Omofobi contro l’unione di Moretto e Arrighetti: “questione culturale”
Le due ex giocatrici Gaia Moretto e Valentina Arrighetti ricevono insulti omofobi per la loro unione civile: "questione culturale". Il documentario "We All Play".

Le due ex giocatrici Gaia Moretto e Valentina Arrighetti ricevono insulti omofobi per la loro unione civile: "questione culturale". Il documentario "We All Play".
Gaia Moretto e Valentina Arrighetti, campionesse del volley, decidono di coronare il loro amore con un’unione civile, ma sui social c’è chi ancora non riesce a rispettare le persone queer.
Gaia Moretto e Valentina Arrighetti, due ex campionesse di volley che si sono innamorate l’una dell’altra, hanno deciso di coronare il loro amore lo scorso venerdì 13 giugno a Torriglia, vicino Genova, città di Valentina. Le due giocatrici hanno festeggiato l’unione civile con i loro amici e parenti e successivamente partecipando all’edizione ligure della manifestazione del Pride a Genova.
Le due giocatrici di volley hanno deciso di condividere l’emozione dell’unione del loro amore sui social, trovando molto supporto da alcuni utenti: “Un abbraccio grande a voi che ci avete inondato di amore“; e riscontri negativi da altri: “Insieme alla valanga di amore che abbiamo ricevuto e di cui ringraziamo davvero di cuore, purtroppo non è mancata la triste realtà dell’omofobia e del sessismo che ancora pervade il nostro Paese”.
Arrighetti, classe 1985, capitana dell’Imoco e dello storico scudetto dal 2015 al 2016 e Moretto, anche lei giocatrice dell’Imoco, hanno alle loro spalle diversi anni di relazione: si sono conosciute quando entrambe erano prossime al ritiro dallo sport e: “Non abbiamo mai fatto proclami, ma nemmeno ci siamo nascoste. Abbiamo vissuto come qualunque coppia”, ha confessato Moretto al Corriere della Sera. Ma vivere la propria omosessualità nello sport risulta difficile anche nel 2025: “Soprattutto per gli uomini. Nel calcio, per esempio, è ancora un grande tabù. Esporsi significa spesso assumersi un ruolo pubblico e portare il peso di una battaglia sociale, oltre a quella sportiva. Non tutti se la sentono”.
Secondo Moretto, è una questione culturale: “Negli ultimi anni si è cercato di sensibilizzare di più l’opinione pubblica su questo tema, ma c’è una parte della società che è reticente ad apprendere questo messaggio, proprio per la cultura con la quale è cresciuta”. Infine, Moretto incita a trasformare questo odio in un messaggio contro l’omofobia, ancora molto diffusa: “Possiamo provare a trasformare questo odio in un messaggio attenzionale verso quanto l’omofobia sia ancora presente e reale. Una volta finito questo momento, torneremo ad essere due donne che vivono una vita ordinaria e semplice, cercando di fare la differenza con il nostro esempio“.
Un dato rimane particolarmente difficile da accettare per quanto riguarda omosessualità e sport: il 20% delle persone della comunità LGBTQ+ si astiene dal partecipare negli sport a causa del proprio orientamento sessuale e/o identità di genere. Questo è il dato impressionante che ci fornisce il documentario We All Play, diretto dal regista spagnolo Pablo De La Chica e uscito su Rakuten tv nel luglio del 2024 in occasione dell’inizio delle Olimpiadi di Parigi.
Nel documentario vediamo alcune delle spiacevoli conseguenze che le persone queer possono andare incontro nel mondo dello sport: rischiare la carriera, la perdita di sponsor, il bullismo, perdite a livello pubblicitario e l’impatto sulle dinamiche di squadra o sulla loro fanbase.
Il documentario dà voce agli atleti che riescono a prendere posizione e cominciare a parlare, come Michael Sam, primo giocatore della lega del football americano (NFL) a fare coming out, Lola Gallardo, calciatrice lesbica spagnola o l’atleta paralimpica transgender Valentina Petrillo.