La poesia molt3 di noi l’hanno conosciuta a scuola, ma tutto è finito lì. Forse perché quell’imprinting ne aveva restituito un’immagine troppo accademica, troppo elitaria, lontana dalla vita vera e dalle urgenze del tempo presente. Niente di più sbagliato secondo il nostro blogger, Michele Piramide, che la poesia non solo la ama visceralmente, ma la promuove e la fa: è una capacità che potenzialmente tutt3 possediamo e che permette di comunicare con la propria interiorità, e al tempo stesso è incontro, mescolanza, osmosi. 

La poesia contemporanea è pop

La poesia contemporanea è pop, afferma Piramide, spesso anche nel senso che è per vocazione vicina al popolo e si impegna consapevolmente ad arrivare a tutt3, occupando uno spazio pubblico come un social, o anche un muro in un quartiere di periferia. Può essere punk, perché è capace di veicolare un’autenticità senza filtri; può essere fisica, legata al corpo e al gesto del poeta che performa, come nei poetry slam. Peccato che a tutt’oggi nelle scuole italiane i programmi didattici non siano arrivati ad abbracciare queste forme nuove (eppure antichissime, perché la poesia nasce orale) capaci di coinvolgere intellettualmente ed emotivamente anche giovani e giovanissimi.

Certo, c’è anche l’accademia, i luoghi in cui la poesia viene dibattuta come un argomento per addetti ai lavori; ma Michele preferisce di gran lunga la sfida di portarla fuori da questi circuiti, con laboratori nelle scuole e festival in piccoli borghi dell’Italia appenninica. Ci racconta di come una classe multietnica ha fatto poesia mischiando parole in diverse lingue, creando un flusso sonoro che fosse riconoscibile da tutt3 come poesia pur senza appartenere a un codice linguistico e culturale specifico. Ci racconta di ciò che si trova ai margini dell’attenzione dei media, come la ritualità ancestrale di cui  l’Italia ‘profonda’ conserva memoria, e che artisti contemporanei possono rivitalizzare. E di come la poesia, se presentata in queste vesti, suscita attenzione e coinvolgimento anche dove non ci si aspetta. 

La poesia insomma, ci insegna Michele, è un linguaggio che esplora i confini e li attraversa. In questo sta il suo valore, nella sua infinita capacità di scrivere e riscrivere la nostra visione del mondo.

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