Veloce sull’acqua mi allontano dalle coste egiziane, una tristezza pervade il mio animo.

“Nego tutte le condizioni e sono
stanca anche di negare.
Se solo ci fosse un giorno,
un colore,
un significato”

Mormoro le strofe di Wafaa Lamrani mentre una nuvola passa incurante nel cielo.
Mi volto, osservo la terra che si assottiglia all’orizzonte.
Ma sento che l’Egitto non mi vuole lasciare, mi trattiene con una lunga invisibile corda che stringe il mio cuore. Il mio pensiero è per lui, un blogger egiziano.

Blogger, chi cura e gestisce il proprio blog. Dal dizionario Cambridge: “a regular record of someone’s ideas, opinions, or experiences that is put on the internet for other people to read“.

Guardo nuovamente il cielo, la nuvola è scomparsa, un leggero vento mi accarezza il viso.

“Sono passati mesi da quando ho scritto una lettera e più di un anno da quando ho scritto un articolo. Non ho niente da dire: niente speranze, niente sogni, niente paure, niente avvertimenti, niente intuizioni; niente, assolutamente niente… Cerco di ricordare cosa si provava quando il domani sembrava pieno di possibilità e le mie parole sembravano avere il potere di influenzare (anche se di poco) l’aspetto del domani.
Non riesco a ricordarlo. Ora il domani sarà esattamente come oggi e ieri e tutti i giorni precedenti e successivi, non influisco su niente…”

The Guardian, Gennaio 2016.

La primavera araba, vivevo al Cairo quando è successo. Milioni di persone sono scesi in piazza, non avevo mai visto tanti giovani insieme. Nell’aria un’euforia incredibile, la certezza di poter cambiare il mondo. Ma il mondo non è cambiato.
Da anni quel blogger si trova in prigione. Pochi giorni fa sua sorella è stata arrestata, e lei neanche aveva un blog.
E io devo raccontarlo, perché il Mediterraneo è anche questo, un luogo antico di lacrime e di dolori, un luogo dove si nasce e si muore, un luogo dove si può essere arrestate per essere andate a trovare il fratello in prigione.

“Comme des bateaux ivres,
tout fuit sur les trottoirs de la rue,

même les arbres,
lorsque la rage coule entre les hommes,
le métal froid l’a tué,
cercueils, cercueils,
mon cœur tremble,
noircit,
durcit,
je vis dans la mort,
la mort-plume,
enchaîné et nu comme le poème par un mot.”

Scrive la poetessa siriana Maram-al Masri nella lingua della sua seconda patria.

Il vento che corre sull’acqua mi porta i respiri affannosi di chi sta dall’altra parte.
Tocco con la punta dei piedi il mare, un brivido mi attraversa. Sento le grida che mute mi entrano nel cervello. Sento l’eco dei dolori e delle ingiustizie che quell’acqua ha portato con sé nel suo vagare.
Intanto uomini donne e bambini salgono su una barca per un avvenire incerto e si lasciano dietro il profumo di gelsomino e il dolce del dattero maturo.

“Canto e forse sto per nascere
Canto perché sto morendo
Canto come se non fossi nata
Canto ed è come se non stessimo morendo”

I versi libanesi di Suzanne Alaywan fluttuano nei miei pensieri mentre il sole indifferente continua a sorgere e tramontare sulla distesa azzurra.

“(…) Gli altri sempre
con le loro scarpe infangate sulla superficie della mia anima”

Resilienza, il dondolio della barca mi consola.
Siamo sempre calpestati da scarpe infangate, dice la poetessa.
Siamo calpestati ma solo sulla superficie. Il nostro intimo, il profondo del nostro mare nessuno ce lo può toccare.
Resilienza, in mezzo alle lacrime salate intravedo amori e risate.
In mezzo alle lacrime ho scoperto incredibili poetesse arabe. Donne coraggiose e intelligenti che sanno cantare il sentimento di un’umanità violata, che riescono a trasformare i sentimenti più terribili e profondi in lirica. La poesia con loro diventa un atto rivoluzionario, un mezzo per liberare l’anima.

Tre di loro mi hanno tenuto compagnia, Wafa Lamrani nata e cresciuta in Marocco, la libanese Suzanne Alaywan e  Maram al-Masri  dalla Siria, paese antico in cui oggi nessuno vorrebbe crescere.

A loro e a tutte le potesse coraggiose dedico questo frammento antico:

“Ora risplendi tra le donne di Lidia
come quando il sole scompare
e la luna dalle dita di rosa vince tutte le stelle.
La sua luce sfiora il mare salato
e i campi screziati di fiori.
Goccia la rugiada gentile,
germogliano rose e teneri cerfogli
e fiorisce il meliloto.”

Wafaa Lamrani Schema
Maram al-Masri Contraction
Suzanne Alaywan dalla raccolta L’amore siede al Caffé del passato
Saffo Frammenti (trad. S.Quasimodo)

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