La Corte Costituzionale, con una sentenza che diventerà storica, dichiara illeggittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre.

A volte i grandi cambiamenti sono introdotti semplicemente attraverso il silenzio. Un silenzio fondamentale per favorire l’osservazione, la percezione dell’ambiente e l’ascolto degli altri e di sé stessi.

Un silenzio che precede ed accompagna la sentenza emessa da un giudice e fa da spartiacque tra il prima ed il dopo.

Succede che, fino a quel preciso momento, esistono norme implicite basate su un automatismo che hanno creato il presupposto (ovvero qualcosa di precedentemente supposto che regola le conseguenze o i fatti futuri e che per definizione è un’incertezza dichiarata come certezza) per cui in Italia si riceve il cognome paterno.

Succede che, un attimo dopo la sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, venga  compiuta una svolta nei diritti di uguaglianza, svolta rimasta iin sospeso nonostante oltre 40 anni di proposte di legge mai giunte a termine.

Mentre scrivo, per mia personale inclinazione, visualizzo tramite immagini.

aula corte costituzionale

Ed ecco che vedo l’aula del Tribunale e la giuria riunita, e sento la voce con tono calmo e deciso che, al termine di un lungo percorso burocratico, dichiara legittima la richiesta di una coppia lucana desiderosa di attribuire al terzo figlio il solo cognome materno, lo stesso dei due fratelli nati quando la coppia non era ancora sposata e che hanno già il solo cognome della madre; dichiarando altresì “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre”.
E spiega che

“nell’interesse del figlio, entrambi i genitori, devono poter condividere la scelta sul suo cognome che costituisce elemento fondante dell’identità personale”.

Grazie alla Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato, si annulla un gap culturale che da decenni teneva ingabbiata la società italiana, nonostante ci siano state sentenze e convenzioni internazionali, ripetuti richiami e raccomandazioni delle istituzioni europee, disegni di legge presentati e mai discussi e altri mai approvati in via definitiva e lasciati nei depositi a ricoprirsi di polvere… perché, si sa, in Italia quando si parla di diritti “ci sono sempre cose più importanti”.

famiglia_sorridente

Mi colpisce la commozione e soddisfazione della coppia lucana che ha intrapreso questo complesso e faticoso iter giudiziario. Nel loro cuore affermano “di averci sempre creduto e di essere consapevoli di aver scritto una pagina storica”. Questa la dichiarazione pubblica rilasciata all’ANSA tramite i loro legali.

Mi colpisce il fatto che ci siano voluti dei giudici e non dei politici, a cui spetterebbe il compito, per stabilire ciò che in molti altri paesi europei, ma anche nell’America Latina, è un principio ritenuto discriminatorio dei diritti umani e lesivo del diritto all’identità personale del minore.

Mi colpisce il fatto che ad una coppia venga negata la libertà di scelta su una questione di fondamentale importanza, visto che il cognome non è solo un fatto meramente tecnico. È una questione di potere, di visibilità sociale ed autorevolezza.

Mi colpisce il fatto che, fino alla sentenza, si sia lasciato correre come quasi ad ignorare il fatto che l’apposizione del cognome paterno costituisce un retaggio sociale storicamente patriarcale in cui il ruolo pubblico era riservato agli uomini capofamiglia.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale mai più automatismi

D’ora in poi, grazie a quel silenzio seguito da quelle parole, “il figliə assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano di comune accordo, di attribuire il cognome di uno dei due”.

La decisione spetterà ai genitori e non ad una regola vecchia di secoli che non ha più alcun senso e alcuna logica, se non quella d’essere lesiva del principio di parità sancito dalla Costituzione.

E spetterà a tutti i genitori, con le stesse semplici modalità; mentre ad oggi esisteva sì la possibilità di aggiungere il cognome materno a quello paterno, ma solo tramite un lungo iter che coppie famose come Fedez e Chiara Ferragni, hanno adottato per i loro figlə (Leone e Vittoria) dimostrandosi precursori di questa svolta.

Chiara Ferragni ha dichiarato che la loro scelta fu presa

“perché entrambi i cognomi sono importanti allo stesso modo e dare solo il cognome del padre deriva da un sistema patriarcale con cui non mi trovo d’accordo”.

A conclusione ( ma dal mio punto di vista in cima a tutto come importanza) ho voluto dare voce ai futuri genitori, cioè ai bambinə e ragazzə d’oggi.

Per fare ciò ho coinvolto un numero di famiglie differenti per composizione, età, posizione geografica ed ho posto alcune domande da rivolgere ai minori, precedute da una veloce introduzione esplicativa. Non ha valore di sondaggio naturalmente, ma è una raccolta di impressioni.

D’ora in poi in Italia, i genitori potranno decidere, come già in uso in altre nazioni europee, il cognome da dare ai propri figli. Si potranno dare tutti e due i cognomi o uno solo, a libera scelta dei genitori. Cosa ne pensi e come ti piacerebbe chiamarti?

Quando sarai adulto-a, come ti comporterai con tuo figlio-a?

“Per me è indifferente quale, però un solo cognome perché poi due sono troppo lunghi”.

Letizia, anni 17

“A me piace questa nuova legge. Terrei il cognome del papà e quando avrò dei figlə vorrei dare il cognome del papà”.

Beatrice, anni 8

“A me piace questa nuova possibilità di scelta e vorrei avere anche il cognome della mamma. Ai miei figlə darei il cognome del papà al primo ed il cognome mio al secondo”.

Chiara, anni 7

“Per me è una cosa giustissima perché sei libero di scegliere. Quando avrò un figlio o figlia decideri in base al nome e vorrei poter dare quello che mi sembra più bello insieme”.

Luce, anni 9

“Vorrei avere un solo cognome e non due, in futuro mi piacerebbe dare il mio cognome ai figlə”.

Elena, anni 13

“Questa nuova regola è bellissima, vorrei avere due cognomi e se avrò dei figli vorrei dargli il mio cognome e quello della loro mamma”.

Alessandro, anni 8

“Penso che conta l’amore nella scelta”.

Andrea, anni 8

Conta l’amore in ogni cosa, aggiungo, e con l’ultimo commento vorrei sottolineare come i bambinə siano informati ed abbiano meno incertezze degli adulti ed anche una grande maturità, nell’esprimere le loro opinioni e volontà.

Provate anche voi a porre le domande ai vostri figlə, nipoti, scolarə ed ascoltateli attentamente. Sono convinta che sapranno piacevolmente stupirvi.

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