Ci sono degli scrittori che hanno un dono prezioso, quello di prendere il lettore e adagiarlo su nuvole, e sebbene queste possano sembrare dei grembi ovattati dove tutto rallenta e si smorza, spesso sono anche cariche di acqua e talvolta scatenano temporali.

Kent Haruf è uno di questi scrittori qua, ti prende e ti porta con sé nel suo mondo di frasi brevi e scrittura rarefatta. Haruf è diventato famoso con la Trilogia della pianura con la quale ha fatto incetta di premi letterari e menzioni speciali, poi, prima di morire, si è messo a scrivere Le nostre anime di notte, un romanzo delicato e intenso che è stato pubblicato qualche mese dopo la sua morte. In Italia è uscito per i tipi di NNE e con la traduzione di Fabio Cremonesi

«Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.» 
«Cosa? In che senso?»
«Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola, penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.».

Nel centro di Holt, una cittadina del Colorado, un pomeriggio di un giorno qualsiasi, Addie Moore, decide di far visita al suo vicino di casa Louis Waters. Entrambi sono anziani, entrambi sono soli, vedovi e con i figli ormai lontani, sono conoscenti ma non si sono mai frequentati. Inizia così Le nostre anime di notte e poi è tutto uno scorrere di tempo trascorso insieme, discorsi, parole, confessioni sul proprio passato per liberarsi dei sensi di colpa, dei desideri ormai svaniti, degli sbagli di una vita, e non restare più soli. Nelle loro chiacchierate sussurrate sotto le lenzuola Addie e Louise si mettono a nudo raccontandosi ed esorcizzando la solitudine, il dolore per la perdita delle persone care, la vecchiaia, il pregiudizio.

Netflix ci ha fatto anche un film diretto da Ritesh Batra e interpretato da Robert Redford e Jane Fonda, ma quelli sono appunto Robert Redford e Jane Fonda e con loro è tutto più facile, mentre Addie e Louise che mi sono immaginato io sono persone normali, con più acciacchi nelle ossa e nel cuore e meno sicurezze nella testa.

I due trascorrono insieme sempre più notti e finiscono col frequentarsi anche di giorno, soprattutto dopo l’arrivo in casa di Jamie, il nipote di sei anni di Addie. Tra di loro nascono intimità e complicità, non c’è malizia, ma solo il desiderio di trascorre del tempo insieme e di vivere l’ultima parte della loro vita.

Non so se mi sono un po’ lasciato suggestionare dalle note del traduttore, ma leggendo le pagine del libro, effettivamente si percepisce una certa concitazione, una lotta contro il tempo da parte dell’autore, Kent Haruf, per terminare il romanzo, raccontare questa storia prima che fosse troppo tardi. Per fortuna, c’è riuscito.

Purtroppo però, Holt è una  piccola cittadina dove tutti conoscono tutti e questo rapporto appare assai spregiudicato e nonostante i protagonisti siano «soltanto due vecchio che parlano al buio», la gente mormora. Prima i vicini di casa, poi gli amici di Louise al bar e dopo di loro, i figli della coppia. Addie e Lousie dovranno prendere una decisione importante.

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