La notizia giunta alcuni giorni fa della sottoscrizione di un contratto tra un’etichetta discografica e un artista virtuale, creazione della fantasia ancora umana (forse per poco…), si aggiunge a quella della replicabilità digitale della figura e della voce di artisti esistenti, veri, in carne ed ossa, replica virtuale di esseri umani.
L’etichetta cinese di musica elettronica, Whet Records (gruppo Warner) ha firmato Ha Jiang, idolo nazionale virtuale. Questi fenomeni si stanno diffondendo soprattutto nel mercato asiatico, anche grazie ai social, e le case discografiche incassano diritti da Facebook, TikTok, e altri social. Tutto ciò mentre l’irrequieto Elon Musk, il Signor Tesla e SpaceX, annuncia per il prossimo anno la presentazione di Tesla Bot, un robot umanoide, che sfrutterà l’esperienza acquisita attraverso lo sviluppo del sistema Autopilot delle autovetture elettriche Tesla e la tecnologia AI più evoluta.

Si aprono mondi totalmente nuovi

L’artista virtuale potrebbe anche avere risvolti interessanti, che vanno al di là della novità un po’ inquietante. Questo artista rischia forse di avere un ego meno spropositato di un artista reale, con tutto quello che ciò comporta; potrebbe non avere quel codazzo numeroso che circonda gli artisti veri, fatto di assistente personale, manager, personal manager, avvocato, con l’aggiunta di altri aiutanti inutili che alimentano o giustificano solo l’ego e i costi di un’azienda che gestisce l’artista.

Al contrario potrebbe pure succedere, checché ne dicano oggi i dirigenti discografici che come si dice in gergo firmano (ovvero sottoscrivono un contratto con) un artista virtuale, che si ritrovino con un esercito di addetti che programmano, dirigono e gestiscono l’artista, che in ogni caso dovrà avere compositori, produttori e tecnici alle sue spalle. La novità è talmente enorme, che non si può sapere adesso fino in fondo quali saranno le conseguenze, buone o cattive. Qualcuno finirà per rimpiangere le belle litigate, decisamente umane, con l’artista! Nei prossimi anni, estinti gli artisti viventi ad oggi, mi chiedo con una certa curiosità chi potremo mandare a quel paese e, soprattutto, con quale gustosa soddisfazione… e via di seguito.

I primi artisti virtuali saranno orientali

Cina, Sud Corea, Giappone, sono davanti a tutti in questo settore: saranno in grado di creare artisti multimediali, in grado di esprimersi in tutte le lingue, o almeno in quelle più diffuse, che servono per dominare tutti i principali mercati musicali. Dovesse svilupparsi un nuovo linguaggio, non ci sarà problema a modificare il software. Quanto all’umanoide Tesla, nella versione musicista potrebbe diventare un solista, oppure formare un gruppo, con altri umanoidi come lui, oppure misto, umanoidi e umani.

Nell’attesa di questi sviluppi, ci si può ancora dilettare con un progetto che al confronto risulta romantico, creato nel lontano 1998, con grande successo: quello dei Gorillaz, nati dalla fantasia di Damon Albarn e Jamie Hewlett: il loro singolo Clint Eastwood ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, hanno realizzato diversi album e il gruppo (formato da 4 o 5 personaggi animati) è entrato persino nel Guinness dei primati come migliore band virtuale. Dal 2022, saremo oltre: in un futuro non troppo lontano potremo avere un esercito di intrattenitori ibridi.

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