La rinuncia alla lingua. Valeria è nata e cresciuta a Rodi dove ha perduto sua sorella, Sybilla. Da allora ha sempre rifiutato il greco. La rinuncia  mostra, fin dalle prime pagine, il potere che Valeria attribuisce alla lingua. Una nuova lingua è una nuova personalità e quindi una nuova trama.

Le parole per Valeria sono abracadabra con il potere di costruire, modificare, conferire l’esistenza stessa e allo stesso modo distruggere e cancellare. Valeria ha smesso di parlare la sua lingua madre perché usare le parole di quell’idioma significava riproporre continuamente a  se stessa il dolore della perdita di sua sorella, ricostruire costantemente la vita isolana e il tempo in cui ancora si poteva sperare nella guarigione. Pronunciare a voce alta un difetto fisico significa generarlo, ripetere le stesse parole significa creare una routine, pronunciare un fioretto salvare la vita di Martìn, e non dire addio alle persone significa non perderle. 

Le parole che Valeria sceglie, quando parla o quando scrive, generano continue trame alternative e danno vita a una performance a cui Valeria ambisce e che vuole interpretare, la costruzione artificiale di sé, la migliore versione di sé possibile. 

Secondo sua madre, il suo stesso nome, Valeria,  è un abracadabra: colei che sta bene, che è in salute. Eppure è tutta un’illusione perché smettere di parlare il greco non darà che un solo attimo di sollievo ai ricordi dolorosi di Valeria, né i voti pronunciati a voce alta apporteranno influssi benefici. Solo se accetterà di nuovo quella lingua, Valeria saprà fare pace con se stessa.

Valeria Costas, protagonista de Il ritratto di Ilaria Bernardini, è una scrittrice di 55 anni, 25 dei quali trascorsi come amante di un uomo ricco e sposato di nome Martìn Aclà. Quando Martìn ha un ictus, Valeria entra nella sua casa a Londra con una scusa: chiede alla moglie dell’uomo, Isla, artista e pittrice, di ritrarla per l’immagine di quarta di copertina del suo ultimo nuovo libro. Isla accetta. Da quel momento, assecondando il suo bisogno di stare vicino a Martìn, Valeria frequenta casa Aclà, conosce i suoi figli, i suoi spazi, la sua cucina, i gusti della sua vita altra.

Quella di Valeria è una figura costruita con grande cura tanto che noi, da lettori, siamo in grado di vedere la provenienza dei suoi gesti, le pose, le scelte lessicali, le alterazioni e i suoi tic. Per costruire la propria immagine la protagonista prende con sé grandi e piccole tessere raccolte da mosaici altrui e le pone sopra la figura di sé che propina al mondo.

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