Attenzione, questo è un pezzo bacchettone. Qualche tempo fa scrissi uno dei monologhi che mi fecero guadagnare il maggior numero di nemici nel minor tempo possibile, non solo nella mia carriera ma in generale, nella vita.

A parte quella volta che parcheggiai la mia vecchia Mini Rover nel giardino di un ristorante, a Roma; avrei potuto immaginarlo, visto che c’erano dei tavoli accatastati ma pensavo fosse chiuso e invece alle diciotto arrivarono i camerieri per sistemarli quei tavolacci di merda e alle diciotto e dieci arrivarono i vigili.

Ma per il resto vi fu solo un pezzo davvero incriminato: “Il patentino per genitori”. Volevo cercare di dimostrare, con qualche innocua battuta, quanto la genitorialità debba essere affidata per merito anziché per condizione biologica perché i cattivi genitori sono la radice di una società con la rogna ma questo mica lo dico io, lo dicono quelli che studiano la psiche e la società.

Volevo supportare questa tesi offrendo al pubblico l’ipotesi immaginifica di un sistema sociale fornito, tra le altre cose, di un ufficietto tipo quelli del Caf, per capirci, dove si rilasciasse un certificato di idoneità alla riproduzione.

Mi arrivarono le vibrazioni negative di tutto il parco genitori, di quelli che per avere un bambino erano andati in Namibia, avevano clonato il loro dna, avevano affittato uteri e comprato sacchettini di sperma da sconosciuti: tutte pratiche che una volta capitavano in maniera occasionale ed invece, al giorno d’oggi, si programmano a puntino, segnandole in agenda, per fortuna o purtroppo.

La speranza di un comico è sempre quella che esista qualcuno, in qualche angolo del mondo, ancora disposto a comprendere che l’umorismo non debba e non possa avere limiti e che si debba poter tentare di far ridere e riflettere riguardo qualsiasi cosa, anche riguardo quei genitori che, pur dedicando l’intera vita al proprio figlio anzi, forse proprio per questo, sfondano la vita ed il sistema psicologico di quell’individuo ma soprattutto gliela sfondano non ricordandosi che quel figlio sia un individuo.

Insomma, oggi, a distanza di anni dall’uscita di quel monologo, i fatti di cronaca fanno ancora tornare a galla, nella mia mente, il ricordo di quel ragionamento così delicato e, nella fattispecie considero le attuali tragedie che continuano a colpire famiglie con adolescenti  alle prese con la gestione dei social, un’opportunità irrinunciabile per gridare tutti assieme: genitori siamo con voi.

Anzi, spesso non siamo con voi ma vorremmo esserlo specialmente quando realizziamo che esistano profili che gestite per conto dei vostri piccoli vip; account dove i vostri ragazzini ballano, cantano e raccontano le loro avventure, truccati come pagliacci eroinomani.

Ecco è lì che rimpiangiamo il fatto triste di non essere con voi per riempirvi di legnate e per ricordarvi, mentre ve le diamo, che la riproduzione sia una faccenda sacra, forse l’ultima rimasta e che parte di quella sacralità è data dalla creazione di un individuo che, ci si augura diventi sano ed utile alla società perché di rifiuti organici ne abbiamo a iosa e di vip altamente dequalificati e dequalificanti pure.

Allora, visto che non si possono proporre problemi senza individuare soluzioni e visto che le legnate sono illegali, che la scappatoia sia il patentino per abilitare qualcuno a divenire genitore o che la scappatoia sia privarsi del privilegio della riproduzione stessa, per senso di inadeguatezza, a me piace sognare che si possa, a causa di queste immense tragedie, immaginarvi dentro una profonda lezione a migliorarsi anche quando il resto della classe fa schifo, anche quando tutti gli amichetti ce l’hanno, il TikTok e partecipano ai casting per vincere i concorsi di bellezza e ascoltano e vedono materiale video ignobile.

A me piace immaginare che questo tipo di esclusione diventi, per i vostri figli un privilegio perché sono certa che esista un metodo costruttivo per edificare soggetti preziosi per la società in quanto diversi da essa ma soprattutto mi piace pensare che le discipline di formazione possano essere sempre meno invasive delle pedate di mia madre che tuttavia mi ritrovo persino a rimpiangere. Ma oggi certe cose sono proibite. Le pedate, non TikTok.

A proposito di sistemi educativi utopici, suggerisco la lettura del libro di Paolo Perticari, “L’educazione impensabile”. Secondo lui, i processi formativi dovrebbero avere come uno degli obiettivi fondamentali quello di promuovere la capacità e soprattutto la passione di pensare. Tanto più in questa nostra epoca la cui cifra, secondo quello che dice Perticari stesso, è quella che Hanna Harendt chiamava “la banalità del male”, ossia la mancanza di pensiero che si traduce,secondo l’ipotesi della stessa Harendt, in mancanza di orientamento etico. Buona fortuna, papà e mamme.  

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