Esiste una connettività innata tra di noi, una rete che permea l’essenza umana e quella di chiunque condivida questa esistenza, sempre interconnessa con l’ecosistema circostante e intrinsecamente creativa. Tuttavia, in alcune culture e contesti, specialmente nella globalizzata cultura occidentale, questo legame è stato sostituito da un paradigma culturale che mira a ottimizzare l’efficienza del sistema socio-economico attraverso la frammentazione delle sue componenti.

Nella società moderna, le dinamiche relazionali spesso sono diventate troppo semplificate. Questa semplificazione si traduce in una sottovalutazione delle amicizie, nell’utilitaristica gestione delle relazioni con entità e individui non umani, e nella restrizione dei legami familiari a un piccolo nucleo basato su vincoli di parentela e relazioni sessuali.

Questo modello di relazioni segue strettamente le norme etero-mononormative e promuove la natalità con così tanta enfasi da far sembrare queste caratteristiche intrinseche all’essere umano, quando in realtà sono il risultato di una omologazione culturale diffusa globalmente. Questa concezione delle relazioni è diventata una consuetudine, è stata prescritta, diffusa in tutto il mondo, resa tradizionale e accettata come una caratteristica fondamentale dell’essenza umana.

È indiscutibile che discipline come l’antropologia e la biologia, tra molte altre, ci abbiano svelato una realtà notevolmente diversa da quanto il condizionamento morale e l’orientamento verso la produttività spesso ci portino a credere. Queste discipline mettono chiaramente in luce come il mondo umano, così come la vita in generale, siano intrinsecamente più queer, creativi e caratterizzati da intricate relazioni che sfuggono alle norme.

L’omogeneizzazione globale della sessualità

Urge, dunque, chiedersi se l’omogeneizzazione globale della sessualità sia parte di un progetto estrattivista e colonialista ancora attivo oggi. Questa prospettiva ci aiuta ad esplorare come il potere, il controllo culturale e l’uniformità delle norme sessuali influenzino ancora il mondo contemporaneo.

È di vitale importanza comprendere e affrontare queste questioni nel contesto politico e sociale più ampio.

Nel corso della storia, emerge una profonda connessione tra la famiglia borghese monogama, il capitalismo e il colonialismo, all’interno del complesso tessuto di violenze e interazioni umane.

In questa esplorazione di un terreno complesso ma ricco di significato, ci accompagna Kim TallBear, una rinomata studiosa specializzata negli studi indigeni, appartenente alla tribù Sisseton-Wahpeton Oyate Dakota, con un focus particolare su scienza, tecnologia e le dinamiche tra la sessualità dei colonizzatori e quella delle popolazioni indigene, come evidenziato nel suo blog The Critical Polyamorist.

Nel seguirne il percorso, è essenziale considerare la monogamia come un mezzo assertivo di dominio sull’altro, specialmente sul corpo femminile.

Il matrimonio borghese, inoltre, costituisce un atto di affermazione economica e di co-dipendenza esclusiva, mirato a creare un recinto per trasformare affettività e corpi in proprietà private.

Il Capitalismo, come espressione di estrattivismo e mercificazione, insieme all’etnonazionalismo nelle sue forme più imperialistiche, trova nutrimento nella famiglia mononormativa e pronatalista, in quanto facilmente soggetta a quantificazione, controllo e manipolazione da una prospettiva biopolitica. Questa struttura è saldamente sostenuta da norme moralistiche radicate nel bigottismo religioso e nelle istanze patriarcali.

Cosa implica culturalmente il fenomeno del colonialismo sessuale attraverso la mononormatività?

Significa trattare le persone, così come il territorio in senso più ampio, come terra nullius – luoghi in cui è possibile piantare una bandiera, erigere confini, determinare cosa è considerato interno ed esterno, rivendicare una proprietà esclusiva o quasi esclusiva, e allo stesso tempo negare il valore delle esperienze e delle influenze che le hanno precedute, sminuendone l’importanza nel contesto del presente e del futuro.

È come se si potesse occupare queste persone, delineare confini, imporre norme sessuali rigide, e negare il valore delle loro esperienze passate e delle loro influenze sul presente e sul futuro. In altre parole, si tratta di un approccio che riduce la complessità e la ricchezza delle esperienze sessuali e relazionali umane, imponendo una visione unica e limitante delle stesse.

La monogamia, vista come un atto di appropriazione e conquista, spesso limita la possibilità delle persone di sviluppare altre forme di relazioni, in modo simile a come il colonialismo ha distrutto le connessioni tra la terra e le popolazioni indigene per creare nuovi confini, limiti e proprietà. Noi, come esseri umani, non dovremmo essere ridotti a oggetti di conquista e possesso, ma piuttosto il nostro corpo e la nostra sfera affettiva dovrebbero essere spazi in cui le relazioni possono fiorire e convivere in modo armonico.

La sessualità dei colonizzatori

Il rivoluzionario lavoro di TallBear introduce il concetto di settler sexuality ovvero la sessualità dei colonizzatori un termine che va oltre l’ambito puramente sessuale, toccando le intricate forme dell’ideologia imperiale. In sintesi, questa critica evidenzia come la sessualità dei colonizzatori abbia storicamente cercato di reprimere e normare le diverse espressioni sessuali e le strutture familiari delle comunità indigene.

Di seguito, in breve, presenterò alcuni dei punti evidenziati da TallBear e altre autrici.

Il colonialismo ha avuto un impatto invasivo che ha portato alla disintegrazione dei sistemi di parentela indigeni. Questi sistemi, spesso più flessibili ed inclusivi nella loro comprensione di genere e sessualità rispetto alle norme europee, sono stati alterati dall’imposizione di rigide strutture etero-mononormative.

Un elemento cruciale dell’agenda coloniale consisteva nell’assimilare i popoli indigeni nella cultura dei colonizzatori. Questo processo implicava la soppressione o la relegazione delle identità sessuali e di genere non conformi, rappresentando così una forma di violenza nei confronti delle culture e delle identità indigene.

La sessualità dei colonizzatori è stata utilizzata come strumento di controllo sui corpi indigeni e sui diritti riproduttivi. Questo passato oscuro comprende pratiche come sterilizzazioni coattive e politiche mirate a regolare la popolazione e la discendenza dei popoli indigeni.

Il legame tra famiglia monogama, Capitalismo e Colonialismo

La complessa relazione tra famiglia monogama, capitalismo e colonialismo attraversa le epoche storiche, rivelando dimensioni essenziali.

Trasmissione di proprietà nel Capitalismo: La famiglia monogama, nel sistema capitalista, è fondamentale per la successione di ricchezze e proprietà. Questa struttura semplifica il trasferimento di beni, a differenza delle culture con pratiche ereditarie più complesse, rafforzando così la conservazione della ricchezza in specifiche linee familiari.

Controllo di lavoro e risorse nel Capitalismo e Colonialismo: La famiglia monogama è strumentale nel capitalismo e nel colonialismo per regolare lavoro e risorse. Nei sistemi capitalisti, perpetua la divisione dei ruoli di genere, posizionando gli uomini come sostentatori e le donne in ruoli domestici. Questa dinamica si sovrappone al colonialismo, facilitando il controllo delle risorse e del lavoro nelle società colonizzate, rafforzando così le strutture di potere e dominio.

Stabilità sociale e ordine: La valorizzazione della famiglia monogama viene considerata essenziale per assicurare stabilità sociale e ordine, aspetti chiave per preservare lo status quo in società capitaliste e coloniali. Questa struttura familiare è vista come promotrice di cittadini conformi e produttivi, essendo un pilastro che sostiene l’ordine sociale e le convenzioni esistenti.

Giustificazioni morali e ideologiche: Capitalismo e Colonialismo si sono frequentemente appoggiati a giustificazioni morali e ideologiche per sostenere la monogamia. Queste includevano argomenti religiosi, nozioni di civilizzazione e progresso, e ideali sulla struttura sociale perfetta. Tali giustificazioni erano spesso impiegate per svalutare altri modelli familiari, specialmente quelli delle popolazioni colonizzate, rafforzando così la dominanza delle strutture monogame.

Ruoli di genere e patriarcato: La famiglia monogama spesso rafforza le strutture patriarcali, con ruoli maschili predominanti che detengono autorità e controllo. Questo modello patriarcale si allinea agli obiettivi di capitalismo e colonialismo, consolidando una gerarchia sociale che favorisce gli scopi di questi sistemi.

Dipendenza economica: Nel contesto capitalista, la famiglia monogama favorisce la creazione di dipendenze economiche interne, con i membri che si affidano gli uni agli altri per il sostegno finanziario e la sopravvivenza. Questa interdipendenza rafforza il modello economico capitalista, basato sul consumo e sull’importanza del lavoro, perpetuando così le dinamiche di dipendenza e i ruoli tradizionali all’interno dell’unità familiare.

L’esame delle interazioni tra famiglia, capitalismo e colonialismo rivela complesse dinamiche di potere, sofisticati meccanismi di controllo e pervasive strutture ideologiche. Questa analisi evidenzia l’impronta indelebile e pervasiva di questi sistemi nella conformazione della nostra società.

La riflessione si spinge oltre l’analisi storica, incitandoci a valutare il potenziale rivoluzionario di modelli relazionali alternativi, quali il poliamore, interconnessi con un’acuita consapevolezza ecologica. Tali modelli, mettendo in discussione e ridefinendo le convenzioni tradizionali, smantellano le strutture che hanno sostenuto la colonizzazione e l’oppressione capitalistica, indicando una via verso un futuro più inclusivo e libero dalle catene del passato.

Kim TallBear sottolinea l’urgenza di rivendicare le identità sessuali e di genere indigene, affrontando con coraggio le ombre del Colonialismo.

La sua analisi intersezionale illumina l’intreccio di razza, classe, genere e sessualità nel tessuto del Colonialismo e della sessualità dei colonizzatori, delineando l’ampio impatto di queste forze sulla vita dei popoli indigeni.

Ti incoraggio a seguire il lavoro di Kim TallBear su Unsettle onde approfondire la decostruzione delle forme di potere attuali.

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