La scena musicale romana contemporanea è giovane e frizzante. Negli ultimi anni sono sempre più le etichette indipendenti che si affacciano sul mercato e ancor maggiore è il numero degli artisti che promuovono nuovi progetti musicali. Si spazia tra i generi più diversi, dall’indie alla trap, dal rap al rock, e spesso la linea di discrimine va a confondersi e si palesano contaminazioni molto interessanti.

Fly Away

In questa sede vorrei allora presentare un artista giovanissimo, Fly Away, pseudonimo di Michele De Sanctis. Annata ’99, nato a Padova ma cresciuto a Roma, si avvicina già dai primi anni dell’adolescenza al mondo del rap.

Come accennavo, il discrimine tra i generi musicali oggi è molto blando, d’altronde la musica è specchio del mondo e della società che le fa da culla; il rap può non essere più, e non è, quello aggressivo e crudo di vent’anni fa, ma spesso ha tonalità molto più soft. Le produzioni di Fly Away ne sono un buon esempio.

Martedì 8 febbraio, è uscito Graffi il suo primo singolo ufficiale e ho colto l’occasione per intervistare Michele e farmi raccontare un po’ del progetto Fly Away.

Quando e come nasce Fly Away? È il primo progetto musicale in cui ti imbarchi? Da dove è partito tutto?
Ho iniziato a scrivere testi sin dai primi anni del liceo, anni in cui il rap in Italia iniziava ad uscire dai confini di genere underground per entrare nel mainstream. Nella rabbia degli artisti che ascoltavo riconoscevo spesso quella che vivevo io, come è normale a 14 anni, periodo di incomprensione totale. Ho iniziato a sfogarla sui fogli, penna in mano e giù a scrivere.

Ho incontrato persone che facevano la stessa cosa e da lì è partito tutto. Poi ho conosciuto le turbe giovanili di Fabri Fibra, le liriche di Primo Brown, due artisti che mi hanno fatto capire più di tutti che questo tipo di scrittura poteva essere una forma di poesia. I testi sono diventati così il mio canale d’espressione e sfogo, lì davo forma a emozioni e pensieri che altrimenti non avrei saputo spiegare. Scrivere era il mio modo per ‘volare via’, per cercare di capire le cose guardandole da fuori, da qui Fly Away.

Fly Away

È appena uscito il tuo primo singolo ufficiale Graffi. Raccontaci un po’ del percorso di genesi di questa traccia, dei pensieri, delle sfumature e dei dubbi che immagino possano averti accompagnato.
Ho pubblicato molte canzoni da quando scrivo, ma questa è la prima che esce su tutte le piattaforme digitali, rappresenta infatti un traguardo molto importante per me.
Ho scritto questo testo in un momento di presa di coscienza, i mostri e le gioie del passato sono centrali, ma ancor di più la loro accettazione («o non vivo o convivo»). C’è crescita, la consapevolezza che i risultati raggiunti non siano scontati ma frutto di un percorso («sto così tranquillo, non è mica easy»). Di pari passo restano salde le paure rispetto al futuro.

Ho trovato la base molto fresca, mi ricorda Porto, una delle tracce che preferisco di Worakls, produttore francese. Strumentale e cantato sono molto equilibrati, il ritmo è scattante, affatto ripetitivo, il che non è scontato per niente. In Graffi non c’è monotonia, non c’è piattume, è coinvolgente, è leggera e mai superficiale, così il testo come la base. Chi ci pensa alle basi? E invece il testo è finzione letteraria o ci racconti diapositive di te stesso?
Di solito le basi sono prodotte da altre persone e questo mi porta a sperimentare la scrittura anche su generi parecchio diversi tra loro, cosa molto stimolante. Ogni canzone è un incontro, ogni artista ha una visione unica.
Dietro a molte collaborazioni c’è un’amicizia, altre sono frutto di incontri casuali, ma il risultato è sempre un grande arricchimento personale.

Graffi è stata prodotta da un ragazzo che ho conosciuto tramite la piattaforma SubmitHub, che consente ad artisti di tutto il mondo di entrare in contatto. La chitarra mi ha subito preso, ci ho scritto sopra di getto ed è nata la canzone.

Il lavoro di mixing e mastering è stato fatto dai ragazzi di Cantera Records, l’etichetta indipendente con cui collaboro, che hanno saputo esaltare le sonorità al massimo.
Di solito i miei testi riportano esperienze personali arricchite da riflessioni e immagini di fantasia, il confine tra realtà e finzione è quindi relativo. Sono un grande appassionato di Murakami, il suo stile onirico mi ha molto condizionato e influenza tutt’ora il mio modo di scrivere.

Fly Away

Come vivi il tentativo di infilarti in una realtà, sì stimolante, ma altrettanto competitiva e incerta come quella della scena musicale romana? So che è ormai svariato tempo che punti a fare della musica il tuo mondo e, perché no, un mestiere, la tenacia non ti manca di certo, ma hai anche un piano d’attacco? Hai idea di come muoverai i prossimi passi?
Senza dubbio può spaventare l’idea di non avere un percorso definito, ma guardandomi intorno vedo che l’incertezza accompagna tante persone della mia età, quindi penso sia normale. La scena musicale romana è attivissima, ci sono tantissimə ragazzə che condividono questa passione, i risultati poi si vedono nelle classifiche.

Questo mi dà sicurezza perché mi sento ispirato e supportato da tante personalità di talento.
Penso che inizialmente sia fondamentale farsi sentire, girare il più possibile e concretizzare nei live. Voglio pubblicare lavori ben curati, già questo mi riempie di soddisfazione, poi cercherò di muovermi nel modo giusto per avere più feedback possibili.

Hai in programma qualche nuova uscita?
Ho molto materiale da parte. A breve usciranno dei nuovi singoli ad anticipare un EP in collaborazione con Greta, artista fantastica. Sarà un progetto incentrato sulla sensibilità, le sonorità saranno molto diverse da quelle di Graffi, non vedo l’ora di dirvi di più!

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