Per raccontarvi Io riparo violini scritto e illustrato da Fabrizio Silei edito da Caissa Italia vorrei cominciare col dire che adoro i libri che sanno raccontare la loro storia sin dai risguardi ovvero dandoci un respiro di tempo e narrazione prima e dopo la narrazione vera e propria del libro.

Io riparo violini è un albo illustrato con protagonista un orso che di mestiere ripara violini: lui sa tutto dei violini ed ha studiato a lungo per poter fare il suo mestiere con grande professionalità, bello vero? Peccato che nel Bosco dei Cerri dove abita l’orso Edu di violini non se ne vedano poi tanti. Che fa un riparatori di violini dove violini non ce ne sono?

“Io riparo violini”, la storia dell’orso Edu

La storia parte da qui per raccontarci come e quanto le doti di mastro liutaio di Edu possano in realtà avere tante finalità: Edu sistema sedie, crea stampelle per chi zoppica, intrattiene piccoli conigli, pela patate e molte altre cose. Edu arriva a fine serata esausto solo una lunga giornata di lavoro e si ritrova ogni sera ad esclamare

“Com’è faticoso riparare violini!”

anche se di violini non ne ha visto nemmeno l’ombra.

La storia oltre la storia, per riflettere

La narrazione si chiude in un bel modo originale e significativo che non vi svelerò perché spero lo scoprirete da soli nella lettura, dico solo che un violino alla fine compare e che il risguardo finale avrà parecchio da farci inferire e presagire.

Ma cosa ci racconta, in fondo, la storia di Edu che ripara violini ma di fatto non è che poi ripari davvero violini tutti i giorni?

Mah, tantissime cose; ogni lettore troverà il senso della propria lettura, la propria interpretazione, il modo in cui il libro parla a lui personalmente. Io ci vedo anche un racconto sull’identità: da un lato la necessità di riconoscersi in qualcosa, dell’assumere una professionalità che diventa parte integrante della personalità e identità del protagonista; dall’altro il come questa identità si moduli abbandonando rigidità che impedirebbero ad un’anima come quella di Edu di esprimersi come dovrebbe.

Non c’è dubbio che Edu ripari violini, ma potremmo allo stesso modo non avere dubbi che il mestiere di Edu sia quello di mettersi a disposizione e di prendersi cura facendo di volta in volta ciò di cui c’è bisogno all’interno di una comunità. Quale parte di Edu è migliore? Quella che ripara violini o quella che a partire dalla capacità e volontà di riparare violini sa poi mettersi a disposizione per fare ciò che c’è da fare anche in assenza di violini?

Chissà se c’è una risposta e chissà se abbia poi senso porsi una domanda del genere, quello che resta e che più importa è che in Edu i bambini e le bambine incontreranno un personaggio capace di mettersi a disposizione, di fare i conti con la propria identità non sempre facendoli giusti, questi conti, ma sempre mettendosi a disposizione della propria comunità e poi, sì, forse, ad un certo punto, capiterà anche di incontrare un violino, e magari di non essere soli al momento dell’incontro,

“e allora si balla!”.

E i vostri bambini e bambine, cosa fanno? E come poi impiegano davvero quello che sanno fare? Dove si rintana il talento dell’anima?

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