Il Teatro Patologico, capitanato da Dario D’Ambrosi, attore, regista e autore d’avanguardia, sfrutta creativamente il periodo di silenzio delle scene e si apre a una nuova esperienza di successo. Ne parliamo con il suo ideatore, forti anche dell’onda di benevolenza che ha accompagnato di recente la loro produzione de L’Odissea, un docufilm dedicato alla disabilità mentale, trasmesso felicemente su Rai3.

Quando nasce Radio Patologico e perché?
La prima puntata di Radio Patologico è andata in onda venerdì 29 gennaio ma l’idea e l’esigenza nasce da molto prima, diciamo dai primi mesi di lockdown della primavera 2020. Ero continuamente in contatto con le famiglie dei ragazzi disabili che frequentano i nostri corsi di teatro-terapia e mi rendevo conto di quanto fosse difficile per loro vivere questo isolamento. Era impossibile riprendere le attività, vederci dal vivo e quindi sentivo che c’era bisogno di utilizzare un nuovo (almeno per noi nuovo) mezzo di comunicazione. Da qui, dall’esigenza di far esprimere le emozioni ai miei ragazzi nasce Radio Patologico, “una nuova radio per nuove emozioni”, come piace dire a me.

Chi crea il palinsesto e con quali modalità?
Il palinsesto per ora prevede due appuntamenti settimanali, il martedì e il venerdì. Stiliamo un calendario mensile, anche in base alla disponibilità dei ragazzi e delle loro famiglie, e li chiamiamo a registrare presso la piccola sala di registrazione che abbiamo allestito all’interno del Teatro Patologico. Non diamo temi e non diamo limiti, i ragazzi devono sentirsi liberi di dire, comunicare, condividere ciò che vogliono. La libertà e l’urgenza, queste sono le due parole d’ordine.

Quale è stata la risposta dei ragazzi coinvolti e come hanno riposto al cambiamento di modalità rispetto al lavoro dal vivo?
Inizialmente erano un pò intimoriti da questo nuovo mezzo. Guardavano il microfono con un pò di diffidenza. alcuni di loro fanno teatro da più di dieci anni, sono anche ben allenati ad improvvisare ma sempre davanti a un pubblico, a un insegnante di teatro o ai propri compagni di corso. Questa volta si ritrovavano soli, in una sala di registrazione, con un microfono fermo lì a guardarli. Ma dopo l’iniziale imbarazzo hanno scoperto quanto fosse bello poter esternare i propri pensieri, le proprie fantasie, raccontare aneddoti della propria vita o leggere le favole che erano soliti ascoltare durante la loro infanzia. Quella piccola saletta è diventata una stanza dei sogni per loro, dove è possibile parlare di tutto senza la paura di essere giudicati. E per questo non vedono l’ora di tornare a registrare.

Un accenno di contenuti… Sono tantissimi e tutti degni di nota. C’è Fabio che è un esperto di storia e soprattutto di seconda guerra mondiale. Ha registrato una puntata strepitosa raccontando lo sgancio della bomba atomica con un dovizia di particolari e un’intensità di racconto che merita davvero di essere ascoltata. Molti hanno raccontato quanto il teatro, e le recitazione in particolare, li abbia aiutati anche nella vita e nelle relazioni di tutti i giorni.

Paolo ha raccontato le discriminazioni e le prese in giro subite al lavoro e di come il teatro, ed ora anche la radio, siano per lui un’arma di riscatto per rispondere concretamente agli idioti che hanno provato a ridicolizzarlo.

Marina ha raccontato in forma narrativa le sue esperienze di vita così cariche di emozioni, anche dolorose. Ed infine ci sono poi le mie puntate, quelle che dedico alle mie esperienze artistiche parlando delle mie collaborazioni con Mel Gibson e Nino Manfredi, oppure racconto e recito alcuni dei miei spettacoli più conosciuti. 

Che pubblico segue Radio Patologico e quale interazione eventuale c’è?
La risposta è stata inaspettata, un vero successo. Ci segue ovviamente tutto il pubblico che era solito venire ai nostri spettacoli ma la radio attraverso il web ci ha permesso di arrivare anche a chi non ci conosceva, facendoci registrare numeri importanti ad ogni puntata. Le puntate si possono scaricare, condividere e poi ovviamente commentare sui vari portali attraverso i quali trasmettiamo le nostre trasmissioni.

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