Da un po’ di tempo osservo con attenzione l’evoluzione del linguaggio, dei vocaboli per definire e per definirsi ed oltre questo anche l’uso dei termini che si usano per offendere qualcuno. Partendo dai termini per definire, per esempio l’orientamento sessuale, mi colpisce sempre come intorno alla parola GAY ruotino sinonimi e una serie variegata di offese: frocio, finocchio, checca, culattone, ricchione e molti altri; a questi si aggiungono poi una serie di varianti nei vari dialetti, due su tutti che conosco da buon siciliano sono puppo e arrusu.

Come sempre al centro c’è lui “il maschio”, fondamentale in una cultura sessista e maschilista e oggetto di scherno se non adempie al ruolo di genere che la società gli impone. Cosa vuol dire “non esser uomo” nella nostra società? In una società retrogada significa avvicinarsi al genere femminile, spogliarsi di tutti i punti forza, diventare deboli, marginali, e fisicamente “passivi”. Figurarsi se il maschio poi è pure frocio, il peggio del peggio; una persona che offende due volte il genere a cui appartiene perché veste il proprio corpo dei punti deboli (così ritenuti) tipici del genere femminile e con il suo comportamento gay (allegro) destruttura, agli occhi della società, un modello di riferimento “vincente” (la tristezza di questa parola solo nello scriverla).

In tutto questo le donne dove sono? Le lesbiche? Non essendo io nè donna nè lesbica posso peccare di ignoranza e non conoscere quante varianti anche offensive possano esserci intorno al termine “lesbica” ma non credo di sbagliare nel pensare che non ci siano altrettanti termini come per i gay. E’ incredibile e al tempo stesso affascinante l’impegno che la nostra società impiega nel non considerare il genere femminile, tanto invisibile da non esser nemmeno interessante da offendere.

Ovviamente l’obiettivo non è esser oggetto di offese ma la mancata “definizione” anche in negativo denota la trasparenza di cui è vittima il genere femminile; il non esser messo in discussione nemmeno per un orientamento sessuale non è segno di rispetto o frutto di un ragionamento ma, nella nostra società, di totale non considerazione. Non vorrei esser frainteso ma la società è ossessionata dai froci, dai gay, dai loro modi “esagerati” e dal loro ostentare la loro natura. Ecco, vorrei che fosse ossessionata anche dalle lesbiche, dalle donne, che le vedesse, fosse anche per criticarle ma che ne riconoscesse l’esistenza.

Negli anni la comunità LGBT ha fatto suo il termine gay per gli uomini; un termine che già nel suo significato letterale identifica una persona gaia, felice, allegra alleggerendo ed edulcorando chissà quale altro aspetto, come se bisognasse rassicurare tutti ricordando che portiamo solo gioia e allegria: una sorta di Mary Poppins per il triste mondo eterosessuale.

E le donne attratte da altre donne? Spesso si sente dire “donna omosessuale”, “donna gay”, il termine lesbica risulta ancora ostico, quasi imbarazzante tanto che il termine gay fa da cappello spesso anche coppie di donne. La parola lesbica viene pronunciata con difficoltà, con una S sibilante che si insinua a fatica in una cultura misogina. Nel triste immaginario di una società eteronomrativa binaria il gay è un clown, una figura che fa tendenza e forndamentale nei vari salotti e la lesbica una donna cazzuta e scorbutica di cui si fa fatica ad accettare la presenza e la natura.

Facciamo un atto di umiltà e ammettiamo per primi i nostri limiti e condizionamenti anche all’interno della stessa comunità LGBTQIA: forse è ora di esercitarsi con un buon logopedista e iniziare a pronunciare la parola LESSSSSSSSSBICA e magari trovare delle varianti più o meno simpatiche ma che rivendichino l’esistenza delle donne, dei loro orientamenti e dei loro piaceri.

Preso atto già da tempo che il binarismo assoluto non esiste facciamo nostre le sfumature tra una definizione e l’altra. Se fate caso anche oggi fa notizia un personaggio maschile famoso che fa coming out più che una donna. Questo dovrebbe far riflettere sui pregiudizi di cui siamo tutti intrisi e i condizionamenti culturali che tendono, nel bene e nel male, a metter al centro dell’attenzione ancora una volta il “maschio”.

COMPITI PER IL WE:

Exercise n. 1

LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA LESBICA LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA, LESBICA

Exercise n. 2

Donne che fanno sesso con altre donne, donne che fanno sesso con altre donne, donne che fanno sesso con altre donne, donne che fanno sesso con altre donne, donne che fanno sesso con altre donne, donne che fanno sesso con altre donne.

Ps. Fatevi una cultura con questi 9 film leSSSSSSbici top: Tom boy, Carol (Cate Blanchett da urlo), Gia – Una donna oltre ogni limite (non male Angelina Jolie), La vita di Adele (cult!) The Watermelon Woman (1966!!), The Handmaiden (Corea del sud: elegantissimo), Set It Off – Farsi notare (1996: genere heist), Ragnarok (valkiria sempre sbronza, è la prima supereroina queer), Bound (classico del cinema leSSSSbico).

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