Vi ricordate Le Fabuleux destin d’Emèlie Poulain? Titolo che fu tradotto in Italia con Il favoloso mondo di Amèlie, un film francese con protagonista Audrey Tautou che racconta il mondo onirico di questa giovane ragazza che cerca di aggiustare gli aspetti negativi della vita degli altri.

Non si accorge però di trascurare la propria felicità fino a quando non incontra un tenero amore che la porterà a decidere di vivere finalmente la propria vita.

Un film come molti di voi ricorderanno sognante, intenso e che porta a riflettere sulla semplicità e allo stesso tempo sull’intensità dei sentimenti.

Tradurre in musica questi aspetti non era certamente compito facile per il compositore Yann Tiersen, il quale ne ha curato la colonna sonora. La potete ascoltare qui.

Nelle sue musiche è riuscito ad unire lo spirito francese con la poetica del film. La valse d’Amèlie, che apre l’album dopo un’introduzione, esprime sicuramente questi aspetti che sono divenuti la fotografia in musica del personaggio sognante che ricordiamo tutti.

Se volete fare un gioco ascoltate a seguire l’Autre valse d’Amèlie, un altro valzer che resta esattamente nello stesso mood ma che esprime più scorrevolezza e allegria, un altro momento, un altro sogno della stessa persona. 

Un album davvero piacevole all’ascolto che termina con la versione orchestrale de La valse d’Amèlie. Vi consiglio di ascoltarla con attenzione per stupirvi della capacità che ha la musica di esprimere, attraverso la stessa melodia con strumenti diversi, emozioni che intensificano un momento che poi ci resta dentro come una poesia senza parole.

Un brano musicale può evocare anche a distanza di anni un momento e un’emozione della nostra vita con la stessa intensità di quando l’abbiamo vissuta, questa è la forza che solo la musica ha la capacità di regalarci. 

Ma vorrei anche proporvi un altro ascolto dello stesso autore Yann Tiersen, facendo un salto temporale e stilistico ed arrivando ad oggi con l’ultimo album che ha pubblicato Tiersen ritornando allo sperimentalismo. Il titolo è 11 5 18 2 5 18, basato su incipit presi dal suo precedente album Kerber e che, come spesso accade, per caso stava elaborando in occasione della fiera della tecnologia musicale di Berlino.

Il risultato è davvero interessante perché si può intuire la continua ricerca di suoni, ambiente e spazialità. I brani hanno un carattere pop sperimentale che richiamano al minimalismo di Brian Eno ma anche alle sperimentazioni dei Tangerine Dream.

Infine tutto torna ad una sintesi, al linguaggio melodico che evidentemente questo compositore ha innato in sé e che traspare in ogni brano, anche il più ricercato. 

Vi segnalo l’ultimo brano dell’album, 13 1 18 25 in quanto l’unico cantato, con la partecipazione della moglie di Tiersen, Emilie, nome d’arte Quinquis. 

Questo album ci ricorda che anche dopo lunghi percorsi la nostra essenza torna sempre a farci compagnia e a ricordarci chi siamo. 

Buona musica.  

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