(English translation below)
Ai piedi della sorgente della Drava a Dobbiaco, sotto la Cima Nove a San Candido, sentiamo quanto l’uomo sia un nomade detronizzato al cospetto dei viaggi degli elementi.

Non so quanto una sua particella impiegherà a raggiungere il Danubio, ma l’acqua della Drava fa presto a ingrossarsi e corre subito veloce. Fa in tempo a ricevere il rinforzo di due affluenti prima di procedere per il suo percorso mitteleuropeo ed entrare in Austria.

Poi la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria e finalmente, ormai in Serbia, l’ingresso nel Danubio dopo 750 chilometri – nessuno lo sa, ma – altro che Po – la Drava è il fiume più lungo che nasce in Italia.

Infine, il filtro cosmopolita del delta – tra Romania, Moldavia e Ucraina – e l’ingresso trionfale nel Mar Nero. Parte della sua acqua raggiungerà Istanbul, dove si dice che arrivi compatta e ancora fresca e perfettamente potabile; ma un’altra disperdendosi tra le onde degli Argonauti potrebbe anche intrufolarsi nel mare di Azov, fino a toccare la costa di Mariupol. 

Così si compie il viaggio dalla pace delle Dolomiti all’inferno della guerra, e uno dei luoghi più incantevoli d’Europa è legato con un filo liquido e diretto a uno dei luoghi più atroci. Si parte sottoterra, come ogni sorgente, si esce e si corre all’aria aperta, e il fine corsa è di nuovo nei sotterranei, quelli dell’acciaieria Azovstal. Se l’acqua potesse pensare, osserverebbe uomini e donne liberi da una parte, prigionieri e allo stremo dall’altra. 

Non è una figura retorica, ma un dato di fatto. Perché quella della Drava, in quanto affluente del Danubio, è prima una variante iniziale e poi il grande viaggio del Danubio, con la sua geografia ramificata e mobile, dove anche San Candido-Italia ha il suo collegamento con Mariupol-Ucraina – Candido e Maria, come un fratello e una sorella dai nomi di una medesima civiltà. 

In Danubio di Claudio Magris il fiume è un tappeto acquatico di trame storiche, vicende umane, lingue e religioni, opere d’arte e valzer, erotismo e cibi, e anche castelli, assedi e guerre.

“Incurante degli orfani delle sue sponde, il Danubio scorre verso il mare, verso la grande persuasione”,

scrive il grande triestino, e la geografia mette effettivamente in connessione i destini.
È un libro divino come solo i classici sanno esserlo perché insuperato come letteratura dedicata a un fiume, e perché questo fiume è il Danubio, il cui bacino idrografico tiene insieme mezza Europa, anche il dolore di Mariupol con la compassione delle Alpi. 

Grazie alla Drava anche l’Italia ha i suoi diritti di navigazione. Come sempre, gli ordinamenti giuridici combaciano con corrispondenze reali, perché davvero la neve delle Dolomiti viaggia fino al mare di Azov, in quel pensare in più popoli, come scrive Magris. 

Mariupol, siamo vicini. Assediati, vi arriva la nostra acqua alpina. Ai piedi della sorgente della Drava, siamo vicini. Quello a cui ha pensato la natura, è negato dall’uomo, dalla sua rinuncia. 

ENGLISH VERSION

The journey of the Drava from the peace of the Dolomites to the hell of Mariupol

At the foot of the source of the Drava river, under the Cima Nove in San Candido, we can feel to which extent humans are so little nomads compared to the traveling capacity of elements. I don’t know how long it will take a particle of him to reach the Danube, but the water of the Drava swells quickly and runs fast. It still receives the reinforcement of two tributaries before proceeding on his Central European route and entering Austria.

Then Slovenia, Croatia, Hungary, and finally, almost in Serbia, the entry into the Danube after 750 kilometers – no one realizes that not the Po, but the Drava is the longest river that originates in Italy. Finally, the cosmopolitan filter of the delta – between Romania, Moldova, and Ukraine – and the triumphal entry into the Black Sea. Part of its water will reach Istanbul, where it is said to arrive compact and still fresh and perfectly drinkable; but another, dispersing among the waves of the Argonauts, could also sneak into the Sea of ​​Azov until it touches the coast of Mariupol.

Thus the journey from the peace of the Dolomites to the hell of war takes place, and one of the most enchanting places in Europe is linked through a liquid and direct thread to one of the most suffering places. It starts underground, like any spring, it goes out and runs in the open air, and the end stop is again underground, in the Azovstal factory basements. If water could think, it would observe free men and women on one side, prisoners and exhausted children on the other.

It is not a figure of speech, but a fact. Because that of the Drava is first an initial variant and then the great journey of the Danube, with its articulated and mobile geography, where San Candido-Italy has its connection with Mariupol-Ukraine – Candido, and Maria, like a brother and a sister with names of the same civilization.

In Danubio by Claudio Magris the river is an aquatic carpet of historical plots, human events, languages ​​, and religions, works of art and waltzes, eroticism and food, and even castles, sieges, and wars. “Regardless of the orphans of its banks, the Danube flows towards the sea, towards the great persuasion”, writes Magris, and geography actually connects destinies. It is a divine book, being a classic and unsurpassed as literature dedicated to a river, and this river is the Danube, whose drainage basin holds half of Europe together – even the pain of Mariupol with the compassion of the Alps.

Thanks to the Drava, Italy also has its navigation rights on the Danube. As always, the legal systems correspond to real correspondences, because the snow of the Dolomites really travels to the Sea of ​​Azov, in that “thinking in more peoples”, as Magris writes.

Mariupol, we are close. Besieged, our alpine water arrives there. At the foot of the source of the Drava, we are close. What nature has provided, is denied by man, by his renunciation.

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