Non avete idea di quanto mi piaccia non dire la mia, su argomenti di caldissimo interesse. Provo autentico piacere fisico quando il mio interlocutore si spertica per carpire cosa io pensi delle principali questioni che occupano la metà esatta delle pagine che ha a disposizione un qualsiasi quotidiano; ma da parte mia, il nulla.

Ad esempio, sul Covid, nessuno avrà mai la mia opinione e quando si intavolano discussioni durante queste ridicole cene che devono terminare entro le 22, in cui si finisce sempre a parlare di cosa ne sarà di noi dopo il virus, io sono disposta a parlare di cani o di unghie, pur di poter leggere negli occhi della gente, quel fastidioso lampo che corrode lo spirito, quell’esalazione maligna che hanno le persone negli occhi quando pensano “Perché cazzo non mi risponde?”.

E’ come se il mio interlocutore iniziasse a sudare dalle interiora, a causa della frustrazione di non poter vomitare i suoi teoremi sul tema e smontare i miei.

Fino a poco tempo fa, a nessuno fregava niente delle opinioni degli altri, specialmente alle cene fra amici; ora invece è interessante notare la stizza della gente, se non le si offre il proprio punto di vista sull’argomento di punta e soprattutto l’arroganza che ha nel pretendere che tutti abbiano un’opinione ragionevole e prudente oppure una sciagurata, da disprezzare.

Non ci sono sfumature. La gente non le vuole più le sfumature intellettuali, le vuole solo nei cibi: lì si può sfumare con mille schizzi di curcuma e mirtilli, ma la mente dev’essere sistemata dentro a uno di quei vasi quadrati che usano i ballerini thai per ficcarcisi dentro e mettersi le dita dei piedi nel naso.

La mentalità dev’essere ordinata e condivisibile: questo richiede la nostra epoca e per questo, io amo causare stizza. In questo contesto, più che dire la mia, amo contemplare alcune fesserie che prendono piede sui social.

Ora, ad esempio, si è diffusa l’abitudine di farsi una foto mentre ci si vaccina. Perché nessuno si domanda quanto gliene possa fottere, alla gente, che ci siamo vaccinati?

Ci si fa fotografare da un infermiere, da un passante o da un familiare che ci accompagna (perché, sin dalla notte dei tempi, temiamo il vaccino ed abbiamo bisogno del sostegno di un caro), e si scrivono cose sceme tipo iomivaccino, affiancando la foto a certe grafiche pre-impostate, con le farfalle e il logo del vaccino scelto.

Se da bambina mi avessero fotografata accanto al pediatra nell’atto di farmi le dosi, sarebbe venuta fuori una di quelle classiche stampe che devi buttare perché talmente mosse che sembra che hai fotografato una turbina.
Nello scatto successivo, il pediatra mi avrebbe tenuta ferma per un braccio e sarebbe venuto con la bocca deformata da uno dei suoi urli da Caron Dimonio perché, ai miei tempi, non esistevano gli assistenti sociali.
Ma soprattutto avreste avuto fra le mani la foto di una bambina dalla carnagione viola, con muco e lacrime spalmati in ogni angolo del corpo.
Perché le punture fanno male e non bastano i vostri musi ed il vostro avambraccio bianchiccio a togliere quell’immagine atavica.

Cosa vi è successo? Perché siete così felici mentre vi infilzano come San Sebastiano? Capitemi: siamo tutti d’accordo che si possa esser convinti della vaccinazione ma felici no, porca malora. Felici di sposarsi, di viaggiare, di venire invitati ad una bella festa, di farsi una bella nuotata, ok. Di farsi bucare in ospedale, non si può essere felici.

Inoltre servirà ricordare che i social non servono per aggiornare gli astanti su tutte le nostre mosse portate avanti durante la giornata, e questo vale anche per i piatti fotografati, per i primi passi del bambino, per il drink che si sta bevendo al tramonto, per la mamma che ha fatto il pollo e per tutte le vicende di vita quotidiana di cui il prossimo se ne sbatteva prima e se ne sbatte ora.

Certo, ci farà piacere sapere dove andiate in vacanza o di qualche vostro bel successo professionale.
Ci piacerà meno vivere assieme a voi la vostra gravidanza ma vi sosterremo con fiducia, dalla foto della prima ecografia fino al diciottesimo ma sappiate che sostegno non è sinonimo di interesse.
La gente è morbosa, senz’altro ma non abbastanza da essere interessata al vostro braccio bucato, a meno che non siate Ian Curtis.

Se vi va di approfondire, ecco qualcosa sulle origini del selfie-vaxxie, la nuova frontiera della cazzoneria.

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