Per tornare a casa passavo sempre sotto la porta della città. Aveva sampietrini sconnessi e lapidi sui muri, statue acefale accanto ad alberi secolari e gatti selvatici la attraversavano velocemente. Era sempre deserta tranne per una processione ogni primo venerdì del mese. Quando tornavo a casa l’aria era più fresca che nel resto della città. D’estate c’erano le lucciole e d’inverno la nebbia oscurava la vista. Mi manca attraversare quella porta che mi riportava a casa. (Foto: Angelo Cricchi).  

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