Eccone un altro che vuole ri-fare qualcosa! Se i primi pensieri che ti sono venuti in mente leggendo il titolo di questo Blog sono questi, ti chiedo: ma li hai visti quelli del Blog accanto al mio?! Qua su ReWriters tutti vogliono ri-fare, anzi ri-scrivere, qualcosa. Quindi non prendertela con me! Se poi l’obiezione è più sottile e va più sul “eh ma tanto le cose si ri-fanno comunque continuamente da sole anche senza immischiarcisi e incasinandole pure di più” – obiezione eracliteo-heideggeriana, diciamo – allora sarei tentato di darti ragione e di non iniziarlo nemmeno questo blog. Piuttosto mi andrei a piazzare sul punto più estremo del molo della baia sotto casa (al momento scrivo da una località sulla costa centro meridionale della Sicilia), aspettando di veder passare un orso polare su un iceberg seduto su una cassa di coca cola – considerati i risultati di COP26 l’altra settimana a Glasgow, temo che a breve non ci resteranno più neanche gli iceberg su cui far viaggiare gli orsi polari.

Ma anche se a me gli eracliteo-heideggeriani stanno pure simpatici, nel loro imperturbabile atteggiamento zen, io preferisco quelli che provano strenuamente a modificare il corso della pallina quando giocano a flipper, soprattutto quando vedono che la pallina rischia di assumere la traiettoria che potrebbe condurla in quell’area placida che suscita sgomento e disappunto rassegnato in chiunque abbia mai sfidato un flipper. È l’area dedicata alla meccanica dell’inesorabile, quella governata dalle leggi della fisica più semplici, quelle cioè che descrivono e prevedono al millimetro/secondo il modo in cui quella traiettoria lineare ed elegante andrà a condurre la biglia tra le chele del flipper che convulsamente, quanto pateticamente, proveranno ad evitare il game over.

L’ho presa troppo alla larga? Non credo. Semmai, ho costruito uno spazio metaforico nel quale il momento topico assomiglia ad un qualcosa che sa di giorno del giudizio da fine dei tempi. In realtà, ovviamente, non è così.

Credo che sia tempo di uscire dalla metafora: prendi un bambino o una bambina, vedi dove sono nati, che titolo di studio hanno i genitori e già questo basta per sapere che la biglia del loro destino si dirigerà molto presto in quell’area placida del flipper, in cui c’è spazio solo per la forza di gravità. Se nasci in un posto con poche opportunità, da genitori che non hanno potuto studiare, non sarà necessario alcun metodo divinatorio per raccontare in anticipo la direzione che prenderanno quelle vite. Bastano alcune statistiche.

Ragazzə che finiscono in game over

Per dare un’idea, nel caso si volesse approfondire, questo documento pubblicato dall’ISTAT nel Giugno del 2021, circostanzia ed illustra bene, peraltro sinteticamente – giusto per cominciare leggeri – quello di cui sto parlando e che sarà a più riprese tema del blog: ragazzi e ragazze finitə precocemente in game over, cioè che non hanno concluso il loro percorso di istruzione e formazione, che non sono in nessun percorso professionalizzante, che non hanno una occupazione – persone che non hanno la possibilità materiale di partecipare attivamente alla creazione e trasformazione continua della società, ovvero di realizzare se stessi. Questa perdita non solo non è più tollerabile, ma non è sostenibile per la società. Se non hai ancora letto il documento dell’ISTAT che ho linkato sopra, allora comincia da questo dell’OCSE. È un grafico devastante nella sua semplicità: circa il 27% di giovani adulti in Italia tra i 20 e i 24 anni è un NEET, cioè non sta studiando, non sta lavorando e non si sta formando. Non è un fenomeno nuovo per l’Italia, anzi è talmente poco nuovo che è diventato come quei soprammobili che sta lì in un angolo e non lo si percepisce neanche più.

Una società più partecipata

Questa è la ragione di questo blog. Raccontare cosa è possibile fare per far cambiare traiettoria alla biglia del flipper che rischia di finire in game over, proponendo direzioni di riscrittura possibile dell’impianto educativo, per la promozione di una società più sostenibile perché più equa e coesa. Vi do un indizio: partire dalla lezione dell’economista e filosofo indiano Amartya Sen e della filosofa americana Martha Nussbaum sull’etica delle capacità, e puntare sulla formazione di bambinə e studentə da abilitare ad essere dei leader che sanno assumersi la responsabilità di accelerare il cambiamento di cui hanno bisogno per se stessi e la società.

Foto di un orso polare su un iceberg al largo del canale di Sicilia
(non è una fakenews, ma una metafora – leggi l’articolo!)
Condividi: