In piena esplosione del periodo Grunge ci fu una band buttata a forza nel calderone del nuovo genere proveniente da Seattle: i The Jesus Lizard. Riscontriamo tra le motivazioni di quell’opinabile azzardo un 45 giri condiviso con i Nirvana e il fatto che 2/4 del gruppo provenissero dai seminali Scratch Acid, quartetto Post-Hardcore apparso nella compilation Sub Pop 100, edita dalla label responsabile della nascita del movimento Grunge. In realtà, se i Sonic Youth furono i pionieri del Noise Rock, loro ne furono i fieri paladini.

Goat è il secondo album in studio del gruppo, ritenuto dagli addetti ai lavori il loro picco massimo. Già le prime note di Then Comes Dudley provocano un certo disagio nello stomaco: una batteria nevrotica che segue le note sputate con precisione chirurgica dal basso di David Wm. Sims. Tutta l’anarchia musicale della band viene fuori con Mouth Breather grazie agli urlacci di David Yow, un artista che alterna stili vocali differenti senza apparente cognizione logica. Destabilizzati e in precario equilibrio ci troviamo intrappolati nello slide violento della chitarra di Duane Denison in Numb, per poi perderci negli psicotici grovigli sonori di Seasick. L’ipnotica Monkey Trick è l’apoteosi armonica tra la sezione ritmica e l’interpretazione sopra le righe di David Yow, che passa da una voce ridotta a un sussurro impercettibile a singhiozzi e guaiti disperati.

Non stiamo parlando di un disco di facile ascolto, i quattro di Chicago sono sempre andati controcorrente nel corso della loro carriera, come testimonia la prolissa Rodeo In Joliet: ritmi ripetitivi che ci fanno vivere l’incubo ad occhi aperti di una mano invisibile che ci tiene la testa sott’acqua, per poi farci riprendere fiato e annegarci ancora, all’infinito. L’aria, la nostra salvezza, la giusta moneta di scambio.

Oggi ritroviamo strascichi della loro influenza in band come The Black Midi, Idles e Mammock, per far comprendere un attimino la portata del segno che hanno lasciato nella storia della musica. Mi congedo usando le parole che ha avuto il critico musicale Piero Scaruffi nei loro riguardi: “Se il sound del Punk-Rock era il sound di un campo di battaglia, il sound dei Jesus Lizard è il sound dei feriti che agonizzano nel freddo della notte”.

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