Un recente articolo di Nature dell’8 novembre scorso titola: “How protein-based COVID vaccines could change the pandemic”Molti indecisi sull’opportunità di vaccinarsi potrebbero cambiare idea di fronte ai vaccini proteici.

A differenza delle tecnologie relativamente nuove su cui si basano le iniezioni di mRNA e del vettore virale COVID-19, i vaccini proteici sono stati utilizzati per decenni per proteggere le persone da epatite, herpes zooster e altre infezioni virali. Per suscitare una risposta immunitaria protettiva, questi vaccini forniscono proteine, insieme ad adiuvanti che stimolano l’immunità nella persona.

esistono diversi modi per formulare un vaccino Covid 19 a base di proteine: in questa illustrazione di Nature sono descritti, così come il loro modo di somministrazione e meccanismo di azione

Contrariamente quelli a mRNA utilizzano un frammento di codice genetico che le cellule devono leggere per sintetizzare le proteine. 

Per fare chiarezza vediamo quali sono i vaccini non proteici:

Vaccini a vettore virale: Jansen-Johnson & Johnson – Oxford-AstraZeneca – Gamaleya Research Institute.
Vaccini a RNA: Pfizer-BioNTech – Moderna – CureVac.
Vaccino a virus inattivato: Sinopharm – Sinovac – Sinopharm-Wuhan – Bharat Biotech.

Questi vaccini si sono potuti realizzare con molta più rapidità, questo è il motivo per cui l’industria è riuscita a far approvare vaccini a mRNA e a vettore virale in tempi brevissimi.

Del resto molti non sanno che esperimenti sui vaccini a mRNA sui topi risalgono agli anni ’90. Già nel 1978, gli scienziati avevano utilizzato strutture di membrane grasse chiamate liposomi per trasportare l’mRNA nelle cellule di topo e umano per indurre l’espressione proteica. I liposomi hanno impacchettato e protetto l’mRNA e poi si sono fusi con le membrane cellulari per fornire il materiale genetico nelle cellule. Questi stessi esperimenti si sono basati su anni di lavoro con i liposomi e con l’mRNA, entrambi scoperti negli anni ’60. È una tecnologia, usata a scopo vaccinale, in una situazione emergenziale di urgenza che porterà in un prossimo futuro a poter curare malattie rare e gli stessi tumori. 

Il fatto che si tratti di una tecnologia innovativa in campo vaccinale, approvata in pochissimi mesi (fase emergenziale), ha portato molta diffidenza da parte della popolazione e anche di alcuni scienziati poi rafforzata da effetti avversi, se pur rari, come la coagulazione intravasale di cui abbiamo parlato in un altro articolo.

Solo ora si sono affacciati sul mercato i vaccini proteici a cui molte aziende stavano lavorando dall’inizio della pandemia.

Abbiamo scritto in un altro articolo dei vaccini proteici prodotti dall’eccellenza degli istituti di ricerca cubani come il Finlay dell’Avana che ha messo a punto il Soberana 1, 2 e plus e Il Centro per l’ingegneria genetica e la biotecnologia a cui dobbiamo 2 altri vaccini proteici l’Abdala e il Mambisa che è uno spray nasale.

L’elenco dei vaccini proteici in sperimentazione è molto vasto come si può vedere dalla tabella illustrativa pubblicata su Nature:

Finora, meno del sei per cento delle persone nei paesi a basso reddito sono state vaccinate contro COVID-19. I vaccini a base di proteine – con i loro protocolli di produzione poco costosi e i vantaggi logistici, tra cui la stabilità a un’ampia gamma di temperature – potrebbero aiutare a ridurre il divario di immunizzazione tra paesi ricchi e poveri.

Nicholas Jackson, capo dei programmi e delle tecnologie innovative alla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, che ha investito più di un miliardo di dollari in cinque vaccini a base di proteine contro COVID-19, ora in corso di sviluppo ha affermato:

“Il mondo ha bisogno di questi vaccini a base di proteine per raggiungere quelle popolazioni vulnerabiliI vaccini proteici stanno per far entrare in una nuova era l’immunizzazione al COVID-19″, ribadisce Jackson.


Due di questi hanno già prodotto dati di efficacia, il Novavax e Clover. Secondo un preprint pubblicato il mese scorso il vaccino Novavax ha offerto più del 90 per cento di protezione contro le forme sintomatiche di COVID-19 in uno studio su 30.000.

Il 4 febbraio 2021 il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA ha avviato la revisione ciclica del vaccino NVX-CoV2373 di Novavax. La decisione del CHMP si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce una risposta al virus SARS-CoV-2.

L’approvazione da parte dell’EMA potrebbe arrivare entro la fine dell’anno.

Si apre un nuovo scenario

Il primo novembre, l’Indonesia ha concesso al vaccino dell’azienda la sua prima autorizzazione d’emergenza, e sono già state presentate domande alle agenzie governative in Australia, Canada, Regno Unito, Unione Europea. Nel frattempo, due produttori asiatici di vaccini – Clover Biopharmaceuticals, con sede a Chengdu, in Cina, e Biological E a Hyderabad, in India – sono anch’essi vicini a chiedere l’autorizzazione a varie autorità nazionali nelle prossime settimane e mesi.

Il poter disporre di vaccini proteici, di cui probabilmente il NVX-CoV2373 della Novavax sarà il primo ad essere introdotto in Europa, apre uno scenario completamente nuovo: molti di coloro che hanno rifiutato fino ad ora i vaccini disponibili in Italia lo hanno fatto perché diffidenti verso le nuove tecnologie genetiche che se pur efficaci e sicure, sono state collegate a effetti collaterali rari ma potenzialmente gravi, tra cui infiammazione del cuore (miocardite particolarmente registrata nei giovani) e coaguli di sangue.

Il profilo di sicurezza è molto simile a quello dei vaccini antinfluenzali, dice Szu-Min Hsieh, specialista di malattie infettive al National Taiwan University Hospital di Taipei.


“Questo permetterà a molte persone di non preoccuparsi più di tanto”, aggiunge Cindy Gay, docente di malattie infettive alla University of North Carolina School of Medicine a Chapel Hill, che ha co-diretto i test sul vaccino Novavax.

Nei primi giorni della crisi pandemica, le piattaforme tecnologiche per vaccini come quello a mRNA offrivano il vantaggio della velocità –dice Ralf Clemens, veterano dell’industria dei vaccini e consigliere scientifico della Clover – ma ora che i vaccini a base di proteine stanno recuperando terreno avranno molto di più da offrire, e nel lungo periodo, quando si tratterà di proteggere il mondo dalle infezioni da coronavirus, penso che prevarranno”.

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