Il concetto di libero arbitrio e coscienza ha affascinato filosofi, teologi, e scienziati per secoli, ponendo domande fondamentali sulla natura dell’essere umano e sulle sue decisioni. Questi concetti sono intimamente intrecciati, eppure la loro comprensione rimane complessa e spesso soggetta a interpretazioni divergenti.

Il libero arbitrio e la coscienza sono strettamente legati, poiché le nostre decisioni sono guidate sia dalla nostra capacità di scegliere liberamente che dalla nostra coscienza morale. Il libero arbitrio ci dà la possibilità di agire in base alle nostre convinzioni e preferenze, mentre la coscienza ci offre una guida etica nella valutazione delle nostre scelte.

Negli ultimi decenni, la ricerca sulla natura della coscienza e dell’anima ha portato a una nuova frontiera di comprensione grazie alla fusione della fisica quantistica con le neuroscienze e la biologia cellulare. Uno degli aspetti centrali di questa ricerca riguarda il ruolo dei microtubuli all’interno delle cellule cerebrali, che si è rivelato essere fondamentale per la nostra comprensione della coscienza stessa.

Microtubuli cerebrali: le fondamenta della coscienza

I microtubuli sono strutture intracellulari costituite da una classe di proteine chiamate tubuline. Queste tubuline, in due forme simili denominate tubulina alfa e beta, si legano per formare complessi dimero che successivamente si impilano formando il tubo cilindrico caratteristico dei microtubuli. Queste strutture rigide, labili e polari, con un diametro apparente di circa 25 nm, costituiscono assieme ai microfilamenti e ai filamenti intermedi il citoscheletro delle cellule. Oltre a svolgere un ruolo chiave nell’organizzazione e nel trasporto intracellulare, i microtubuli conferiscono stabilità meccanica alle cellule e partecipano attivamente alla divisione cellulare.

La funzione dei microtubuli nella coscienza

Recenti scoperte hanno rivelato che i microtubuli non solo svolgono funzioni strutturali e logistiche, ma possono essere considerati anche come una sorta di sistema nervoso e circolatorio delle cellule. Queste strutture non solo organizzano la forma e la funzione dei neuroni, ma sono in grado di comunicare con la membrana cellulare e con il DNA nucleare. Essi sono paragonabili a vere e proprie unità dotate di intelligenza, come dimostrato dal comportamento complesso di organismi unicellulari come il paramecio, privi di sinapsi ma capaci di nuotare, apprendere, trovare cibo e riprodursi.

La teoria di Penrose e Hameroff

Nella teoria dell’Orchestrated Objective Reduction (Orch-OR) proposta dal fisico Sir Roger Penrose e dall’anestesista Stuart Hameroff, la coscienza emerge dal collasso della funzione d’onda degli stati quantistici presenti all’interno dei microtubuli del cervello. Questo collasso, guidato dalla gravità quantistica, avviene spontaneamente e non è indotto dall’esterno. Calcoli effettuati indicano che per generare un momento di coscienza, sono necessarie circa 10^9 tubuline in uno stato di coerenza quantistica, suggerendo che il cervello umano sia in grado di mantenere una connessione con la realtà fondamentale almeno 40 volte al secondo.

Penrose e Hameroff hanno suggerito che la coscienza sia un’onda quantistica che passa attraverso questi microtubuli.

L’architettura della coscienza universale

Il dottor Timothy Noel Palmer di Oxford specializzato in caos e clima, grande ammiratore di Roger Penrose, ritiene che le leggi della fisica debbano essere fondamentalmente geometriche. La teoria degli insiemi invarianti è la sua spiegazione del funzionamento del mondo quantistico. Tra le altre cose, suggerisce che la coscienza quantistica sia il risultato di un universo che opera in uno “spazio di stato” di una particolare geometria frattale.

In parole povere significa che siamo bloccati in una corsia o in un percorso di una forma frattale cosmica che è condivisa da altre realtà che sono anch’esse bloccate nelle loro traiettorie. Questa nozione compare nel capitolo finale del libro di Palmer, The Primacy of Doubt, How the Science of Uncertainty Can Help Us Understand Our Chaotic World. In esso suggerisce la possibilità che la nostra esperienza di libero arbitrio – di aver avuto la possibilità di scegliere la nostra vita, così come la nostra percezione che esiste una coscienza al di fuori di noi – sia il risultato della coscienza di altri universi che condividono il nostro spazio di stato. L’idea si basa su una speciale geometria chiamata Strange Attractor.

La teoria di Penrose e Hameroff è in parte superata o meglio ulteriormente ampliata dal modello di Jack Tuszynski (Università di Alberta) è più convincente che parte dal principio che le reti di microtubuli devono funzionare a temperatura ambiente e dimostra che sono trasmettitori elettromeccanici di segnali. Il microtubulo funziona quindi come un cavo intelligente autoadattativo. In questo caso la rete neurale del cervello è abbinata alla rete dei microtubuli e viceversa.

Implicazioni per il libero arbitrio e l’anima

Le implicazioni filosofiche di questa teoria sono immense, poiché sollevano interrogativi profondi sulla natura effettiva del libero arbitrio. Se la coscienza emerge da processi quantistici nei microtubuli del cervello, in che misura possiamo affermare di essere veramente liberi? Inoltre, questa visione trasforma radicalmente la nostra concezione dell’anima, che non è più vista come un’entità separata e immateriale, ma come un fenomeno emergente dalle leggi della natura e dalle interazioni tra materia ed energia.

Alla ricerca dell’immortalità

Questa teoria non solo ci offre una nuova prospettiva sulla coscienza e sull’anima, ma apre anche la porta a una più ampia riflessione sull’immortalità. Se la coscienza è un fenomeno quantistico radicato nei microtubuli cerebrali, potremmo essere parte di un tessuto cosmico più vasto, con significati ancora inesplorati e un destino intessuto di mistero e potenziale.

Gli stati normali di coscienza possono essere quelli che consideriamo ordinari: sapere di esistere, per esempio. Ma quando si ha uno stato di coscienza elevato, è perché si tratta di una coscienza di livello quantistico in grado di essere ovunque nello stesso momento. Ciò significa che la coscienza può connettersi o intrecciarsi con particelle quantistiche al di fuori del cervello, teoricamente ovunque nell’universo.

Tutto questo si intreccia con concetti filosofici e religiosi che da sempre hanno affermato che Dio non è una entità esterna all’essere umano, ma è dentro di noi e stati superiori di coscienza possono essere connessi a tutto l’universo.

Per approdondire consiglio anche i libri The Emerging Physics of Consciousness di Jack A. Tuszynski, Microtubules.

Condividi: