A volte capita. Si, capita che arrivi in una città e te ne innamori subito, all’istante.
A volte capita che ne afferri subito il temperamento, il carattere, la tempra, senza averla studiata prima, senza esserti documentato. Ne cogli subito la forma elegante, la struttura essenziale, al cui interno trovi l’essenza piena. Arrivi un pomeriggio di agosto e lei è là a sorprenderti, a sedurti con maestria. E’ ciò che mi è successo con Parma, l’antica capitale del Ducato di Parma e Piacenza istituito dalla potente dinastia dei Farnese.

Scendi dal treno, esci dalla stazione, fai pochi passi lungo Strada G. Garibaldi e in un attimo ti trovi davanti alla più bella espressione del romanico lombardo, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, la cui facciata austera, dalle magistrali geometrie, quasi intimidisce per la sua estrema perfezione. Il suo volume compatto è alleggerito da tre sequenze di arcatelle cieche che creano un gioco di raffinata tridimensionalità nel quale si inserisce un portale che si estende verso l’alto con una sequenza di archi sovrapposti. Al suo fianco si eleva la sagoma verticale del campanile, con i suoi oltre 60 metri di altezza. E poco più in là ecco la perfezione ottagonale del Battistero, capolavoro architettonico in marmo rosa che sublima la maestria di Benedetto Antelami, straordinario architetto e scultore capace di traghettare l’arte del XIII secolo dal romanico al gotico. Qui i volumi geometrici ospitano un ciclo pittorico strabiliante, che può essere compreso solo grazie all’aiuto indispensabile di una guida come Elisabetta Rastelli, ineguagliabile professionista in grado di essere un vero ponte tra passato e presente. La sua competenza è tale da tradurre in linguaggio attuale le enigmatiche immagini dipinte tra il XIII e il XIV secolo, e da svelare un mondo di simbologie ispirate da modelli iconografici bizantini.

La cupola del Battistero

Arrivare in questa piazza corrisponde a un vero tuffo nel Medioevo, non solo per le architetture che si verticalizzano in uno spasmodico slancio verso il cielo, ma anche per il piano di calpestio della piazza, tutto pavimentato con piccoli ciottoli di fiume levigati.

Fai pochi passi ancora, gironzoli tra negozi di eccellente gastronomia e boutique di classe, ed ecco che arrivi al torrente Parma, che in realtà più che un torrente è un fiume di tutto rispetto, con i suoi 92 chilometri di lunghezza, che divide il centro storico di Parma dall’Oltretorrente, antico quartiere popolare della città, chiamato curiosamente Parma Vecchia, anche se vanta meno secoli di storia rispetto al centro.

Una via dell’Oltretorrente

Qui basta attraversare il Ponte Giuseppe Verdi per finire felicemente inghiottiti dal Giardino Ducale, meraviglioso esempio di parco principesco voluto da Ottavio Farnese nel XVI secolo e costellato di piante di rara bellezza; platani secolari, querce, ippocastani, tigli, e quasi cinque chilometri di aceri e carpini tagliati in forma di siepe ammantano di verde tre viali principali tutti convergenti verso un laghetto artificiale, al cui centro risplende, su un isolotto, la barocca fontana del Trianon.

il Giardino Ducale

Piccola e raccolta, Parma si potrebbe visitarla in un giorno. Ma sarebbe l’errore più grande. Perchè per gustarne tutta l’eleganza e l’arte che conserva bisogna viverla per più giorni, senza tralasciare poi le atmosfere serali e notturne. Impensabile non passeggiare al tramonto, senza fretta, lungo strada Luigi Carlo Farini, cuore della movida parmense, dove non c’è che l’imbarazzo della scelta tra bistrot, ristoranti e locali per consumare un ricco aperitivo e una gustosa cena. I piatti da assaporare sono tanti, dalla tipica torta fritta, ai tortelli di zucca, dalla superba parmigiana di melanzane ad un ricco tagliere di prosciutto e parmigiano di 30 mesi accompagnato da mostarda di frutta mista.

Strada Farini, cuore della movida parmense
Piazza Garibaldi con il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà
parmigiana di melanzane con torta fritta
tortelli di zucca

Non bisogna avere fretta. Parma chiede tempo, per attardarsi a curiosare nell’antichissimo negozietto della Violetta di Parma Borsari, (strada della Repubblica 2g) risalente ai primi del ‘900 e mai cambiato, con le sue vetrine di legno corroso dal sole e dai segni del tempo. Serve tempo, per scegliere i prosciutti, i fiocchi, i culatelli e i formaggi del negozio La Prosciutteria (via Farini 9/c), un vero tempio della gastronomia d’eccellenza, o per scegliere un buon caffè nella torrefazione storica Anceschi (strada Garibaldi 46), che dal 1929 offre profumatissime miscele di caffè macinate al momento. E del tempo ti servirà anche per scegliere il tipico dessert parmense, perché tra la Spongata e la Torta Duchessa ti tormenterai in un dubbio amletico di difficile soluzione.

La Prosciutteria
Antico negozio Violetta di Parma Borsari

E se vuoi vivere Parma illudendoti di essere parmense, ti basterà scegliere di alloggiare in Palazzo Bianchi, (Strada S. Nicolò 5, tel. 3894476724) un palazzetto d’epoca situato a ridosso della cattedrale.

L’appartamento di Palazzo Bianchi
L’appartamento di Palazzo Bianchi

Qui gli stucchi ai soffitti, gli arredi classici, le seicentesche cornici di cartapesta alle pareti ed i parquet retrò creano un’atmosfera poetica di rara suggestione. Una casa talmente pregna di storia familiare e di amore, che sarà difficile al risveglio volere uscire di casa, nonostante fuori da quelle mura ci sia una Parma in febbrile attesa.
Infine, qual è il periodo giusto per visitare Parma? Sempre! Ma torneremo a parlarne presto…

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