I media parlano sempre di più di CER (Comunità Energetiche Rinnovabili). Ma cosa sono veramente? E perché ci piace aggiungere e Solidali portando l’acronimo a CERS?

Cerchiamo di fare un poco d’ordine. Le CER sono previste dalla direttiva europea denominata Red II del 2018 (Direttiva UE 2018/2001, art. 21 e 22). Ma perché? L’obiettivo principale non è solo aumentare la diffusione dell’energia rinnovabile ma anche favorire processi di partecipazione dei cittadini alla transizione energetica e combattere la povertà energetica. Obiettivi nobili. Cerchiamo quindi di capire

Cos’è una comunità energetica

Le vostre bollette stanno diventando troppo care? Vorreste essere sicuri che l’energia che utilizzate provenga solo da fonti rinnovabili? Vorreste avere più fondi per migliorare le vostre comunità? E se vi dicessimo che esiste la soluzione per ottenere tutto questo? Si chiamano comunità energetiche e metterle in piedi è più semplice di quanto pensiate.

Una comunità energetica è composta da persone, commercianti, aziende e/o enti pubblici che decidono di riunirsi per autoprodurre e condividere, in maniera sostenibile, l’energia di cui hanno bisogno, mettendo a disposizione spazi e risorse.

Facciamo un esempio pratico: un condominio, qualche villetta monofamiliare, una scuola e un negoziante decidono di creare una comunità energetica. Non tutti i soggetti devono necessariamente possedere un proprio impianto per produrre energia rinnovabile, perché questa viene distribuita tra tutta la comunità. Anzi è possibile che nessun soggetto abbia un proprio impianto ma che sia la Comunità Energetica a dotarsi di un suo impianto di energia rinnovabile che diviene cosi di proprietà collettiva.

Dato che le fonti di energia rinnovabile come eolico e fotovoltaico sono incostanti (quando non c’è il sole o non tira vento), l’energia prodotta in eccesso può essere conservata in batterie e sistemi di accumulo e utilizzata in caso di bisogno. In caso contrario essa viene venduta e reimmessa in rete. Produrre l’energia all’interno della propria comunità permette di abbattere tutti i costi derivanti dall’intermediazione delle grandi aziende produttrici, con una forte diminuzione dei costi da pagare per l’energia.

Ci stiamo avvicinando al concetto di energia rinnovabile bene comune. Perchè deve essere una multinazionale a venderci il sole o il vento? Finalmente un’opportunità di diventare protagonisti della transizione energetica guidandola dal basso in modo da contribuir sia alla soluzione della crisi climatica che alla definizione di un nuovo modello economico-sociale fondato sulla soddisfazione dei bisogni delle persone e non sulla logica del consumo, della competizione e del profitto a tutti i costi.

Le comunità energetiche sono una delle principali soluzioni per poter affrontare le sfide che le tensioni internazionali, i conflitti sempre pù diffusi, lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili e l’incombenza della crisi climatica ci pongono davanti. Serve solo un po’ di coraggio! Cerchiamo di capire

Perché servono le CERS

Come detto la crisi climatica ci impone di abbandonare l’uso delle fonti fossili (petrolio, olio combustibile, gas…) per evitare di continuare a immettere gas a effetto serra in atmosfera. Questo processo molto importante ci presenta sfide impegnative, basti pensare che per elettrificare i trasporti, i riscaldamenti e la produzione industriale dovremo produrre circa il doppio dell’energia elettrica attuale. Ma, se ben pianificato e attuato, tale processo può darci anche grandi opportunità. Vediamo alcune sfide fondamentali e il contributo che le CERS possono dare per risolverle.

Serve un progressivo ma veloce trasferimento dei consumi energetici dalle fonti fossili all’elettricità in quanto l’elettricità può essere prodotta da fonti rinnovabili (sole, vento, acqua…). Le CERS contribuiscono ad un veloce trasferimento dei consumi energetici dalle fonti fossili all’elettricità in quanto sono basate su piccoli impianti rinnovabili che richiedono pochissimo tempo di realizzazione, settimane, non anni o decenni. La realizzazione può essere parallelizzata arrivando a importante e veloce crescita della disponibilità di energia elettrica da fonti rinnovabili. Non a caso FFF ha chiesto una CER per ogni comune (e più CER per i grandi comuni) e di raggiungere gli 80 GW di potenziale produttivo entro 5 anni.1

Dovremo assicurare continuità energetica (sicurezza energetica). Le CERS garantiscono un’infratruttura fortemente distribuita di piccoli impianti che è sicuramente più resiliente a eventi climatici estremi (o anche a eventi legati a conflitti) di un’architettura basata su grandi centrali e lunghe linee di distribuzione in cui basta la caduta di una centrale o di un elettrodotto per creare uno scompenso grave che coinvolge decine di migliaia di utenze. Ne abbiamo avuto molti esempi recentissimi.

Dovremo abbandonare i consumi inutili e ridistribuire le risorse energetiche tra stati ricchi e stati poveri e tra le diverse classi sociali all’interno di ciascuno stato eliminando la povertà energetica2. Per loro definizione, soprattutto se solidali, le CERS garantiscono ai propri aderenti la possibilità di imparare un uso intelligente dell’energia (es: concentrare i consumi di elettrodomestici energivori, come lavatrici e lavastoviglie, durante le ore solari, momento di produzione del fotovoltaico).

Inoltre gli impianti di produzione sono di proprietà di associazioni di cittadini che sono stimolati a rinunciare a consumi inutili e a investire per aumentare la propria produzione. La tecnologia è sufficentemente semplice e molti stati poveri, spesso ricchi di sole come quelli africani, potrebbero accedervi facilmente e distribuire tale tecnologia ai propri cittadini, anche per realizzare impianti nelle aree più lontane e isolate.

Fondamentale è liminare l’eccessiva oscillazione dei prezzi delle risorse energetiche. Per definizione se una gran parte dell’energia elettrica è autoprodotta, se le fonti fossili, che sono in mano di pochi, vengono sostanzialmente eliminate l’oscillazione dei prezzi non può che essere calmierata venendo a mancare i principali motivi speculativi e la concentrazione delle risorse energetiche in mano di pochi che possono facilmente influenzare i prezzi. Si pensi all’OPEC.

E le CERS possono dare grandi contributi anche per la soluzione dei problemi infrastrutturali legati all’aumento della produzione di elettricità come ad esempio la necessità di nuovi elettrodotti, di nuove cabine di trasformazione, l’aumento dei fenomeni elettromagnetici e della dispersione di elettricità etc. etc. Ma di questo, nonché dei benefici economici e sociali delle CERS e dei freni fiscali e burocratici ne parleremo nel prossimo articolo!

Comunità Energetiche e le scelte del Governo

Ma va detto subito che le scelte di chi governa dovrebbero essere finalizzate a promuovere le CERS e non a crere nuovi gasdotti, come il nuovo gasdotto adriatico o mantenere i rigassificatori, vedere spostamento nave rigassificatrice da Piombino a Savona, o a fare accordi con i pesi produttori di gas e petrolio per le aziende prefolifere di stato (ENI, SNAM…).

A breve SNAM inizierà la costruzione, dalla primavera 2024 alla fine del 2027, del nuovo gasdotto della Linea Adriatica che toccherà cinque regioni (Abruzzo, Marche, Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna), per un totale di 425 chilometri per un investimento infrastrutturale di 2,5 miliardi.

Photo by Leopictures on Pixabay

Il Decreto Legge 181 del 9.12.2023 (Disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese) prevede, tra l’altro, una tassa di 10 euro anni per ogni kW, per i nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore a 20 kW. Colpendo proprio gli impianti tipici di una CERS. Lo stesso decreto prevede la semplificazione delle concessioni per la costruzione di nuove cabine elettriche e nuovi elettrodotti e addirittura la semplificazione delle nuove concessioni, nonche’ delle autorizzazioni delle opere necessarie all’attuazione dei programmi di produzione di gas. Permette quindi di la coltivazione del gas per la durata di vita utile del giacimento non solo per le concessioni esistenti ma anche per le nuove concessioni (a procedura semplificata) nel mare Adriatico! Va esattamente nella direzione opposta a quella necessaria, tassando gli impianti delle CERS e favorendo nuovi giacimenti per l’estrazione di GAS nei prossimi decenni.

In attesa del prossimo articolo di approfondimento vi consigliamo intanto di leggere due libri che trattano dell’argomento: Il futuro delle comunità energetiche a cura di Enzo Di Salvatore (Editore: Giuffrè, ISBN: 978882885165) oppure Comunità energetiche e smart grid a cura di Sara Ghilardi (I libri di Ca’ Foscari 22 e-ISSN 2610-9506 | ISSN 2610-8917)

Guido Marinelli per conto di Valeria Belardelli


1 La necessità di materiali è praticamente la stessa delle grandi centrali: semplicemente i pannelli fotovoltaici vanno distribuiti e non concentrati in pochissimi grandi siti. Serve sicuramente più mano d’opera e si deve optare per il microeolico invece che per le grandi pale eoliche. Ma vedremo che in realtà sono vantaggi.

2 Povertà energetica: situazione nella quale un nucleo familiare non sia in grado di pagare i servizi energetici primari (riscaldamento, raffreddamento, illuminazione, spostamento e corrente) necessari per garantire un tenore di vita dignitoso, a causa di una combinazione di basso reddito, spesa per l’energia elevata e bassa efficienza energetica nelle proprie case. Un problema aggravatosi a seguito dei recenti conflitti, che coinvolge, in Italia, parecchie milioni di persone.

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