L’oro degli sciocchi: The 8 Show
Avete da poco pensato a Squid Game e attendete la seconda stagione? Anche io, ma ora vi propongo una serie ancora più spietata: The 8 Show.
Avete da poco pensato a Squid Game e attendete la seconda stagione? Anche io, ma ora vi propongo una serie ancora più spietata: The 8 Show.
Avete da poco pensato a Squid Game e attendete la seconda stagione? Anche io, ma ora vi propongo una serie ancora più spietata: The 8 Show.
Partiamo dalle basi: stiamo parlando di K-Drama, serie tv di origine coreana, ma, in questo caso, dimenticatevi le immagini poetiche e romantiche di cui vi avevo già raccontato. In The 8 Show, probabilmente, la dimostrazione d’affetto maggiore che vedrete è quella che i protagonisti provano nei confronti del cibo, dopo tre giorni trascorsi ai lavori forzati e digiunando… vi ho incuriositi?
La serie è stata rilasciata il 17 maggio di quest’anno sulla piattaforma di streaming Netflix, tratta dai fumetti online (meglio conosciuti come Webtoon) Money Game e Pie Game, nati da un’idea di Bae Jin-Soo.
Sono proprio otto i concorrenti dello show, i quali, scoprono di essere stati imprigionati in un edificio a otto piani – uno per concorrente – per un tempo indefinito, ma non solo: ogni minuto trascorso nel programma permetterà loro di guadagnare soldi (molti soldi). C’è di più, il tempo si può guadagnare, si può comprare tutto ciò che si vuole (purché si sia disposti a pagare un prezzo cento volte maggiore del normale) e nessuno può morire. Quasi dimenticavo… la regola più importante è fare in modo che gli spettatori si divertano.
Il protagonista è Piano 3, il quale rappresenta un po’ il “Paperino” della situazione: giovane, squattrinato, sfortunato, autoironico, prossimo al suicidio e decisamente non un cuor di leone.
Conosciamo, poco a poco, tutti gli altri concorrenti: Piano 1, il quale sembra un tenero clown con disagi nella deambulazione; Piano 2 una giovane donna ribelle, determinata, scorbutica ma dal cuore gentile; Piano 4, il cui sogno era diventare una star del pop coreano ma che non spicca per doti intellettuali, Piano 5, una ex-infermiera fin troppo ingenua; Piano 6, un uomo dall’aggressività esplosiva, una furia distruttiva; Piano 7, metodico, opportunista, stratega, ma per nulla laborioso e Piano 8, da subito denominata come “la pazza”, una donna sadica, malefica, irriverente e totalmente fuori dagli schemi.
I pregi e i difetti umani sono sotto i riflettori di questo enorme edificio, in cui tutto è finto, persino l’acqua. Ognuno di loro, rappresenta una classe sociale: dagli sfruttati, agli sfruttatori.
All’inizio, i concorrenti sono ben felici di poter guadagnare enormi somme di denaro in modo così semplice, tanto da essere increduli e non celano il desiderio di rimanere in quel luogo quanto più a lungo possibile. Ben presto, però, vengono svelate le prime falle dello show: disparità, invidie, avidità, giochi d’astuzia, bullismo, violenza, disperazione, follia, morte. Maggiore è il sangue, maggiore è il tempo guadagnato… come gli inglesi ci insegnano:”If it bleeds it leads“.
Man mano si prosegue la visione della serie, si comprende l’intento del regista Han Jae-Rim: si vuole mettere in scena la commedia brutale che può essere la vita, quando entra in gioco il denaro, quando si attivano i meccanismi di potere che violano i diritti fondamentali di ogni essere umano.
The 8 Show diventa sempre più spietato, sempre più violento, sempre più straziante, ma solo così viene fuori la pesante critica che l’autore e il regista vogliono compiere nei confronti della società capitalistica.
Ciò che mi preme sottolineare sono le sensazioni che io ho provato guardando The 8 Show. Mi sono sentita trasportata in una realtà parallela, in un’alternanza perfetta tra mondo reale, mondo onirico e mondo dell’inconscio. Per un attimo, mi è sembrato di guardare 8½ di Federico Fellini, o ancora, per la forte presenza del tema del circo e delle didascalie su fondale nero, ho percepito la magia delle maggiori opere di Charlie Chaplin e, più in generale, del cinema muto.
Un altro tema, dal mio punto di vista, che necessita un cenno è l’esasperazione della violenza, non solo fisica, ma anche psicologica, messa in atto da Piano 8. La tortura a cui saranno sottoposti i concorrenti è straziante. Proprio questo, a mio avviso, ha reso significativa la serie: capire quanto crudele possa diventare l’umanità.
Quanto a Squid Game, sì, ci sono delle somiglianze, ma molti altri spettatori paragonano la serie al lungometraggio spagnolo The Hole.
Non consiglio la serie solo per la trama avvincente, forse, la trama è anche il tassello meno importante di questa opera. In ogni caso, The 8 Show riesce a far riflettere, innervosire, adirare e commuovere il suo spettatore. Si comprende come, alla fine, il denaro conti poi molto poco, se il prezzo da pagare è quello della salute mentale.
Un ultimo consiglio? Non guardate The 8 Show di notte.