Uno dei miei peggiori incubi è quello di svegliarmi con la bocca chiusa. Non ricordo da quale filmaccio da adolescente ho assorbito questo incubo, ma sognare di accarezzarmi il viso e trovare la pelle liscia, serrata, al posto del calore umido delle parole, può farmi svegliare angosciata dal più profondo dei sonni. Da questa sensazione d’angoscia mi ha liberato un’intuizione di Massimo Renno, fondatore della cooperativa di artigianato solidale Filò e dell’Emporio etico di Venezia. Fin dai primi giorni del Covid, infatti, Massimo ha cominciato a notare, e a condividere sui suoi social, che indossare la mascherina per proteggerci la salute ci aveva privato dei sorrisi e della pienezza delle parole.

Sì, perché il sorriso, nel suo silenzio confortante, nascosto da uno strato di tessuto medico, scompariva, e le parole perdevano la loro forma a fior di labbra: quella cornice fisica che ne definisce spesso la forza o la delicatezza. Tutta la nostra espressività veniva, dunque, affidata al tono, molto più spesso ai decibel, e poi agli occhi. Ecco che la comunicazione diventava impossibile per le persone sorde, per quelle con difficoltà cognitive, o tutti quelli che tra noi hanno bisogno di leggere le emozioni sul viso per rimanere in contatto emotivo e in relazione.

E’ nata, così, la mascherina trasparente: con o senza valvole, per respirare meglio, realizzata da Filò – Società Cooperativa – Emporio Etico by Filò in collaborazione con Unirsm Design, AEres Venezia per l’Altraeconomia e Associazione botteghe del mondo.

L’operazione trasparenza nasce dal prezzo, la cui composizione, che prevede la semplice copertura dei costi senza alcun profitto, è spiegata passo passo a tutti i potenziali acquirenti. Il tempo di produzione, tra fasi di taglio, assemblaggio, cucitura e confezione è di 4,50 minuti che si moltiplicano per 0,40/min che sono pari al costo lordo dei lavoratori della cooperativa per un totale di 1,80 euro, cui si somma un altro 0,90 euro per i costi generali di struttura. Il Tessuto Non Tessuto, il filo, l’elastico, la grafica e la stampa costano 0,39 euro a mascherina per un costo totale al consumatore di 3 euro a mascherina.

La mascherina parla, e reca per chi la acquista delle istruzioni per il sorriso. Ne è consigliato l’uso per le persone sorde, le forze dell’ordine, gli addetti alla vendita, gli addetti di uffici aperti al pubblico, gli addetti ai trasporti pubblici e alle consegne.  Anche se può fornire rassicurazione dal punto di vista psicologico, in comunità o in ambiti domestici l’uso delle mascherine chirurgiche non è generalmente raccomandato, a meno che non si sia in presenza di persone con patologie.

L’Emporio Etico, infine, ne sconsiglia l’uso ad alcune tipologie di persone.
La mascherina trasparente non è adatta a chi pensa, indossandola, di risolvere di colpo e senza fatica la relazione con gli altri, la trasparenza da sola non basta a mettere a posto la nostra indifferenza. Il sorriso costa la fatica di una comprensione della complessità che ruota attorno a questo progetto, una rivelazione ricca, crediamo, di spunti e di considerazioni di processo”.

Siamo abituati dal mercato e dalla pubblicità a confrontarci con le performance di un prodotto finito – infinito: “non è il caso di questo prodotto – spiega la cooperativa – che presenta delle ovvie complessità e compromessi: deve proteggere il nostro interlocutore, deve essere trasparente, deve darci un confort minimo, deve costare poco e deve essere pure virtuoso nel suo significato”. Questa mascherina non è adatta – continua la cooperativa Filò – a chi con il suo acquisto considera conclusa la sua fatica. Serve comprendere che la relazione e il sorriso costano sempre qualche cosa di più dei 3 euro dovuti alla copertura per i costi del lavoro e del materiale”.

Sostiene la cooperativa Filò che “attraverso la produzione di questa maschera possiamo realizzare pratiche eque e solidali per tutti quei cittadini/e che non si considerano solo consumatori ma co–produttori di paesaggi interiori, relazioni, stili di vita sostenibili, desiderabili, migliori”.

E i primi effetti generativi di attivazione diffusa si raccolgono già: Marilena Abbatepaolo, poeta e dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo La Giustiniana di Roma, non udente, e Luca Rotondi, presidente di Emergenza Sordi, hanno diffuso una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiedendo che questi presidi inclusivi “siano disponibili là dove viene fornito un servizio ai cittadini, siano essi luoghi pubblici o privati, un modo per ridurre le distanze e il disagio sociale senza dover per forza abbassare la mascherina e rinunciare alla protezione della salute propria e altrui”.

La chiusa dell’appello è stata affidata a una citazione del fondatore del movimento scout, Robert Baden Powell: Il modo migliore per superare le difficoltà è attaccarle con un magnifico sorriso.

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