchiusa in un locale dove sarebbe stata l’unica e indiscussa protagonista ma ha scelto da subito di spostarsi, viaggiare e confrontarsi con altri artisti e drag queen, crescendo artisticamente e affermandosi come un “arma di comicità di massa”: balla, canta, recita, organizza eventi ed ha una qualità che pochi secondo me hanno, di trasformarsi completamente in personaggi l’uno l’opposto dell’altro. Tendenzialmente una drag approfitta per trasformarsi in una creatura stupenda, fascinosa, ammiccante, sensuale, approfittando di tutti i trucchi e costumi a disposizione. La forte personalità di La Wanda Gastrica le consente di giocare con il proprio corpo creando personaggi quasi assurdi, dal fantastico al grottesco fino a diventare una piccola femme fatale o sosia di personaggi che già nella realtà sono improbabili . Nel suo caso una dialettica frizzante, una battuta sempre pronta e grande capacità d’improvvisazione sono segni di anni di lavoro, di ricerca e di un talento innegabile.

Le drag queen sopra citate hanno in comune la provenienza, tutte vengono dal Sud e senza sfociare in luoghi comuni credo le accomuni, oltre al talento, la voglia di rivendicare se stessi, la propria arte e spesso le persone nate e cresciute lontano dalle grandi città, dalle grandi possibilità, desiderano molto di più, sono motivate e abituate a lottare più a lungo ed è come se fossero caricate a molla nel tempo pronte a lanciarsi, rischiare e sfondare con tenacia e creatività

In tema drag queen segnalo Il film Tutti parlano di Jamie che è l’adattamento cinematografico del musical del 2017  Everybody’s Talking About Jamie  basato sulla storia vera di Jamie Campbell, sedicenne inglese che non sa quale futuro lo attenda ma una cosa la sa: vuole fare la drag queen. Attenzione: il film potrebbe far venire voglia di travestirsi, ballare e truccarsi, non imitate i protagonisti 🙂

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