Il mio piano B per una Londra più autentica
Ecco tre posti imperdibili per scoprire la faccia più autentica di Londra: un quartiere, una galleria d'arte e un mercato.

Ecco tre posti imperdibili per scoprire la faccia più autentica di Londra: un quartiere, una galleria d'arte e un mercato.

Londra è una di quelle città in cui bisogna tornare ciclicamente per viverne le trasformazioni e le evoluzioni, e per fare un carico di energia, di idee e di stimoli creativi. E ogni volta si torna rigenerati. E’ quello che è successo a me in quest’ultimo viaggio nella Square Mile, così chiamata per la sua estensione di 1,12 miglia quadrate. Ma come visitarla senza cadere nei classici itinerari turistici superaffollati? Ecco qualche suggerimento per una Londra meno inflazionata, più autentica e sincera.
E’ l’area dei canali di Londra, un’elegante zona residenziale. Per raggiungerla si può scendere alle fermate Edgware Road o Warwick Avenue sulla Bakerloo Line della metro londinese. Il tragitto a piedi per raggiungerla è affascinante, ma anche leggermente degradato per via delle acque sporche dei canali, dove si vede galleggiare di tutto. Ma quando si arriva al punto in cui i tre canali si incontrano nel Browning’s Pool, creando al centro una piccola isola dominata da un salice piangente, l’atmosfera cambia completamente, e ci si ritrova in un contesto romantico e decadente.







Lunghi barconi sono ormeggiati sulle due sponde, e si capisce subito che la gente ci vive dentro, perché sono arredati di tutto punto. Se in un barcone si intravede una lampada accesa, là si scorge una libreria, su un tavolo un bel vaso da fiori, altrove dei panni stesi. Da un barcone vedo uscire un giovane dall’aria dandy, con bei ricci biondi che gli cadono sul cappotto Chesterfield di raffinata fattura. La Little Venice non offre solo la possibilità di splendide passeggiate lungo i canali, ma anche ristoranti, negozi, teatri e pub, tra cui tre considerati storici: The Warwick Castle, The Warrington e il Prince Alfred. Tra i residenti in questa zona c’è Paul Weller, voce e chitarra degli Style Council.


E’ una delle più importanti collezioni d’arte al mondo (fermata Temple, sulla District Line), eppure poco conosciuta e poco frequentata se si confrontano i suoi numeri con quelli del British Museum o della National Gallery. La sua ricca collezione, che spazia dal Rinascimento al XX secolo, si sviluppa su tre piani: al primo si trovano opere pittoriche o scultoree del periodo medievale o primo Rinascimento, il secondo è dedicato ai capolavori del Rinascimento fino al XIX secolo, il terzo ai più grandi interpreti dell’Impressionismo europeo. Il capolavoro più emozionante della sezione medievale è un piccolo dittico trecentesco in avorio inciso con scene della passione di Cristo. Nel guardarlo non si può fare a meno di pensare a quanta grazia e delicatezza ci sia stata nelle dita di chi lo ha realizzato.

Al secondo piano si resta abbagliati dall’armonia pittorica dell’opera di Rubens “La famiglia di Jan Brueghel il vecchio”, un ritratto di famiglia toccante in cui colpisce l’intima intesa che c’è tra la madre e i due bambini, e il gioco di mani intessuto tra di loro. Un’intesa dalla quale resta un po’ escluso lo stesso Jan Brueghel, che rimane sullo sfondo, dietro, quasi per non disturbare quella familiare intimità.

Al terzo piano è tutta una emozione: qui si incontrano i più grandi del XX secolo, da Modigliani a Monet, da Seurat a Van Gogh, e la cosa meravigliosa è che si può finalmente restare a lungo davanti al quadro che più ci colpisce, perché non c’è la ressa che si può incontrare nei maggiori musei come il British. Il gioiello inatteso? Il rapido schizzo di Édouard Manet in cui l’artista, con poche pennellate dai colori tenui, ci regala la leggera rotazione del collo di una donna di cui riusciamo solo a indovinare l’elegante silhouette.

Nell’ampia sala dell’ultimo piano si resta ammaliati dalla tecnica del puntinismo, che ritroviamo in alcune tele di George Seurat, pittore francese considerato il precursore di questa originalissima tecnica pittorica. Seurat non realizza solo paesaggi con questa sofisticata tecnica, ma anche ritratti, come quello affascinante di una donna che si incipria.

La Courtauld Gallery vi sedurrà anche per la sua architettura, con una singolare scala elicoidale, la cui costruzione suscitò grandi critiche per l’ardita concezione della rampa che sale all’ultimo piano.

All’uscita, lasciatevi trascinare delle atmosfere fresche e disimpegnate dei ragazzi e delle ragazze che affollano la strada. Già, perché proprio di fronte alla Courtauld Gallery c’è il King’s College London, uno tra i più prestigiosi atenei del mondo. Nato come uno dei due college fondatori dell’University of London, e la quarta più antica università britannica, fondata nel 1829 dal re Giorgio IV.


Il Borough Market (fermata London Bridge sulla Jubilee Line) è il mercato comunale del distretto di Southwark, ed è considerato uno dei più grandi al mondo. L’arrivo è come una secchiata d’acqua fredda in faccia, perché si entra all’improvviso in un caos di colori, suoni, rumori e corpi che scivolano tra gli stand pieni zeppi di cibo di ogni provenienza geografica, mentre sopra le nostre teste sfrecciano i treni della London Bridge Station diretti a nord-est, verso Liverpool, Birmingham e Bath, scatenando rumori di ferraglie. Ortaggi, verdure, funghi, formaggi, si alternano a dolci, torte rustiche, hotdog, in un potpourri di grida e voci che si sovrappongono. Impossibile non cedere al fascino di questo luogo, dove rischierete di trascorrere tutto il pomeriggio ritrovando davvero la Londra più autentica.


Per il resto, lasciatevi trasportare dalla più antica rete metropolitana del mondo, the tube, di cui alcune stazioni sono davvero storiche, come quelle della Circle Line, che risale al 1863. E ricordatevi che questo è ormai un territorio cashless, dove se avete solo i contanti, rischiate di non poter consumare, come si legge a chiare lettere in tanti ristoranti e negozi dove il cliente è avvisato “we are card payment only!”.

