(English translation below)
Oncologia integrativa. Ovvero combinare il meglio dei trattamenti convenzionali e delle terapie complementari a beneficio dei pazienti di cancro secondo un approccio multidisciplinare e nell’ambito di un piano terapeutico personalizzato. Se ne è discusso durante un dibattito svoltosi online lo scorso 14 ottobre e i cui partecipanti sono stati rappresentanti delle istituzioni europee, delle associazioni di pazienti, di associazioni scientifiche e mediche, dottori e ricercatori universitari. Una discussione aperta su cosa è l’oncologia integrativa e sui sorprendenti risultati ottenuti che può dare nella cura del paziente, nella tolleranza al trattamento e nella capacità e sopravvivenza generale dei malati di cancro.

Lo scorso anno con l’approvazione del Piano europeo di lotta contro il cancro EU Beating Cancer Plan la Commissione ha detto di voler fare della prevenzione e cura del cancro una parte centrale del suo Piano di azione della salute. Considerando tutte le fasi delle malattie dalla prevenzione al post-trattamento e con l’obiettivo di salvare 3 milioni di vite entro il 2030.

Nonostante l’approccio olistico al trattamento del cancro il Piano non tiene conto della necessità di riconsiderare l’approccio al miglioramento della qualità della vita.  Durante l’evento è emerso che dei malati a 5 anni dalla fine del tumore circa il  63 % continua a soffrire delle conseguenze della malattia, il  50% è  limitato nelle attività fisiche e il 48% sperimenta sensazioni di affaticamento. Pertanto soluzioni terapeutiche integrative per combattere gli effetti collaterali del trattamento e ridurre la sofferenza sono necessarie i migliorare la qualità della vita dei sopravvissuti.

Oncologia integrativa: di cosa si tratta?

Per oncologia integrativa si intende un approccio complementare che prevede la combinazione di trattamenti tradizionali come chemioterapia, radioterapia e chirurgia da una parte e forme terapeutiche alternative tra cui omeopatia, medicina naturale, agopuntura, medicina cinese,  medicina antroposofica  dall’altra. Ma anche pratiche quali yoga, meditazione, attività sportive.

Quale è la situazione in Europa?

Al momento in UE, a differenza degli USA, manca una regolamentazione e una definizione univoca e chiara di oncologia integrativa. Eppure alcuni degli studi condotti in Europa e presentati durante la discussione hanno dimostrato indubbi benefici in termini di resistenza agli effetti collaterali dei trattamenti tradizionali, tasso di sopravvivenza e miglioramento della qualità di vita dei malati di cancro.

Negli ultimi 20 anni in Europa si è registrato un aumento dei centri di oncologia integrativa in Europa e una richiesta crescente di medicina complementare da parte dei malati di tumore e circa il 40% di questi ne fa uso.

In Svezia 1 su 4 ricorre a alla medicina complementare e il sistema sanitario organizzato a livello regionale si dimostra efficiente e aggiornato se si considera la presenza di sei centri sul cancro che lavorano in modo collaborativo per promuovere la conoscenza in materia di terapie integrative.

Anche l’Italia non è da meno. Nel 2011 la Toscana è stata inclusa nell’Azione comune per il partenariato europeo contro il cancro (EPAAC) promossa dalla Commissione europea con lo scopo di mappare i centri di ricerca che forniscono oncologia integrativa in Europa. E dal 2013 nell’Ospedale Campo di Marte di Lucca è stata costruita una struttura di oncologia integrativa cui si accede gratuitamente e dove, altrettanto gratuitamente, i malati possono beneficiare di trattamenti di agopuntura. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei pazienti, fornendo loro informazioni accurate e basate su evidenze scientifiche in materia di medicina complementare, dieta e stili di vita.

Presente e futuro
dell’oncologia integrativa

Seppure la medicina complementare integrativa fornisca un ottimo supporto alla medicina tradizionale consentendo di vivere una vita normale e di preservare la mantenere dignità delle persone, oggi in Europa la medicina alternativa non è ancora sufficientemente diffusa. A questa scarsa presenza si aggiunge la mancata integrazione della medicina complementare nei sistemi sanitari dei vari paesi. Spesso i pazienti non si sentono liberi di parlare con il proprio medico curante delle terapie integrative, osteggiate da alcune istituzioni mediche che raccomandano di evitare le terapie complementari durante il trattamento antitumorale.  Si tratta di restrizioni ingiustificate, soprattutto se si considerano scelte quali stili di vita quali pratiche meditative o passeggiate all’aria aperta, che non interferiscono a livello chimico con i trattamenti tradizionali.

Viene sollevata la questione economica (rimborsi delle terapie alternative) tra gli ostacoli allo sviluppo ulteriore di questa forma di medicina. Eppure si tratta di un tema che suscita contrasti in quanto, ad esempio, nel caso dei trattamenti omeopatici il loro costo risulta ampiamente accessibile.

Certo, le differenze nazionali non facilitano la diffusione capillare a livello UE della medicina integrativa. Eppure promuovere la ricerca e il finanziamento della medicina integrativa, diffonderne l’informazione e creare gruppi di lavoro e centri multidisciplinari e multinazionali guardando ai modelli svedese e italiano potrebbe essere un bell’incentivo.

Sarebbe un peccato interrompere la continua evoluzione della scienza e della ricerca medica.

ENGLISH VERSION

Integrative oncology: the missing link
in the EU Beating Cancer Plan

The benefits of complementary cancer therapies. The integration of traditional and alternative treatments to improve the expectation and quality of life of patients both physically and mentally

Integrative oncology. That is, combining the best of conventional treatments and complementary therapies for the benefit of cancer patients according to a multidisciplinary approach and within a personalized treatment plan. This was discussed during a debate held online on 14 October and whose participants were representatives of European institutions, patient associations, scientific and medical associations, doctors, and university researchers. An open discussion on what integrative oncology is and the surprising results it can give in patient care, tolerance to treatment, and the overall capacity and survival of cancer patients.

Last year, with the approval of the EU Beating Cancer Plan, the Commission said it wanted to make cancer prevention and treatment a central part of its health action plan. Considering all stages of disease from prevention to post-treatment and with the goal of saving 3 million lives by 2030.

Despite the holistic approach to cancer treatment, the Plan does not take into account the need to reconsider the approach to improving the quality of life. During the event it emerged that of the patients 5 years after the end of the tumor, about 63% continue to suffer from the consequences of the disease, 50% are limited in physical activities and 48% experience feelings of fatigue. Therefore, integrative therapeutic solutions to combat the side effects of treatment and reduce suffering are needed to improve the quality of life of survivors.

Integrative oncology: what is it about?

Integrative oncology means a complementary approach that involves the combination of traditional treatments such as chemotherapy, radiotherapy and surgery on the one hand and alternative therapeutic forms including homeopathy, natural medicine, acupuncture, Chinese medicine, anthroposophic medicine on the other. But also practices such as yoga and meditation.

What is the situation in Europe?

Some of the studies presented during the discussion demonstrated undoubted benefits in terms of resistance to side effects of traditional treatments, survival rates, and improved quality of life for cancer patients.
In the last 20 years in Europe, there has been an increase of integrative oncology centers in Europe and growing demand for complementary medicine by cancer patients and about 40% of these use it.
In Sweden 1 in 4 uses complementary medicine and the health system organized at the regional level proves to be efficient and up-to-date if we consider the presence of 6 cancer centers that work collaboratively to promote knowledge in the field of integrative therapies.

Italy is no exception. In 2011 Tuscany was included in the Joint Action for the European Partnership Against Cancer promoted by the European Commission with the aim of mapping research centers providing integrative oncology in Europe. And since 2013 an integrative oncology facility has been built in the Campo di Marte Hospital in Lucca, which can be accessed free of charge and where patients can benefit from acupuncture treatments just as free. The goal is to improve patients’ quality of life by providing accurate and evidence-based information on complementary medicine, diet, and lifestyles.

Present and future
of integrative oncology

Although complementary supplementary medicine provides excellent support to traditional medicine, allowing them to live a “normal” life and to preserve people’s dignity, at the EU level alternative medicine is not yet sufficiently widespread. To this scarce presence is added the lack of integration of complementary medicine in the health systems of the various EU countries.
Often patients do not feel free to talk to their doctor about integrative therapies, which are opposed by some medical institutions that recommend avoiding complementary therapies during anticancer treatment. These are unjustified restrictions, especially when considering choices such as lifestyles such as meditation practices or walks in the fresh air, which do not chemically interfere with traditional treatment.

The economic question (reimbursement of alternative therapies) was raised among the obstacles to the further development of this form of medicine. Yet this is an issue that arouses conflicts as, for example, in the case of homeopathic treatments, their cost is widely accessible.
Of course, national differences do not facilitate the widespread diffusion of integrative medicine at the EU level. Yet promoting research and funding of integrative medicine, disseminating information, and creating multidisciplinary and multinational working groups and centers, looking at the Swedish and Italian models could be a good incentive.

It would be a shame to interrupt the continuing evolution of science and medical research.

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