La storia è conservare ricordi ed esperienze passate che diventano, poi, tradizione, transducere.  I francobolli emessi da San Marino sono ‘ricordo’ di un avvenimento di 200 anni fa che ha coinvolto personaggi sconosciuti e famosi in un nuovo “modo” di osservare la persona”.

Francesco Eugenio Negro

Nel 1821 in Italia inizia a diffondersi il metodo omeopatico attraverso le truppe borboniche chiamate dagli austriaci che devono far fronte alle rivolte. La maggior parte dei medici di queste truppe sono omeopatici.

A Napoli iniziano quindi le prime sperimentazioni sull’omeopatia, ed escono le traduzioni delle materie mediche in italiano. Il medico italiano che voleva praticare l’omeopatia si trovava ad avere a che fare con la medicina dell’occupante. Quindi lui carbonaro rivoluzionario doveva lottare da una parte con l’invasore, che portava il nuovo metodo, e dall’altra contro l’Accademia Medica che era contraria all’omeopatia per questione di principio. 

Il dottor De Guidi, medico carbonaro italiano che risiedeva a Lione, accompagnando la moglie a Pozzuoli per una cura termale, conosce De Horatiis e Romani, due medici di corte, ed ha modo di apprezzare la validità dell’omeopatia. 

Tornando a Lione, scrive una lettera di invito ai medici francesi a studiare l’omeopatia. 

De Horatiis accompagnerà poi il Re in Spagna per lo sposalizio della figlia e porterà lì l’omeopatia. 

Dunque l’omeopatia parte dalla Germania attraversa l’Austria e arriva in Italia e da qui in Spagna e in Francia. Nel libro Storia dell’Omeopatia in Italia Lodispoto riferisce che 1834 c’erano in Italia circa 500 medici omeopatici, una cifra notevole per quei tempi tenendo conto che ci riferisce ai soli territori di Campagna, Sicilia, Lazio ed Umbria. In Egitto ed in Brasile l’omeopatia sarà portata da un altro italiano Benedetto Mure. 

Quindi la diffusione dell’omeopatia parte dallo Stato Borbonico e dall’Italia che diviene il fulcro di esportazione verso Francia, Spagna, Africa ed America Latina. Solo l’Inghilterra seguirà un altro percorso con Frederick Quin, medico personale del principe Leopoldo del Belgio, che aveva appreso l’omeopatia direttamente da Hahnemann,  anche la regina Vittoria fu sua paziente. Nel 1854 il Parlamento Inglese incaricò il Ministero della Salute di valutare quale fosse la migliore cura per le persone colpite dal colera. Gli esperti verificarono che negli ospedali ufficiali la percentuale di morte per questa malattia era del 54%, mentre negli ospedali omeopatici era del 16%. I casi di morte tra le persone che non si curavano con l’omeopatia furono di cinque volte superiori rispetto ai casi di morte tra i malati curati con rimedi omeopatici

I reali inglesi furono grandi fautori dell’omeopatia dai tempi della Regina Adelaide, moglie del re Guglielmo IV. La regina Maria e suo marito Re Giorgio V furono sostenitori dell’omeopatia e del London Homeopathic Hospital. Giorgio VI concesse il titolo regio all’Homeopathic London Hospital che divenne Royal London Homeopathic Hospital. Nel 2010 il nome fu cambiato in Royal London Hospital for Integrative Medicine. 

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