Dal 22 al 25 Febbraio al Teatro Lo Spazio di Roma vede in scena La Rosa non ci ama, drammaturgia di Roberto Russo, con Cloris Brosca, Gianni De Feo che cura anche la regia. Incontriamo oggi l’autore e parliamo anche di madrigale attuale.

Come ha deciso di dedicarsi a questa vicenda storica e con che punto di vista l’ha riscritta? 
Mi ha molto colpito la discrepanza fra la figura di Carlo Gesualdo, musicista colto e raffinato che, con quelle stesse mani che tessevano madrigali e mottetti dalle geniali colorature, avesse infierito sui due cadaveri della moglie e dell’amante di Maria d’Avalos, Fabrizio Carafa. Quindi il primo impatto che mi ha condotto ad approfondire la storia è stato “visivo”.

La scrittura ha considerato il contesto sociale e storico nel quale si muovono i protagonisti e, quindi, la rilevanza decisiva del cosiddetto “mandante che non appare”: la gente di Napoli con la mentalità del tempo. Ma la soluzione che ho impostato nella vicenda è marcatamente di stampo “Cristiano”: Compassione e Perdono.

Una storia che potrebbe ricordare un femminicidio

Vi sono aspetti riconducibili all’attualità? 
Assolutamente sì e sono aspetti variegati. Il primo impatto è certamente quello di accostare la vicenda dei tre personaggi a quello del femminicidio. Una lettura, infatti (che però io non ho seguito) parla di omicidio passionale che si sostanzia nell’esercizio di un potere patriarcale nei confronti della donna. Io penso che, invece, l’attualità della vicenda è quella che parla dell’incapacità di ognuno di noi (in ogni epoca) di riuscire ad affrancarsi dalla mentalità del tempo. Gesualdo, Maria e Carafa, come tutti gli uomini e le donne di ogni tempo, non riescono ad andare oltre il sentire comune della propria epoca. Questo non consente loro di dire di no.

Il madrigale parte della storia

Ci racconti della presenza del madrigale in questa operazione… 
La presenza del madrigale è direttamente connessa al fatto che non mi sono limitato a parlare della vicenda di cronaca nera ma di sottolineare il ruolo di innovatore del Gesualdo musicista. Certo, a dirla come Stravinsky, Carlo Gesualdo è stato un genio senza padri e senza figli nel senso che costituisce un unicum ma è senza alcun dubbio vero che l’uso delle dissonanze, ed il nuovo cromatismo della musica, lo rende un Precursore. Nello spettacolo si ascoltano dei madrigali di Gesualdo inseriti da Gianni De Feo che è il regista, e si ascoltano anche due madrigali composti dal brillante musicista Alessandro Panatteri che ha musicato due componimenti di Torquato Tasso che, all’epoca, vennero scartati dallo stesso Gesualdo. 

Ha lavorato revisionando il testo con regia ed attori? 
Nel teatro è naturale la confluenza fra le creatività di attori, regista e autore. Quindi c’è stato un costante rapporto di proposta e revisione sia con Cloris Brosca che interpreta Maria d’Avalos sia con Gianni De Feo che è regista ed attore.

Ci lasci un consiglio per un giovane aspirante drammaturgo…
La Curiosità. Lo studio, l’approfondimento. Lo stimolo per tessere una trama e, alla fine un dialogo, sono molteplici e possono celarsi in qualsiasi nostra attività: una storia, un incontro, una notizia. Tutto può diventare storia.

                                                                               

Condividi: