Il poliamore non è solo una scelta di stile relazionale; è un orientamento. Come persona poliamorosa, provare sentimenti amorosi per più di una persona alla volta non è qualcosa che decido razionalmente; semplicemente è intrinseco alla mia espressione affettiva.

Il poliamore rappresenta anche una rivoluzione culturale rispetto alla tradizione mononormativa imposta socialmente. Come ogni movimento rivoluzionario, sfida idee e pratiche dominanti, richiedendo un cambiamento che coinvolge anche l’apparato legale, economico, politico e mediatico che tende a mantenere precise ideologie e strutture. Il cambiamento induce sempre paura, specialmente nelle società vecchie dove un particolare stile di vita è profondamente radicato e fondativo dell’identità di moltissime persone.

Poliamore. La situazione in Italia
e nel mondo

Con questa premessa, devo dire che ciò che sta accadendo oggi, in Italia e nel mondo, riguardo al poliamore è del tutto prevedibile. Da un lato, la diffusione del poliamore sta generando entusiasmo, dando la possibilità a sempre più persone di esplorare questo stile relazionale e fare coming out. Negli ultimi anni, infatti, il tema del poliamore sta ricevendo sempre più seguito.

Dall’altro lato, ci sono voci forti, spesso molto influenti, che si posizionano come campioni della moralità e del grande valore della monogamia, o meglio, della mononormatività, contro l’eresia emergente che sembra inarrestabile e sulla bocca di tutti. Siamo, a tutti gli effetti, nel mezzo di uno scontro dialettico, uno dei tanti del nostro tempo, che vede persone entusiaste di esplorare e riconoscere diversi modi di essere umani scontrarsi con chi crede vi sia solo un modo giusto per vivere.

Ma sono necessarie alcune precisazioni fondamentali: l’attrito che si sta generando nei confronti del poliamore non è una questione di gusto o di predisposizione. Le voci critiche verso il poliamore, lungi dall’essere un genuino esercizio di pensiero critico, sono una forma di pregiudizio repressivo e polifobico. Queste voci vorrebbero negare la validità delle persone e delle relazioni poliamorose, sia da un punto di vista morale che da una prospettiva sociale.

Cos’è il poliamore?

Il poliamore è, fondamentalmente, almeno due cose: l’idea che sia possibile, legittimo e valido amare, avere relazioni ed esercitare cura e impegno con più di una persona contemporaneamente e, in secondo luogo, l’idea che l’amore sia plurimo e si manifesti in forme multiple, differenti ma non gerarchicamente organizzate.

Questo è in netto contrasto non con la possibilità che due persone si amino e scelgano di dedicarsi esclusivamente l’una all’altra senza desiderare, cercare o aprirsi ad altri da un punto di vista romantico-sessuale, ma con l’idea di mononormatività. Questa presuppone che la monogamia sia naturale, intrinsecamente buona, desiderabile e quindi politicamente e culturalmente raccomandata. Non solo: la mononormatività non accetta che vi siano altre possibilità relazionali e vede l’esistenza delle persone poliamorose come un pericolo.

Nel nostro momento storico, la possibilità di stare con una persona e magari avere figli e sviluppare la cosiddetta famiglia tradizionale non è sotto attacco. Ciò che è sotto attacco è il privilegio culturale, morale, legale ed economico di tale scelta.

Pertanto, quando qualcuno sostiene che il poliamore non esiste, non è pragmaticamente fattibile, o porta inevitabilmente al disimpegno, è essenziale ricordare che questi commenti provengono da una posizione di potere, non di uguaglianza. Omosessualità ed eterosessualità, transgender e cisgender, poliamore e monogamia, queste e innumerevoli altre apparenti dicotomie non sono binarismi tra ciò che è anormale e normale, ma piuttosto i primi termini di questi falsi binarismi rappresentano categorie storicamente marginalizzate da un sistema etero-mononormativo.

Il disimpegno come critica al poliamore

Una delle critiche più persistenti al poliamore è il disimpegno. Per ragioni legate all’idea di esclusività, si crede che il poliamore sia un modo facile per alcune persone di avere più flirt e partner sessuali o intrattenimento senza responsabilità, cura, attenzione, impegno, progettualità, ecc. Per alcune persone, questo è indubbiamente vero e sempre lo sarà. Rispetto la scelta degli altri di focalizzarsi sul divertimento invece di performare fedeltà, attaccamento ed esclusività con una persona se questo non è ciò che vogliono.

Questa scelta è totalmente legittima, anche se preferirei decisamente che non lo facessero nel nome del poliamore. Perché il poliamore è anche, e soprattutto, altro. Una persona poliamorosa è completamente libera, come una monogama, di prendere le cose alla leggera e onestamente voler focalizzarsi sullo stare bene senza troppi legami e responsabilità, ma questo non la rende poliamorosa. La leggerezza, qui non giudicata moralmente, è un modo di vivere situazioni e relazioni e non una caratteristica di un particolare stile o orientamento.

Costruire relazioni solide, basate sulla cura reciproca, sul mutuo supporto, su un senso di comunità, su progetti comuni, relazioni a lungo termine, ecc., caratteristiche non necessariamente sovrapponibili e non richieste per giudicare il valore di una relazione, non solo è possibile tra più persone ma è qualcosa che molti cercano all’interno della comunità poliamorosa.

Per concludere, e qui mi sposto su una visione personale condivisa con molti compagni nella lotta per un modo diverso di amare e convivere, per me, il poliamore è una rivoluzione in quanto sfida un sistema basato sulla competizione, sulla scarsità, sul protagonismo, sull’individualismo, sulla mancanza di tempo per se stessi e per gli altri, dove l’amicizia è marginalizzata, dove i figli vengono promossi come dovere civico ma la cui cura non è considerata importante, dove la gelosia è promossa come se il partner fosse un pezzo di proprietà privata.

L’idea che l’amore romantico e l’amicizia, il making kin di cui ha parlato la filosofa Donna Haraway, possano creare resistenza a questo sistema di atomizzazione e reificazione umana mi dà speranza e mi spinge a dire che il poliamore, contrariamente al disimpegno, può e deve essere un’opportunità pedagogica collettiva per allenarci a resistere a processi più grandi dell’individuo e delle sue mere ambizioni. In altre parole, il poliamore è un impegno non solo affettivo ma anche politico.

E a coloro che credono di poter pontificare sulla volontà di impegno altrui nella cura, sia essa verso amici, figli o partner, ignorando l’elefante nella stanza – ovvero la mancanza di diritti per le persone poliamorose e il tritacarne esistenziale che è vivere nelle macerie di un sistema economico altamente ingiusto che ci deruba del tempo e delle risorse per amare noi stessi prima di tutto – chiedo un profondo ripensamento delle proprie coordinate culturali.

Oggi consiglio di seguire questo video su YouTube per comprendere/approfondire il tipo di dibattito italiano sul poliamore:

(118) Rick DuFer CONFUSO sul Poliamore: se sei poliamoroso hai solo paura di impegnarti? – YouTube

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