Un desiderio, più che un sogno. Forse anche un progetto: questo è stato per me Posto Ristoro, almeno da quando la ristorazione mi è entrata sotto pelle senza più lasciarmi. Tutto è iniziato dalla prima volta che ho aperto le pagine di Altri Libertini, di Pier Vittorio Tondelli. Fui travolta dalla grandezza di quella letteratura, dalla scorrevolezza di quel linguaggio semplice e profondo ad un tempo, colpita dalla comunicativa di quel raccontare concreto e immaginifico. L’immagine “disperata e sfatta”, per parafrasare indegnamente Tondelli, di quel Posto Ristoro era così grondante di inequivocabile verità da restare tatuata nella memoria, ed essere successivamente sempre il primo pensiero ogni volta che ho visto il mio futuro in un ristorante mio.

Non perché lo volessi somigliante a quel luogo così cupo e cadente, nonostante la vivida umanità che lo attraversava: va senza dire. Ma perché volevo dare corpo a quella capacità di contagiare in qualche modo chi aveva a che fare con quelle pagine.

Mi dicevo: se il mio locale sarà in grado di dare il medesimo grado di coinvolgimento emotivo, di accoglienza, di ampiezza di punto di vista, allora avrò vinto la mia partita.
Ora sono qui seduta sull’orlo del domani che mi sono costruita: Posto Ristoro da una pagina, pur grande, si è trasformato in un posto in cui il ristoro sarà il credo quotidiano, ed è cosa che mi appartiene e mi fa stare bene.

Certo, con qualche preoccupazione, qualche ansia da cantiere aperto, ma il team è formato solido e ben assortito, io sono piena di entusiasmo nonostante la
stagione oscura, trabocchiamo di fiducia in noi stesse e nelle nostre capacità.

Dunque Posto Ristoro sarà la realizzazione di un desiderio, desiderato con tutte le forze, in cui la cucina incontrerà le persone, i vini, le storie. Avremo sulla nostra prima linea il benessere delle persone che si siederanno ai nostri tavoli, a cui offriremo un locale sobrio e accogliente, in cui comporre mosaici di confortevolezza e discrezione.

Subito dopo verrà la proposta di cucina, su cui stiamo lavorando da mesi per raccordare obiettivi e punti di vista che coniughino bontà ed etica: per questo la scelta radicale è sui prodotti da utilizzare. Dai vegetali, raccolti da produttori di vicinanza ove è più possibile, alle carni della corte e della selva, lontano da allevamenti intensivi e insalubri.

Fino alla pesca, concentrata sull’Adriatico più vicino, sul pesce azzurro, sulle referenze meno “consunte” e più interessanti. A Bologna proporremo una cucina in cui i primi piatti cedono il passo ad entrate e pietanze, rinunziando alla smania di protagonismo dei totem della tavola bolognese: amo perdutamente tortellini e tagliatelle, lasagne e petroniana, ma non resisto alla tentazione di superarne i confini. Una enciclopedia del gusto che non rinnego, anzi valorizzo nella diffusione di quel modo di fare
cucina gaudente e conviviale che di Bologna è tipica, ma muovendo con la mossa del cavallo: patrimonio dei miei viaggi e delle mie mangiate etniche ed esotiche, ma anche semplicemente forestiere, entreranno in cucina le suggestioni di un altrove gastronomico innestato nel qui ed ora, ma a modo nostro. Nel modo di Posto Ristoro.

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