Da qualche settimana si fa un gran parlare del trailer de La Sirenetta, versione live-action, della Disney.

Tuttavia il motivo di tante chiacchiere non sono né le doti di cantante e attrice di Halle Bailey, né la ricostruzione dei bassifondi marini, né la regia di Rob Marshall, noto soprattutto per aver diretto il musical Chicago e il sequel di Mary Poppins.

Oppure alla splendida ambientazione nella nostra Sardegna, dove si sono in parte svolte le riprese nei mesi estivi del 2021.

Si parla tanto di questo trailer perché Halle Bailey ha, per citare un famoso film, “una diversa pigmentazione” rispetto alla Ariel del film di animazione.

Insomma Halle Bailey è di colore. E per molte, troppe persone, questo è un grosso problema.

Ebbene sì. Siamo nel 2022 eppure vi sono ancora degli individui che si fanno dei problemi perché qualcuno è di colore.

Si parla di politicamente corretto imperante, di non rispetto della cultura bianca e dell’opera di Anderson, che “da danese non avrebbe mai voluto una sirenetta nera!

Hans Christian Andersen fu scrittore noto soprattutto per le sue fiabe, tra cui, oltre alla succitata Sirenetta, possiamo ricordare I Vestiti nuovi dell’Imperatore, La Principessa sul Pisello, Il Brutto Anatroccolo, La Regina delle Nevi, Mignolina, La Piccola Fiammiferaia, Il Soldatino di Stagno.

Quando scrisse La Sirenetta, lo scrittore danese mise molto di se stesso e del suo dramma nascosto. Anderson, difatti, si sentiva isolato a causa della propria omosessualità e temeva di non poter essere mai amato da nessuno, come succede nella sua favola alla sua Sirenetta, che, a differenza di quella del film di animazione Disney, non ha nessun lieto fine.

Il tema del diverso è assai presente nella sua opera visto che la Sirenetta è costretta ad automutilarsi, farsi levare la coda da pesce e la voce, per cercare di farsi amare dal principe, senza successo peraltro.

Siamo abbastanza sicure che, coloro che, stanno criticando il colore della pelle di Halle Bailey non conoscano questi retroscena e probabilmente sarebbero inorriditi dal sapere che il maschio bianco Anderson fosse gay.

La Disney segue il
politicamente corretto?

No, la Disney segue il marketing e sa che la comunità afroamericana è una parte importante del suo pubblico, così come sa che moltissime persone non afroamericane non si interessano granché dell’etnia delle attrici e degli attori.

Si interessa della loro bravura e della loro avvenenza.

Halle Bailey è brava e bella e rende bene nel trailer una delle canzoni portanti de La Sirenetta, Part of World, mostrando la sua voglia di uscire dal proprio mondo per inseguire il suo sogno.

Perché è quello che fa Ariel.

Vuole seguire il suo sogno e per farlo, finisce per mettersi nei guai, quando il padre non vuole appoggiarla, perché accetta le lusinghe della Strega del Mare, che vuole la sua meravigliosa voce per darle delle gambe umane, che le permetterebbero di stare con Eric.

Ariel, come Anderson, non pensa a farsi amare così com’è. Dopotutto in casa si sente poco capita per il suo modo di essere quindi crede che liberandosi del suo essere sirena, potrà farsi amare.

Se non ci si sente amati in famiglia, è difficile che poi ci si senta così sicure da volersi mostrare come si è realmente.

Vorremmo aggiungere una piccola vis polemica.

Per secoli Otello fu interpretato da attori bianchi con la faccia colorata di marrone.

A teatro le donne non potevano recitare e i loro ruoli erano interpretati da maschi.

Al cinema, i personaggi di etnie non bianche erano sempre interpretati da attori bianchi.

Uno dei casi più eclatanti fu John Wayne che interpretò Gengis Khan, celebre conquistatore e sovrano di nazionalità Mongola, vissuto tra il 1100 e il 1200.

Wayne era un grande attore, questo non lo si può negare, soprattutto quando si allontanava dai soliti personaggi: riguardatevi ad esempio l’evocativo Il Barbaro e la Geisha di John Huston, che narra del primo incontro tra la comunità statunitense e quella giapponese.

Tuttavia Wayne, famosissimo per il ruolo di giustiziere bianco contro i cattivi indiani, aveva, nella vita reale, discutibili idee suprematiste bianche, come si evince in una sua intervista del 1971

«Credo nella supremazia bianca fino a quando i neri non vengono educati da un punto delle responsabilità. Non credo nel dare autorità e posizioni di leadership e giudizio alle persone irresponsabili. Non mi sento in colpa per il fatto che cinque o dieci generazioni fa queste persone erano schiave».

Rispetto ai nativi americani, Wayne dichiarava:

«C’erano un gran numero di persone che avevano bisogno di nuova terra e gli indiani stavano cercando egoisticamente di tenerla per sé».

Eppure nessuno fece polemiche quando interpretò il conquistatore mongolo, si guardò soltanto alla bravura dell’attore.

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