“Se tu potessi magicamente cambiare corpo, a chi vorresti assomigliare”?
Tipica domanda che noi ragazze ci poniamo sempre, soprattutto nell’arco della nostra adolescenza. I modelli che ispirano di più sono ovviamente quelli che incarnano il prototipo di bellezza perfetto. Tutto va bene, fin quando, però, il desiderio di voler essere diverse non nasce a causa di un amore non corrisposto. “Lo devi fare per te stessa, non per qualcun altro!”. E ancora, “Lui non ti merita!”. Ma siamo sicuri che la voglia di cambiare non derivi sempre e comunque dall’altro? Nessuno desidera migliorare un lato di sé senza prima aver visto nell’altro qualcosa che lo attrae più di se stesso. E questo non per forza è sempre un male. Ogni nostra scelta di cambiamento è condizionata da un evento esterno, che sia esso dato da una persona o da un luogo.  

L’esempio massimo che viene sempre tirato fuori è quello della Sirenetta, famosissima fiaba di Andersen, figura spesso odiata e ripudiata da qualche teoria femminista un po’ ingenua. Questa, infatti, secondo una rapida interpretazione, incarnerebbe l’ideale peggiore di donna, colei che scambierebbe la sua bella voce per delle gambe, e perdipiù a causa di un uomo! Ripeto, non c’è nulla di sbagliato, anzi, tutto di guadagnato. La domanda che sorge è piuttosto questa: che cosa ha visto la bella sirena in quel principe, che l’ha spinta a voler cambiare la sua vita? Ha visto un’altra vita possibile

Se si leggesse con attenzione la vera fiaba, è possibile scorgere, nel dialogo tra la sirenetta e sua nonna (ebbene sì, esiste anche una nonna nella fiaba!), che ciò che la piccola veramente desidera è un’anima, cosa che solo gli esseri umani possono avere. La nonna cerca ogni giorno di dissuaderla da quei pensieri, provando a mostrarle le bellezze della sua vita di laggiù. Una vita che, anche se priva di anima, può, a differenza degli umani, durare trecento anni. Ma a lei non interessa la quantità di tempo che può vivere da sirena. Perché quel tempo sarebbe stato privo di senso. Una tortura, insomma. Chi di noi resisterebbe alla fatica di una vita senza un perché, in cui non siamo animati, non siamo mossi verso nulla? L’anima è ciò che ci spinge fuori da noi stessi, che ci fa dire che quello che abbiamo non ci basta, che siamo fatti per qualcosa di più grande.

La sirena ha apparentemente tutto dalla vita: è la più bella di tutte le sirene, ha la voce più soave di tutti gli animali del mare, è la principessa di un regno. Il mistero è che tutto questo non le basta, il suo sguardo è sempre puntato verso il sole, verso “il mondo sopra il suo mondo”. Le sue sorelle pure non capiscono il perché della sua inquietudine. Loro riescono a vivere tranquillamente, distraendosi con la quantità di ricchezza e di tempo di cui la loro vita è piena. Il cuore della piccola sirena però è particolare, più ansioso di verità, più bramoso d’infinito. Non può perciò trovare pace se non nell’incontro con un altro cuore, che possa finalmente animare il suo, dando un valore alla sua vita. 

Questo incontro accade il giorno del suo quindicesimo compleanno, quando finalmente le viene concesso di salire sopra la superficie del mare. Lo spettacolo che si presenta davanti a lei, del sole che tramonta nell’acqua e del cielo di un rosa dorato, la lascia senza parole. Difficile immaginare l’emozione che deve aver provato davanti al suo primo tramonto. È qualcosa che mi ha sempre affascinato, al punto da voler vivere anch’io la sua stessa esperienza con occhi vergini.

Nonostante tutto, non è la grandiosità del tramonto a liberarla dall’inquietudine. È l’incontro con un cuore umano, con un’anima. Quando la sirena vede per la prima volta il principe su una nave lì vicino, trova di colpo la pace. Perché? Perché quell’uomo, a lei così sconosciuto, è riuscito ad animare il suo cuore. Dopo quell’incontro, la sirenetta è mossa così tanto dall’amore per quel principe che farebbe a meno sia del corpo che della mente, se questo potesse bastare a ricevere anche un briciolo di quella umanità. Lei sa bene, infatti, che solo del cuore ha bisogno per raggiungerla. 

La storia, un po’ come la vita, non finisce come la piccola sirena ha inizialmente sperato. Altre strade vengono percorse per raggiungere il suo desiderio. La sirena non riesce a sposare il principe, anzi, muore per salvarlo. E questo gesto d’amore è talmente grande, proprio nella sua umanità, da donarle un’anima, un soffio d’infinito che trasforma quella morte in un’altra vita possibile

La sirenetta, in quelle sue scelte prive di senno, ci ricorda quanto è più prezioso un giorno con un’anima rispetto a trecento anni senza. Ci ricorda che tutti noi, come lei, abbiamo bisogno di quel soffio d’infinito nella nostra vita. Altrimenti il nostro vivere non è per qualcuno o per qualcosa di grande, ma diventa un semplice esistere per noi stessi. Certo, si può campare tranquillamente così, eppure una cosa è certa: quando un cuore si anima per qualcosa o qualcuno, è solo lì che nasce una rivoluzione. 

La Sirenetta (1837) in H. C. Andersen, Fiabe, prefazione di K. Ferlov, traduzione di A. Manghi e M. Rinaldi – Einaudi, Torino 1992.

(Illustrazione di Hermine de Clauzade)

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