#DieciMilleUnMilione. Nasce una nuova campagna per dare voce all’Italia che non ha voce e che vuole ottenere l’introduzione, nel nostro Paese, di un salario minimo orario di dieci euro, mille euro di reddito minimo mensile garantito a chi è fuori dal mercato del lavoro, e un milione di nuove assunzioni nel pubblico impiego per ridare ai cittadini servizi pubblici degni di tale nome. La lancia Paese Reale: un gruppo di ricercatori e ricercatrici, attiviste e attivisti sindacali, docenti, professioniste e professionisti, insieme a lavoratrici e lavoratori di ogni settore e in ogni condizione che, a partire dal riconoscimento delle proprie precarietà, vuole provare a riscrivere questa fase di uscita dalla nuova crisi post-pandemica disegnando un cambiamento strutturale delle garanzie su cui possa contare chi è stato lasciato indietro dalla competizione per la sopravvivenza.

Secondo il gruppo di pressione, c’è un filo rosso che collega giovani e meno giovani, disoccupati e sotto-occupati, salari da fame, contratti precari, welfare ridotto a prodotto acquistabile da pochi che affollano il Paese reale. Un filo rosso che, spiegano,

“parte da lontano, da un sistema diseguale, autoreferenziale, creato da e su misura di pochi e per pochi. Nel quale, dietro la facciata della ‘meritocrazia’, si nasconda solo la tutela delle rendite di posizione di chi ha già troppo”.


Il gruppo sottolinea che mentre questa narrativa dominante si riempie la bocca con diritti sempre più formali,

“attacca e distrugge i diritti sostanziali. Che mentre rende la ‘solidarietà’ l’ennesimo prodotto vendibile, propugna una società sempre più individualista e atomizzata. Un massa di individui soli e sospettosi, in competizione perenne per un tozzo di pane”.

La crescita del Pil italiano al 6,3% “significa che gli imprenditori stanno facendo un sacco di soldi. L’aumento esponenziale di contratti precari e l’inflazione al 3,8% significano invece che la maggioranza dei lavoratori si sta impoverendo, come spiega la Campagna. Come riequilibriamo la situazione? Introducendo un salario minimo, rafforzando il reddito di cittadinanza e i servizi pubblici. Paese Reale raccoglie e presenta una serie di storie personali di chi cerca risposte e contatta la pagina Fb raccontando la propria condizione personale: “Sono molto felice, in cooperativa mi hanno dato un nuovo progetto e aumentato le ore a 30”. Un’amica e compagna racconta che il lavoro in cooperativa prosegue bene – raccontano dalla campagna – “peccato, aggiunge, che per 30 ore la settimana non arrivi neanche a 1000 euro. Se non facessi un altro lavoro che mi da altri 6-700 euro al mese non saprei come campare dignitosamente in una grande città”.

Paese Reale, dunque, si assume, così, la responsabilità di dare la voce a chi non ce la fa e la possibilità a esperte e esperti scomodi, regolarmente ignorati dall’informazione mainstream, di proporre letture fattuali ma inascoltate delle dinamiche di generazione di questa esclusione neofeudale che nel nostro Paese si sta moltiplicando, proponendo delle soluzioni adeguate quanto, al momento, ideologicamente e faziosamente inesplorate. Attraverso la pagina Fb si può aderire all’iniziativa e partecipare ai momenti di autoformazione e pressione istituzionale proposti dal gruppo di coordinamento, o semplicemente curiosare per provare a capire come cambiare questa situazione personale e collettiva in cui il senso di colpa indotto in chi non ce la fa paralizza la mobilitazione e il cambiamento.
Per l’operaio, per l’insegnante, per lo studente, per il neolaureato, per chi è disoccupato e per chi non ha ancora nemmeno trovato il primo impiego. Il Paese reale.

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